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Il parere dell'esperta

Così sui media italiani si diffonde lo scetticismo antiucraino

Maurizio Stefanini

"Buona parte dell'essere contro l'Ucraina oggi dipende dall'essere antiamericani e anti Nato a prescindere", ci dice Nona Mikhelidze, ricercatrice dell'Istituto di affari internazionali

Una componente importante di certe narrazioni filo Cremlino sui media italiani è “una mancanza di conoscenza di fondo sia della Russia, sia dell’Europa orientale nel suo complesso. Per questo un certo tipo di messaggi finisce poi per passare anche attraverso le testate che sono più diffuse e autorevoli, e che hanno magari anche l’immagine di essere schierate con l’Ucraina”, ha detto Nona Mikhelidze, ricercatrice dell’Istituto affari internazionali, per cui ha diretto il Programma Eurasia, moderando il convegno “Dezinformacija e misure attive: le narrazioni strategiche filo Cremlino in Italia sulla guerra in Ucraina” a Roma, a cura dell’Istituto Gino Germani di Scienze sociali e Studi strategici.

 

“Diventa dunque oggettivamente difficile tracciare l’esatta linea rossa oltre la quale cessa la buona fede e inizia la disinformazione – ha continuato Mikhelidze  –  In Italia c’è poi  il problema che i giornalisti non fanno i fact chekers, e c’è l’idea che anche fare disinformazione rientri nel diritto a esprimere le proprie opinioni, in nome del pluralismo. Alla Cnn, se qualcuno dice qualcosa di sbagliato, viene corretto: ‘Quello che lei sta dicendo non è vero, quindi è irrilevante come la pensa su una  cosa mai avvenuta in natura’. In Italia no. I giornalisti magari incalzano con nuove domande, ma non correggono l’affermazione inesatta”.

 

Un esempio di queste affermazioni che vengono ripetute a oltranza è quella sulle 14 mila vittime che sarebbero state fatte dagli ucraini nel preteso genocidio in Ucraina, quando quelle sono tutte le vittime del conflitto, compresi i soldati ucraini uccisi da russi e filorussi. “Sì, io me la ricordo Bianca Berlinguer la sera in cui Alessandro Orsini intervenne a dire che diecimila persone erano stati ammazzati dagli ucraini. Lei non lo ha corretto, ma questa non è una opinione. È un fatto. Invece Bianca Berlinguer, senza correggere Orsini, ha passato la parola all’inviato Rai a Mosca, che ha confermato quanto detto da Orsini. Di conseguenza il telespettatore rimane con l’impressione che gli ucraini abbiano ammazzato tutti questi 14 mila morti nel Donbas. Poi il corrispondente lo giustificano dicendo: è in un paese sotto dittatura, se riporta la verità lo cacciano. Ma quel corrispondente di una tv pubblica lo paghiamo tutti con le nostre tasse. Se deve solo riportare cosa pensa il Cremlino, si spende meno a leggere direttamente la Tass. Poi anche la corrispondente Rai in Cina sta in un paese autoritario, me le cose le dice, e non la cacciano”.

 

Ma è vero che la stampa italiana è la più filo Putin dell’occidente? “Il dato oggettivo è che se guardiamo i sondaggi sul sostegno all’Ucraina di Eurobarometer, l’Italia è all’ultimo posto. Credo che dipenda anche dai mass media, e dal dibattito pubblico che si è creato in questi mesi”. Si tratta soltanto di incultura, o ci sono di mezzo interessi precisi? “Io sono una ricercatrice – dice Mikhelidze – Se non ho fonti e prove, non posso fare certe affermazioni. Posso constatare che sicuramente ci sono stati rapporti storici tra l’Italia e quella che fu l’Unione sovietica, e posso dire che buona parte dell’essere antiucraini oggi dipende dall’essere antiamericani e anti Nato a prescindere. Senza bisogno di essere necessariamente pagati dal Cremlino. E posso constatare che sembra esserci una evidente orchestrazione nel modo in cui il dibattuto si evolve a partire da certe notizie. Per esempio, Putin fa le annessioni e dice: ‘Adesso questi territori sono nostri, per difenderli useremo qualsiasi mezzo e questo non è un bluff’. Ero in diretta e subito commentai: ‘Prepariamoci, da domani si inizierà a parlare di Terza guerra mondiale alle porte’. Ed è stato veramente così. Dopo la liberazione di Kherson la narrazione  prevedibile è stata: e adesso bisogna negoziare”. 

 

E dopo la decisione sui carri armati? “Era facile indovinare che la narrativa sarebbe stata di nuovo sulla Terza guerra mondiale, però stavolta  accompagnata da un certo mito di invincibilità della Russia. ‘La Russia comunque ha più armi, più uomini, è imbattibile’, dicono. In realtà, i fatti degli ultimi mesi ci dicono tutt’altro. Questa Russia imbattibile da otto mesi non riesce a prendere Bakhmut, per dire. Se gli ucraini hanno meno uomini e meno armi, per quale ragione questa Russia imbattibile non riesce ad avanzare? Ma l’obiettivo di questa narrazione è diffondere scetticismo verso la resistenza ucraina, e diffondere l’idea che la Russia alla fine è più forte, vincerà e dunque bisogna negoziare e basta. Quindi io so analizzare i fatti che avvengono e la logica della sequenza. E vedo queste coincidenze, chiamiamole così. Quando succedono cose importanti è sempre facile indovinare quale sarà la narrativa successiva. Sarà davvero una coincidenza?”.

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