(foto LaPresse)

Quando il Papa parla

Matteo Matzuzzi

Più delle chiacchierate sull’aereo, di Francesco andrebbero salvate le belle catechesi del mercoledì

Purtroppo sui giornali finiscono le interminabili interviste ad alta quota che il Papa dà ai giornalisti che l’accompagnano nei viaggi internazionali. Dai figli-come-conigli al bravo-vescovo-Barros, fino al pugno post strage nella redazione di Charlie Hebdo. Un gran peccato, soprattutto perché meriterebbero più spazio – anche per la profondità del contenuto – le catechesi del mercoledì, quelle pronunciate davanti ai fedeli nell’Aula Paolo VI o in piazza San Pietro (ieri vuota, si suppone per panico da coronavirus). Si prenda quella del mercoledì delle Ceneri, giornata particolare perché inizio della Quaresima. Francesco ha parlato del deserto. “Immaginiamo di stare in un deserto. La prima sensazione sarebbe quella di trovarci avvolti da un grande silenzio: niente rumori, a parte il vento e il nostro respiro. Ecco, il deserto è il luogo del distacco dal frastuono che ci circonda”. “Proviamo di nuovo – ha proseguito il Papa – a pensare a un deserto. Il deserto è il luogo dell’essenziale. Guardiamo le nostre vite: quante cose inutili ci circondano! Inseguiamo mille cose che paiono necessarie e in realtà non lo sono. Quanto ci farebbe bene liberarci di tante realtà superflue, per riscoprire quel che conta, per ritrovare i volti di chi ci sta accanto!”. Perle di saggezza, compreso il passaggio sulla necessità di spegnere il televisore e di “staccarci dal cellulare”. Una sana purificazione da video, tweet boriosi e inutili e becere polemiche social che farà bene a tutti. Anche a qualche ecclesiastico fin troppo attento alle cose di quaggiù.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.