Paris Saint-Germain- Borussia Dortmund, ossia il re Mbappé e l'operaio Fullkrug

Marco Gaetani

La prima semifinale di ritorno della Champions League mette davanti l'attaccante dei parigini e la sua nemesi. Uno bello, veloce, armonico, l'altro grosso, bruttino, inelegante

Si dice sempre, con non poca ragione, che la Champions League, almeno a determinati livelli, è roba da ricchi. Il Paris Saint-Germain sta lucidando l’argenteria per la grande notte, punta tutto sull’ultimo regalo parigino di Kylian Mbappé prima della fuga già scritta verso Madrid. Mbappé il ragazzo prodigio, il predestinato, un Mondiale vinto a vent’anni e un altro perso a 24 segnando una tripletta in finale, roba da impazzire, da perdere la testa. Mbappé per il quale si è iniziato a contare lo stipendio all’ora, al minuto, più che al mese. Ma questa semifinale di ritorno di Champions League si porta dietro anche un’anima diversa, e non è soltanto quella che, un po’ a sorpresa, ha richiamato in battaglia Nasser Al-Khelaifi, l’uomo che ha svuotato il Psg di ogni significato che non fosse quello del denaro: “Se potessi, contro il Dortmund toglierei tutti i seggiolini dello stadio”, ha detto in quello che è stato un appello ai suoi tifosi. È quella, decisamente operaia, di Niclas Füllkrug.

In Mbappé tutto sembra perfettamente al proprio posto, una star planetaria, un prodigio fisico e tecnico, un ragazzo che non pare ancora un uomo fatto e finito ma nonostante questo siede al tavolo di Macron, tale è il suo significato per la Francia intera. In Füllrkug tutto è raffazzonato, a partire dall’aspetto fisico: più che il centravanti di una squadra che sta giocandosi il passaggio in finale di Champions League, sembra uno uscito dal muro giallo. Barba sfatta, fisico imponente, un dente ballerino che se ne è andato da un po’. Segna e fa il gesto dei muscoli, si nasconde nelle pieghe del Dortmund che in questa sua ultima versione può contare sugli strappi di Adeyemi, le giocate del ritrovato Sancho, le battute finali della romantica carriera giallonera di Reus.

Füllkrug è un centravanti vecchio stampo, esemplare di una razza quasi estinta, ha 31 anni e fino a qualche stagione fa era uno specialista dello yo-yo, del su e giù tra le due serie principali: un bel po’ di Zweite a inizio carriera tra Greuther Fürth, Norimberga e Hannover, quindi l’esplosione, improvvisa, al debutto “vero” in Bundesliga (senza contare gli inizi al Werder) proprio con l’Hannover: 23 gol in due stagioni dopo un grave infortunio. Torna al Werder, pensa di essere finalmente arrivato, di avercela fatta, e gli salta il legamento crociato. Perde un anno, riassapora il piacere di andare in doppia cifra, ma il Werder retrocede. Eccolo, lo yo-yo. Ma Füllkrug continua a segnare, riporta Brema dove deve stare, fa un altro anno da califfo e saluta, direzione Dortmund. Con Terzic ha imparato anche un altro tipo di calcio: l’importanza del ricamo, delle sponde, del lavoro fatto per mettere i compagni in condizione di giocare al meglio. Non ha nulla di Mbappé: la velocità di testa e di gambe, la capacità di coprire porzioni enormi di campo, gli istinti del fuoriclasse. Füllkrug segna, assecondando quello che il suo bagaglio tecnico gli permette: ogni tanto si divora anche qualche gol (è capitato anche all’andata con il Psg) ma sa mettersi al servizio degli altri. È con queste caratteristiche che si è guadagnato anche la Nazionale tedesca, senza mai sembrare un pesce fuor d’acqua.

Stasera si guarderanno negli occhi al centro del campo, al momento del calcio d’inizio. Da una parte Mbappé, l’uomo abituato a parlare con Macron; dall’altra Füllkrug, che da anni è chiamato Lücke (buco) su ispirazione di Marko Arnautovic, suo compagno di squadra a inizio carriera. Forse si diranno qualcosa, forse no. Sembreranno due esseri umani piovuti in mezzo al Parco dei Principi da due pianeti diversi. L’unica certezza è che uno dei due si ritroverà a Wembley.