Le scale mobili della stazione metro di Repubblica sono crollate lo scorso 23 ottobre (Foto LaPresse)

Dice Simioni che in metro non funzionano le scale mobili. Ma va?

Massimo Solani

L'ad di Atac ammette che gli impianti non funzionano, ma se si è svegliato troppo tardi 

Roma. La stazione Repubblica chiusa dal 23 ottobre, quando una delle scale mobili crollò ferendo gravemente alcuni tifosi russi, e che resterà tale almeno fino ai primi di maggio. Quelle di Spagna e Barberini aperte a singhiozzo e decine di scale mobili chiuse per manutenzione su tutta la rete. E poi ascensori non funzionanti e montascale fermi. La metropolitana romana in questo inverno ha scoperto di avere un problema in più che assieme ai ritardi, alle corse saltate e alla congestione rende l’accesso al servizio un gioco del lotto in cui migliaia di utenti ogni mattina sono costretti a tentare la sorte per spostarsi in città.

 

Problemi enormi alla manutenzione dei “sistemi di traslazione” per l’accesso alle stazioni della metropolitana che tuttavia Atac conosceva addirittura dal 2017, quando è partito il nuovo contratto con la ditta appaltatrice, e di fronte ai quali la dirigenza della municipalizzata non ha fatto però nulla per salvaguardare i cittadini e il servizio. Ad ammettere i disservizi nei giorni scorsi, è stato l’amministratore delegato Paolo Simioni in una lettera inviata all’assessore alla Mobilità Linda Meleo per comunicare lo stato dell’arte dei lavori alla fermata di Repubblica e in quelle di Barberini e Spagna.

 

“Atac gestisce un parco di 638 impianti, di 389 scale mobili, 273 ascensori e 39 servoscala – ha scritto Simioni – Nel corso del 2018 l’indice di efficienza complessiva degli impianti di traslazione è risultato pari al 93,5 per cento rispetto al 94 per cento nel 2017. Negli ultimi due mesi del 2018 le criticità emerse nell’attività dell’impresa incaricata della manutenzione hanno causato fermi significativi di alcuni impianti generando nei mesi di novembre e dicembre 2018 la diminuzione al 91 per cento dell’indice di efficienza complessiva degli impianti“. “Atac ha già contestato alla Società affidataria delle manutenzioni la responsabilità di tali specifici malfunzionamenti, nonché del mancato rispetto dei più generali vincoli contrattuali di disponibilità degli impianti”, ha proseguito Simioni annunciando che è in corso “la rituale procedura di verifica delle contestazioni in contraddittorio all’esito della quale Atac si è riservata di risolvere il contratto di appalto”.

 

Peccato soltanto che l’intervento di Atac sia a dir poco tardivo e che la verifica sul rispetto dell’appalto e l’eventuale risoluzione del contratto con la ditta manutentrice sarebbe potuto partire molto prima ed evitare, magari, che la situazione arrivasse al caos di fine 2018. Bastava far rispettare le norme previste nel capitolato speciale d’appalto per la manutenzione che il blogger specializzato “Mercurio Viaggiatore”, uno dei punti di riferimento del citizen journalism capitolino sul servizio di trasporto pubblico locale, ha ripescato in rete scoprendo clausole che avrebbero consentito all’Atac di intervenire molto prima. “La percentuale minima di indisponibilità tecnica di tutti gli impianti in esercizio – è infatti scritto a pagina 10 del capitolato - comunque non dovrà essere superiore al 3 per cento”.

 

Molto più bassa di quanto non sia accaduto in realtà visto che la stessa azienda dei trasporti, nella Carta Servizi 2017, ha specificato che in quell’anno la funzionalità è stata del 72 per cento per i montascale, dell’81 per cento per le scale mobili, e del 93 per cento per gli ascensori. “Significa – spiega il blogger – che nel corso del 2017 mediamente ogni giorno sono rimasti fermi perché guasti ben 12 montascale (rendendo inaccessibili le relative stazioni ai disabili), 15 ascensori e 74 scale mobili in esercizio pubblico”.

 

Eppure Atac aveva tutta la possibilità di intervenire, ed era sempre il capitolato d’appalto a prevedere (art. 33.1) la possibilità di “esecuzione d’ufficio in danno dell’appaltatore” che dà all’appaltante, ossia all’Atac, la possibilità di rivolgersi ad una ditta terza per ripristinare il servizio ai livelli chiesti dal capitolato addebitandone le spese alla ditta appaltatrice. Atac, quindi, già a fine 2017 poteva aprire un contenzioso per garantire un adeguato servizio di manutenzione a scale mobili, ascensori e servo scala nelle stazioni della metropolitana. Ha aspettato che la situazione precipitasse, che i disservizi si moltiplicassero e che l’incidente di Repubblica accendesse un faro sulla situazione obbligando l’azienda ad intervenire paralizzando il servizio in molte fermate.

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