La polizia italiana a Claviere, confine con la Francia (Foto LaPresse)

Gli immigrati irregolari sono un'opinione

Lorenzo Borga

Non più 500 mila, ma 90 mila. E lo ha detto il ministro dell'Interno Salvini. Che cosa c'è dietro la svolta completa sul più importante numero della narrazione leghista 

Alcuni giorni fa una dichiarazione del ministro Matteo Salvini ha fatto sobbalzare sulla sedia diversi dirigenti della Lega: gli immigrati irregolari non sono più 500 mila, ma 90 mila. Questo è stato il messaggio lanciato dalle agenzie di una conferenza stampa al Viminale. Apparentemente una svolta completa del più importante numero della narrazione leghista.

  

Da più di un anno la realtà chiede conto a Salvini delle sue promesse. I proclami fatti in campagna elettorale erano sostanzialmente due: bloccare gli arrivi dalla Libia e rimpatriare 500 mila, o addirittura 600 mila, stranieri irregolari presenti in Italia. Se la prima è stata sostanzialmente mantenuta, anche se l’effetto della riduzione degli sbarchi di migranti sulle coste italiane è in gran parte merito dell’opera di Marco Minniti, la seconda invece stenta. E lo si comprende dai numeri. Il Foglio ha fatto richiesta di accesso agli atti al ministero dell’Interno, per ottenere i dati ufficiali sui rimpatri di stranieri illegalmente residenti sul nostro territorio. Le cifre infatti – incomprensibilmente – non sono pubbliche e anche i dati reperiti tramite richiesta Foia non sono completi (mancano i rimpatri assistiti) poiché aggregarli, secondo il ministero, richiederebbe di “elaborare una considerevole mole di dati”.

   


Da più di un anno la realtà chiede conto a Salvini delle sue promesse. I proclami fatti in campagna elettorale erano due: bloccare gli arrivi dalla Libia e rimpatriare 500 mila stranieri irregolari presenti in Italia


    

Nonostante ciò, i numeri sono chiari: nei 10 mesi pieni di attività del ministro Salvini, i rimpatri forzati di stranieri sono stati inferiori agli stessi mesi degli anni precedenti, con Minniti, del 9 per cento. Tutti i mesi hanno riscontrato una riduzione o un pareggio dei rimpatri, al di fuori di novembre 2018. Per di più il ministero dell’Interno non ha chiuso i dieci nuovi accordi con paesi di provenienza che il ministro aveva promesso a settembre dello scorso anno. Ed è a questo punto – probabilmente a causa delle difficoltà sui rimpatri – che Salvini ha voluto dare una svolta alla sua narrazione, raccontandoci che in fondo gli irregolari non sono così tanti, anche al di sotto delle sue aspettative, e che dunque non ci sono ragioni di preoccuparsi.

     

Così alcuni giorni fa il ministero dell’Interno ha sfornato il dato dei 90 mila immigrati irregolari, che Salvini ha presentato con una certa soddisfazione come “ultimo e inconfutabile”. Cifra che i media – anche per una certa confusione del discorso del ministro – hanno contrapposto ai 500 mila irregolari da espellere che hanno fatto parte per anni della narrazione leghista e che erano stati anche inseriti nel contratto di governo. Una svolta a 180 gradi su un numero che è entrato, ed è rimasto impresso, nella memoria degli elettori: una rarità, nel dibattito pubblico italiano basato così fortemente sulle emozioni e sulle polemiche giornaliere. Ancor più raro che quel numero fosse sostanzialmente vero, benché da prendere con le pinze in quanto stima su persone irregolarmente presenti sul nostro territorio, e dunque sconosciute all’amministrazione pubblica. La fonte in questo caso è la fondazione Ismu, che ogni anno stima la cifra di stranieri irregolari con una metodologia precisa: a gennaio 2018 sarebbero stati circa 530 mila, in aumento costante rispetto ai 404 mila del 2015. Per di più, l’autore del calcolo era il demografo Gian Carlo Blangiardo, neopresidente dell’Istat nominato in quota leghista.

    

Ma la cifra di Salvini è ragionevole? In realtà ci sono alcuni chiarimenti da fare. Prima di tutto probabilmente il ministro si riferisce ai nuovi irregolari presenti in Italia dal 2015 a oggi, che dunque si sommano al pregresso. I 90 mila vanno ad aggiungersi ai poco più di 400 mila irregolari presenti nel 2015 secondo Ismu, assumendo che tutti questi siano rimasti in Italia. Tuttavia è lo stesso Salvini ad affermare che è un dato “molto più basso fortunatamente rispetto a quanto anche io potessi presumere e a quanto qualcuno va narrando in questi giorni”, riferendosi alle dichiarazioni del Movimento 5 stelle dei giorni precedenti. Per di più, Salvini non smentisce i lanci di agenzia che trattano la nuova stima come una giravolta della narrazione leghista. Rimane quindi il dubbio se il ministro si riferisca al flusso degli ultimi quattro anni, oppure allo stock totale. Ma c’è di più: la metodologia dei tecnici del ministero dell’Interno appare decisamente lacunosa, anche se il dato si riferisse agli ultimi quattro anni.

      

Come sono arrivati i tecnici a quella cifra? Il calcolo sembra semplice: dal 2015 in Italia sono sbarcati 478 mila migranti, e sappiamo che i paesi europei hanno presentato da allora 300 mila istanze di riammissione in Italia di immigrati sbarcati sulle nostre coste ma poi fuggiti in altri paesi europei (il controllo avviene attraverso il database europeo di impronte digitali, Eurodac), di cui 32 mila accettate dal nostro paese, e infine i migranti nelle strutture di accoglienza sono 119 mila. Il conto di Salvini è dunque sottrarre ai 478 mila sbarchi i migranti che sono fuggiti in Europa e quelli in accoglienza. Risultato: 91 mila immigrati irregolari. A questo punto però sorgono spontanee alcune domande, seguendo le critiche mosse dallo studioso dell’Ispi Matteo Villa su Twitter. Perché non contare anche gli immigrati arrivati in Italia per vie legali e poi trattenutisi oltre il periodo permesso? Perché non tener conto anche degli immigrati irregolari arrivati via terra? Perché non sottrarre alla stima almeno i rimpatri, che dal 2015 sono stati circa 25 mila? E perché, ancora, non contare i richiedenti asilo che si sono visti rifiutare il permesso di soggiorno?

     

        

Inoltre, come i tecnici del ministero dovrebbero sapere, il dato delle 300 mila istanze di riammissione in Italia di immigrati a norma di regolamento di Dublino non rappresenta il numero di persone coinvolte bensì di procedure. Dunque è molto probabile che gli stessi stranieri siano stati contati più volte, negli anni. Altro punto critico della metodologia utilizzata è non aver tenuto conto dell’andamento degli irregolari negli ultimi mesi: come sottolineato da Luca Gambardella sul Foglio, le nuove stime indipendenti indicano un probabile aumento frutto della maggiore difficoltà per i richiedenti asilo di ottenere il permesso di soggiorno, dovuta al decreto sicurezza. L’effetto è già nei numeri: rispetto a ottobre dello scorso anno i nuovi irregolari per via dei mancati rinnovi e dei più frequenti dinieghi sarebbero circa 11 mila. A questo ritmo, tenendo conto del pregresso calcolato dalla fondazione Ismu, entro dicembre 2020 si potrebbe raggiungere la cifra monstre di 709 mila stranieri non regolari sul territorio italiano. 

         


 Dopo dieci mesi di benzina sul fuoco, sfruttando ogni evento di cronaca per sottolineare la pericolosità del fenomeno migratorio, Salvini potrebbe aver capito che non si può più permettere di alimentare la paura


     

Non sappiamo cosa rappresenti per Salvini la stima dei 90 mila irregolari. Se una strategia per coprirsi le spalle dai recenti attacchi dell’alleato di governo sui migranti irregolari, una semplice svista dovuta alla confusione della conferenza stampa, oppure una vera e propria svolta della narrazione. Dopo dieci mesi di benzina sul fuoco, sfruttando ogni evento di cronaca per sottolineare la pericolosità del fenomeno migratorio e firmando un decreto che aumenta di alcune decine di migliaia gli stranieri irregolari, Salvini potrebbe aver capito che non si può più permettere di alimentare la preoccupazione. Un ministro in carica deve essere in grado di garantire quella sicurezza per il quale è stato chiamato al ministero, ed eletto. E la cifra dei 90 mila irregolari, messa in contrapposizione alle stime citate fino al giorno prima dallo stesso ministro, potrebbero servire a iniziare una strategia di rassicurazione e ridimensionamento della minaccia. Una svolta che in tanti avevano previsto, ma che ci si aspettava dopo il pieno di voti delle elezioni europee, e che forse così appare fin troppo brusca e incomprensibile agli occhi degli elettori. Ma la nuova narrazione di Matteo Salvini, se così sarà, ha un altro problema ben più preoccupante. Fin dai numeri che ne rappresentano la base fattuale, è falsa.

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