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Riscoprire l'Italia. Il mondo del turismo prova a immaginare il suo futuro

Bianca Maria Sacchetti

L'epidemia ha colpito in maniera particolare il settore (anche e soprattutto la sua componente business). I dubbi sugli strumenti messi un campo dal governo e la necessità di inventare nuovi modelli

Check-in gestiti da robot, stanze d'albergo in realtà aumentata, materassi tech con funzione massaggio o sveglia, ologrammi per workout e pillole di sapere e, perché no, un tour cosmico in orbita intorno alla Terra. Se a inizio 2020 qualcuno ci avesse chiesto di descrivere il nostro viaggio del futuro, avremmo di certo dato sfogo alla fantasia e ipotizzato scenari simili. 

Invece no, dopo l'emergenza coronavirus, la vacanza del futuro è sempre più simile a quella del passato e, in un nostalgico revival, ci troviamo ad anelare il turismo di una volta, fatto di voli, autostrade, treni, ristoranti e visite guidate, un’informazione stradale rubata a un passante e una parola straniera pronunciata male. 

 

L’emergenza Covid ha colpito l’intera filiera turistica che, secondo i dati forniti dall’Enit, in Italia incide per il 13% del pil (pari a un valore economico di 230 miliardi di euro) e occupa circa 3,5 milioni di lavoratori, quasi il 15% dell’occupazione totale.

Secondo una ricerca a cura di Anpit - Associazione nazionale per l’Industria e il Terziario - realizzata su un campione di 400 aziende associate che si occupano di turismo, l’89,5% delle imprese ha delle riserve rispetto ai provvedimenti adottati dal governo riguardo gli ammortizzatori sociali, a causa della complessità delle procedure e dei tempi di erogazione. Quanto alle misure per l’accesso al credito e alla liquidità, l’84,5% teme le tempistiche troppo lunghe e per il 94% delle aziende turistiche la durata delle sospensioni degli adempimenti fiscali è troppo breve, così come ravvicinata l’eventuale rateizzazione del pagamento dovuto. In generale, poco più della metà delle aziende (58%) si dice fiduciosa rispetto alla ripresa della propria attività, mentre il 19% ritiene che il Covid-19 abbia compromesso definitivamente il loro domani imprenditoriale.

 

“I numeri parlano chiaro – commenta Federico Iadicicco, presidente di Anpit  - Siamo di fronte a un preoccupante grado di incertezza delle imprese del settore. Come Anpit, abbiamo studiato un pacchetto di proposte che puntano proprio al rilancio di uno dei pilastri dell’economia italiana: una moratoria fiscale, che preveda la cancellazione di tutti gli adempimenti fiscali del 2020 e del 2021; un bonus villeggiatura, che consenta la deducibilità in cinque anni  di tutte le spese sostenute per le vacanze godute in Italia dal 1 giugno al 31 dicembre 2020 per un ammontare complessivo pari a 5000 euro; emissione di buoni acquisto da parte dei ristoranti spendibili nel 2020 e nel primo semestre 2021; congelamento di tutti i pagamenti per le imprese fino al 31/12/2020; zero burocrazia, ovvero semplificazione delle procedure di accesso agli ammortizzatori sociali per dare immediato sostegno al reddito dei lavoratori rimasti a casa”.

 

E se il turismo è il nostro oro, quello legato alla clientela business – alimentato da fiere, congressi ed eventi – è certamente il segmento più ricco. Anche qui il Covid-19 ha colpito, forse addirittura più duramente. A oggi sono 160 gli eventi fieristici cancellati o posticipati e, stando ai calcoli di Federcongressi, 3.455 gli sono gli appuntamenti congressuali rinviati e annullati per un impatto economico pari a oltre 227 miliardi di euro. Se a questo si aggiungono i benefici che la meeting industry genera sul fatturato di tassisti, NCC, alberghi, ristoranti, il danno è veramente enorme. Solo per dare un'idea la spesa media di un partecipante a una fiera o a un congresso è di 652 dollari al giorno, il che fa del sistema fiere un acceleratore economico di primo livello. 

 

Calcolando che ogni euro di fatturato dalle fiere ha una ricaduta economica sul territorio dai 7 ai 12 euro, è facile immaginare il contraccolpo sull’indotto - dichiara Pietro Piccinetti, amministratore unico di Fiera Roma - Purtroppo, proprio il settore fieristico e turistico in genere saranno quelli a più lento rilascio e, coinvolgendo migliaia di piccole e medie aziende, sono a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro. Difficile immaginare una data di ripartenza reale delle attività, per la quale dobbiamo aspettare il giudizio degli scienziati. Intanto però stiamo lavorando a un protocollo di regole per riaprire in sicurezza da sottoporre alla task force governativa. Di certo abbiamo necessità di aiuti concreti, soldi veri per tutto il fatturato perso, non detrazioni fiscali”. 

 

La lunga reclusione ha certamente stravolto il mondo travel ma anche amplificato il desiderio di viaggiare, scoprire, conoscere, in primis il nostro paese, colpito dritto al cuore, e i suoi angoli più nascosti, e in tale direzione sarà importante non farsi cogliere impreparati e formulare da subito delle proposte innovative, che con slancio rivoluzionino l’offerta turistica e si adattino al momento storico senza precedenti che stiamo attraversando.  

 

Questi mesi, specie fra i giovani imprenditori, possono essere trampolino e occasione preziosa per osservare, nonché definire progetti e investimenti, grazie ad analisi scrupolose e studio dei mercati. 

La ripartenza dei servizi interesserebbe soprattutto le regioni del Mezzogiorno, più vocate al turismo estivo, però spinte propositive arrivano da ogni parte, consapevoli all’unisono della necessità di investire e valorizzare i nostri paesaggi, come i borghi o le montagne ad esempio, per loro natura ideali a favorire distanziamenti sociali, sport in solitaria e spazi liberi dall’aggregazione di persone. 

 

Non sarà soltanto l’era post Covid a inaugurare una diversa filosofia del viaggiare, perché già da anni si tende a scardinare paradigmi all’insegna di parole chiave come sostenibile, connesso e su misura; con prenotazioni voli, hotel e addirittura ristoranti via smartphone e una mobilità ecologica e condivisa. Non sono poche le startup made in Italy che hanno creato modelli di business unici, destinati a trasformare radicalmente il turismo, semplificandolo, localizzandolo e adattandolo alle esigenze contemporanee, che oggi resistono e remano in direzione ostinata e contraria rispetto al flusso distruttivo del coronavirus, e lo fanno immaginando soluzioni e scommettendo sull'Italia.

 

È il caso di Wonderful Italy, startup italiana nata nel 2017 per far crescere le località meno celebri grazie a un network di piccoli imprenditori e attraverso due principali vettori: l'utilizzo di abitazioni private alta qualità, conformi quindi a standard internazionali, e la creazione di un pacchetto esperienziale alla cui base vi saranno condivisione e vicinanza con la comunità locale, in contesti che, neppure in alta stagione, registreranno sovraffollamento e caos. Dal turismo di nicchia a quello virtuale: non manca infatti chi, ispirato da resilienza e amore per il bello, ha continuato a proporre tour artistici, questa volta, viste le attuali normative, rigorosamente online.

 

“All’inizio del lockdown uscivamo dalla bassa stagione e i primi giorni sono stati molto difficili - afferma Luca Pietrosanti, guida abilitata per Roma e provincia - fino a quando non ho pensato di utilizzare il web per mantenere un contatto diretto con i clienti attraverso la mia pagina Instagram, continuando a diffondere i tesori capitolini in versione virtuale, attraverso vere e proprie visite guidate. Sto notando una sorta di ‘democratizzazione’ dell’esperienza: si accorciano le distanze, stiamo facendo rete con varie realtà locali, musei, gallerie, laboratori, sperimentando nuovi modi di  raccontare il nostro ricchissimo patrimonio. Un bel fermento che mi fa essere ottimista, convinto che proprio la sete di bellezza a seguito di questa crisi sarà la leva per ripartire”. 

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