Congresso del Pd romano nel luglio 2017 (foto LaPresse)

Dove va il Pd locale

Marianna Rizzini

C’è chi nel partito chiede le dimissioni del segretario Casu e chi attende (direzione e primarie)

C’è il mondo fuori – dove il Pd non renziano e l’ex Pd renziano (ora Italia Viva) viaggiano separati, ma insieme al governo – e c’è il mondo dentro: mondo romano dove non necessariamente tutto fa da specchio al piano nazionale. E nel momento di passaggio si fa dunque strada, nel partito, la paura che qualcosa possa sfuggire di mano in direzione del post-Raggi, quando bisognerà farsi trovare preparati come opposizione, e combattivi su tutti i nodi di Roma, dalla crisi delle partecipate in su e in giù: come si ci attrezza alla futura corsa da sindaco, dall’opposizione, ci si domanda da più parti, considerato anche che il segretario pd Nicola Zingaretti è il presidente della Regione Lazio? Intanto, da giorni, nel Pd locale, c’è chi chiede al segretario Andrea Casu, renziano della prima ora, di prendere ufficialmente posizione. Ai vertici del partito romano, finora, la linea è stata quella dell’attendere la prossima direzione nazionale (convocata e sconvocata per il primo ottobre scorso), direzione in vista della quale Zingaretti aveva annunciato grandi novità, e intanto agire sulla città, scendendo in piazza da domani a domenica, con volantinaggi in tutti i municipi, nell’ambito della manifestazione di “ascolto cittadini” denominata “Per il bene dell’Italia”. Ma c’è chi, come il consigliere del I Municipio ed ex candidato segretario della federazione romana Livio Ricciardelli pensa che non si possa più aspettare oltre la risposta alla domanda “dove va il Pd locale?”. “Casu si dimetta, la situazione nel partito è tragicomica”, diceva ieri Ricciardelli. “Roma è in crisi, il Pd non può stare in silenzio”, diceva invece Daniele Torquati, ex minisindaco del XV Municipio dimessosi dalla segreteria locale. “Negli ultimi giorni”, è l’accusa di Ricciardelli, “la comunità del Pd a Roma ha visto nascere un nuovo governo con all’interno una delegazione del Pd, ha assistito all’ennesimo rimpasto della giunta comunale, ha subito le ennesime dimissioni in blocco del cda dell’Ama e una scissione dal partito… E’ dal mese di marzo che ho chiesto formalmente le dimissioni del segretario cittadino. Non soltanto perché (a un anno e mezzo dalle elezioni comunali) non abbiamo uno straccio di programma per la città… Ma anche perché non abbiamo nemmeno un candidato sindaco…”. Primarie, primarie, primarie: faremo le primarie, è la voce che sale dal Pd locale, dove si ricorda il dato del superamento del 30 per cento alle europee. Ma per capire come fare a tenere e migliorare la posizione, dicono i critici dell’attendismo, bisogna agire in fretta, pena il non poter “programmare il rilancio dell’intero fronte”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.