Editoriali
La Chiesa di Kyiv rilancia lo scambio di prigionieri. Mosca che fa?
L’arcivescovo Shevchuk riprende l'appello del Papa. Non è dato sapere se l’invito sarà raccolto dal Cremlino, ma è arduo pensare che i settori più conservatori e nazionalisti del Patriarcato di Mosca saranno pronti a concedere qualcosa agli “eretici” vicini di casa
Nel suo messaggio in occasione della celebrazione della Pasqua secondo il calendario giuliano (domenica), il capo e padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk, ha rilanciato l’appello del Papa per uno scambio di prigionieri “totale” fra Russia e Ucraina, secondo la formula del “tutti per tutti”. Il Pontefice aveva lanciato l’iniziativa lo scorso 31 marzo, durante il messaggio pasquale che ha preceduto la benedizione Urbi et orbi. Da allora, poco si era mosso. Shevchuk ha riproposto la questione, già cuore della missione condotta dal cardinale Matteo Zuppi l’anno scorso.
L’arcivescovo maggiore di Kyiv ha detto che “le parole di Papa Francesco sullo scambio di tutti per tutti, espresse durante la giornata della Pasqua secondo il rito latino, hanno lasciato un segno profondo nei cuori dei cristiani sia in Ucraina che in Russia. Oggi, più che mai, non solo vogliamo ascoltare le parole e l’appello di Papa Francesco, ma vogliamo che le sue parole sullo scambio tutti per tutti diventino per noi un imperativo, un appello ad azioni concrete”. Shevchuk ha chiesto la liberazione delle donne militari, degli operatori sanitari e dei sacerdoti catturati (dieci sono attualmente prigionieri in Russia). Secondo le stime, i militari ucraini detenuti in Russia sono ottomila. L’occasione, come detto, è la Pasqua ma è indubbio che l’iniziativa abbia anche una valenza politica: se infatti la parte ucraina si rende disponibile a venire incontro all’aggressore, Mosca che fa? Finora – dall’inizio dell’invasione, nel febbraio del 2022 – il Patriarcato ortodosso moscovita, principale e più naturale interlocutore della Chiesa greco-cattolica, è stato fermo nel sostegno integrale al disegno di Vladimir Putin imperniato sul principio ideologico del “Mondo russo”, che punta all’annientamento dell’identità ucraina. Non è dato sapere se l’appello sarà raccolto dal Cremlino, ma è arduo pensare che i settori più conservatori e nazionalisti del Patriarcato di Mosca saranno pronti a concedere qualcosa agli “eretici” vicini di casa.