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Tutto l'universo obbedisce all'amore, tranne l'algoritmo. Viva Tinder!

Simonetta Sciandivasci

Dating, la app di incontri di Facebook fa rimpiangere le altre

Ci ritroveremo, non come le star ma come le zie del signora mia, apostole del bel tempo andato, a rimpiangere Tinder, la app di incontri definitiva – almeno così credevamo.

 

Accadrà prima del previsto, e cioè domani, stanotte, adesso, qui, nostalgico presente. E sì che non abbiamo ancora finito di schifarlo, Tinder, commiserando le amiche che lo usano, sia che lo facciano troppo bene (qualcuna ci si è sposata) sia che lo facciano malissimo (qualcuna ci si è spappolata il cuore per uno che le stava comodo, vicino casa, e poi le mandava poesie di Neruda, una cosa che, fuori dal virtuale - le abbiamo ricordato asciugandole le lacrime – l’avrebbe fatta fuggire in commissariato). E sì che noi non l’abbiamo neppure mai usato, mai mai mai tranne una volta per provare, o per gioco, o per tedio, registrandoci con nome finto e foto di gatto, perché noi figurarsi se ci stiamo a infilarci in un database a disposizione di sconosciuti che per trovare una partner con cui andare a letto prendono il telefono e sfogliano un menù di femmine geolocalizzate a pochi chilometri da loro. Per carità. Noi crediamo ancora nella realtà, e nei suoi casi, nel culo, al limite negli oroscopi, e vogliamo che chi ci sceglie si avvicini a noi assumendosene il rischio e la responsabilità, mettendoci la faccia e non la foto, la parola e non la bio, pompata e non verificabile. Eppure, a tutto questo romanticismo, Tinder è assai più fedele di quello che pensiamo e ce ne rendiamo conto soltanto adesso che lo confrontiamo con Dating, la app di incontri di Facebook. Dating funziona già negli Stati Uniti, in Cile, in Vietnam e buona parte dei paesi al di là dell’Atlantico. Per noialtri del vecchio continente ci sarà da aspettare qualche altro mese e poi sarà possibile usare “il servizio che aiuta a trovare l’anima gemella” (così ha scritto Il Fatto – brivido su “servizio”). E qui sta la prima fondamentale differenza: su Tinder si punta al sesso, su Dating all’amore.

 

Ferrea scissione cartesiana, imprevisti a parte, che tuttavia sono l’inconveniente che Facebook vuole evitarci: la seconda fondamentale differenza è che Tinder non ricorre all’algoritmo, mentre Dating sì. La prima vi propone gallerie di persone che, semplicemente, si trovano vicine al posto in cui siete e sulla cui faccia dovete anche avere la prontezza di esprimere gradimento in pochi minuti o non vi scorreranno più davanti, la seconda tiene conto dei vostri interessi, e di tutto quello di cui lasciate traccia su Facebook, compresi i Mipiace alle foto di vostri amici che, se molto numerosi, vengono recepiti come un amore segreto che siete troppo timidi per esplicitare e quindi potreste ritrovarvi, tra i consigliati, un ex compagno di scuola che non vorreste mai e poi mai rivedere e con il quale, tuttavia, avete sempre interagito perché adorate il suo cane – meglio: le foto del suo cane. Il profilo di Dating è separato da quello del social network, tant’è che richiede una compilazione a parte, tuttavia ne immagazzina le informazioni, dopodiché le unisce, mescola, combina e vi dice dove (da chi) dovete andare per seguire il vostro cuore. Comodo, no? E terribile. Tre miliardi di iscritti su Facebook hanno meno possibilità di variare, esporsi al caso, alla sorte, e liberarsi di vecchi errori, e gusti, e fissazioni, dei cinquanta milioni di iscritti su Tinder. Naturalmente, dipende da cosa credete sia l’amore, da cosa volete vi regali. Una compagnia rassicurante, sempre uguale, dalla quale scappare ogni tanto, raccattando sesso facile altrove (e cioè su Tinder), insomma qualcuno in cui specchiarvi e che assomigli alla versione migliore di voi, quella che limate sui social network. Oppure l’inatteso, l’ineguale, l’imperfetto, lo sconosciuto, qualcuno con cui litigare e, litigando, costruire e certe volte magari distruggere, per finire poi a ricostruire.

 

Della concorrenza tra le due App, ovviamente, si stanno già preoccupando tanto i rispettivi vertici quanto i giornali, più o meno divisi tra quelli che ritengono che Tinder abbia le ore contate e quelli che, invece, ricordano che, ossessionati dalla privacy e sfiduciati da Cambridge Analytica come siamo, difficilmente affideremo a una costola di Facebook il nostro destino sentimentale. A noialtre che chiediamo per le amiche, questo aspetto non interessa. Ci chiediamo semplicemente cosa stia diventando l’amore, e se i modi di cercarlo e trovarlo ne cambino la natura, e speriamo proprio che non sia così, e che rimanga sempre quel verso di Luca Carboni che fa: “L’amore che cos’è? Bravo chi lo sa capire. Ma l’amore cosa fa? So solo che mi fa morire”.