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Quell'oscuro oggetto chiamato metropolitana di Roma

Gianluca De Rosa

Martedì servizio interrotto, mercoledì pure e giovedì… sciopero. Manutenzione a zero e fondi ministeriali non spesi

Roma. “Atac è salva”, annunciava la sindaca Virginia Raggi una settimana fa, dopo l’ok dei creditori al piano di concordato preventivo che ristruttura il debito della municipalizzata dei trasporti capitolini. Fuori pericolo non sono invece i romani che ancora utilizzano il trasporto pubblico. Oggi si terrà lo sciopero di due sigle sindacali con i conseguenti disagi. Martedì, intanto, per chi frequenta la metro della Capitale è stata l’ennesima giornata campale. Chiusa per più di un’ora, non un tratto, ma tutta la linea B. Non basta? Causa incendio per due ore è stato impossibile accedere alla stazione Graniti della Metro C. E il gran finale: sulla linea A tre ore senza Barberini per controlli su ascensori e scale mobili, uniche vie d’accesso alle banchine. Insieme a Spagna, già nel periodo natalizio, quello degli acquisti, Barberini era stata protagonista dell’imbarazzante servizio a singhiozzo con variazioni, nel corso della giornata, completamente casuali: stazione aperta/stazione chiusa. Una roulette del trasporto pubblico offerto per quasi un mese a cittadini e turisti. La causa, sempre la stessa: guasto alle scale mobili. E quelle della metro romana sono ormai celebri nel mondo. Difficile dimenticare l’incidente del 23 ottobre quando i tifosi del Cksa Mosca, in città per vedere la partita di Champions League con la Roma, furono inghiottiti dalle scale impazzite. Da allora la metro è chiusa. Quando riaprirà è ancora un mistero. Alcuni giorni fa la Procura ha dissequestrato una parte della stazione. Sono rimaste sotto sequestro le due dove si verificò l’incidente. Le altre quattro (anche qui le scale mobili sono l’unico modo per arrivare ai treni) sono oggetto di controlli e verifiche da parte di Atac che si concluderanno e entro fine mese. Poi si vedrà. Il sito dell’Atac ogni giorno segnala almeno in dieci stazioni tra linea A e linea B guasti a scale mobili e ascensori.

 

Dietro tutto questo, ovviamente, c’è un perché. E, guarda caso, è lo stesso che fa perdere ogni giorno al servizio di superficie, gli autobus, più di 4 mila corse. Si chiama manutenzione. In questo caso manutenzione straordinaria. Per una cifra considerevole: 425 milioni di euro su cinque anni. Alla fine del 2017, infatti, ultimi scampoli del governo Gentiloni, l’allora ministro dei Trasporti Graziano Delrio firmò un decreto per assegnare a Roma Capitale 425,5 milioni di euro (su un totale di 431,7 richiesti dal Campidoglio) per la manutenzione straordinaria delle metro A e B: 134,40 milioni per 14 nuovi treni (2 per la A e 12 per la B); 4,6 milioni per un sistema di controllo del traffico treni centralizzato, comprensivo di impianto per informazioni al pubblico; 69,21 milioni per interventi di adeguamento delle linee relativi all’alimentazione elettrica; 98,86 milioni per lavori su banchine di galleria e vie cavi. E ancora 16,45 mln per l’impianto idrico antincendio e vasche di accumulo, e 66 milioni per il materiale rotabile. Infine, 36 milioni per il rinnovo dell’armamento della tratta Anagnina – Ottaviano.

 

A oggi però di quei soldi la Capitale non ha utilizzato un solo centesimo. Eppure, lo scorso ottobre, il dimissionario amministratore di Roma Metropolitane, la società che si occupa per il Campidoglio di progettazione (in particolare per metro C), denunciava: “Ve lo dico da ingegnere e non da amministratore: queste due linee (A e B ndr) hanno gravi arretratezze dovute a manutenzioni non fatte”.

 

E pensare che la manutenzione straordinaria finanziata dal ministero prevede anche i fondi per l’impianto antincendio non più a norma. Un’altra bomba lanciata a ottobre da Cialdini che disse: “Negli anni è stata modificata la normativa antincendio e alcune stazioni corrono il rischio di essere chiuse d’ufficio. Il ministero dei Trasporti ha concesso finanziamenti da 400 milioni per materiale rotabile e circa 200 milioni per manutenzione straordinaria. Non perdete quei soldi!”. La prospettiva della chiusura delle metro fu scongiurata dal viceministro ai Trasporti Edoardo Rixi che rispondendo a un’interrogazione parlamentare spiegò che sì, in effetti l’impianto non è a norma, ma questo non può giustificare una chiusura delle stazioni.

 

I fondi però si sono incagliati più volte. A ottobre dal Campidoglio hanno promesso la svolta, ma solo lo scorso dicembre la giunta ha approvato la bozza di convenzione che – dicono dall’assessorato – sarà firmata con il Mit tra pochi giorni. Poi arriverà la prima tranche: 40 milioni di euro (principalmente per i treni). Se ci si fida del Campidoglio, che assicura che i capitolati per i bandi di gara sono già pronti, i fondi saranno impegnati per il 2020. Finalmente inizieranno i lavori e arriveranno i nuovi convogli. E intanto? In attesa che le gare per la manutenzione straordinaria arrivino a dama, dopo un anno di disagi e problemi, la Giunta è corsa ai ripari e nel bilancio previsionale per il 2019-2021 ha stanziato 3,5 milioni per scale mobili e ascensori per quest’anno. In attesa dei lavori, speriamo bene.

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