Il caso

I miracolosi schiaffi di Riondino. Sarà il cinema a unire Pd e M5s

Gianluca De Rosa

La segretaria Pd e il capo grillino si ritrovano a vedere insieme la pellicola del regista che li accusa: "Il M5s ha abbandonato Taranto, il Pd mi ha deriso sull'Ilva". L'effetto è benefico: il centrosinistra vota unito sul Medio oriente

“Siamo testardamente unitari sui punti sui quali costruire una convergenza tra le opposizioni, anche perché non contiamo che il governo possa terminare la legislatura”. E con questa convinzione, di cui l’avverbio “testardamente” dice tutto, che, nonostante i colpi ricevuti da Giuseppe Conte, nonostante il sistema proporzionale che regola le elezioni europee, nonostante anche dentro la maggioranza comincino a darsele di santa ragione, Elly Schlein continua a cercare un punto d’incontro con il capo del M5s. Certo non è facile andare d’accordo su tutto. Dall’Ucraina alla Rai, non sono pochi i temi che dividono l’immaginifico campo largo. E però se non ci si unisce sugli argomenti, lo si può fare sempre sull’effimero, sulla fantasia, sul cinema insomma. E così ieri la segretaria del Pd e il capo grillino  si sono rivisti per vedere un film, “Palazzina Laf”, la pellicola sull’Ilva di Michele Riondino.  Alla proiezione nella biblioteca del Senato, organizzata dall’ex senatore e vicepresidente del Movimento Mario Turco, per il Pd c’erano anche il capogruppo a palazzo Madama Francesco Boccia e il responsabile economia del partito Antonio Misiani. Mentre con Conte ecco Stefano Patuanelli e  l’ex presidente della Camera Roberto Fico. L’altro ospite d’eccezione era un altro tarantino, il vincitore di Sanremo 2020 Antonio Diodato. Con certi nomi, non si poteva mancare. Comunque i due, Riondino e Diodato, hanno menato ceffoni. Mortificanti schiaffi ideali per unire la sinistra almeno sulle sue presunte omissioni sull’Ilva. “Non voglio che questa sia una giornata troppo politica e farò in modo che il mio intervento non lo sia. Se dovessi parlare di politica dovrei dire quanto, come cittadino, io sia deluso di essere stato sedotto e abbandonato dal M5s e quanto lo sia di essere stato deriso dal Pd”, diceva Riondino. In prima fila in platea, lei a sinistra e lui a destra, Schlein e Conte incassavano sconsolati. Ma quelli di Riondino sono stati ceffoni miracolosi. E infatti, nel pomeriggio, Pd e grillini si sono ritrovati uniti persino sulle mozioni alla Camera sul cessate il fuoco in Medio Oriente. “Noi abbiamo votato a favore della loro mozione  e loro hanno votato a favore della nostra”, ha spiegato raggiante Schlein. 


Ma, in questa rincorsa all’unità della sinistra, Schlein non ha dimenticato nessuno. Sempre ieri, dopo l’incontro cinematografico con Conte, la segretaria Pd è corsa a una seconda conferenza stampa, questa volta con quelli di Alleanza sinistra verde. Da Conte a Fratoianni e Bonelli. Dall’Ilva di Taranto al Ponte sullo Stretto. Cosa non si fa per le convergenze. Con i leader dell’alleanza cocomero Schlein si è schierata contro il progetto bollato come “sbagliato, anacronistico, dannoso e costoso. Pericoloso. Senza garanzie”. I tre hanno presentato un esposto in procura “per vederci chiaro”. E Conte? “Condivide la nostra battaglia”, ha assicurato Schlein. Mentre quell’altro, fuori uscito finalmente anche lui dal dibattito post film sull’Ilva, confermava: “Non c’ero perché ero qui, ma anche noi siamo contrari”. Ramoscelli d’ulivo,  dati e ricevuti.


Ma c’è una cosa sulla quale Pd e M5s non riescono ad andare d’accordo: la Rai. Sulla tv pubblica non c’è modo di evitare litigi. Come ha raccontato questo giornale, il capo dei 5 stelle è abilissimo a muoversi a viale Mazzini per promuovere i giornalisti “d’area”. E ieri infatti   Conte, più vicino a Salvini che a Schlein, difendava l’ad Rai Roberto Sergio sulle polemiche del comunicato letto da Mara Venier a “Domenica in”. “Gli attacchi personali  nei confronti dell’amministratore delegato  mi sembra trascendano il confronto di critica legittima”. Le sue parole sono state notate dal deputato Pd Andrea Orlando: “A me che Conte incontri Landini mi pare una cosa positiva, molto. Che difenda l’indifendibile Sergio no”. Secca la replica di via di Campo Marzio, da dove viene fatta filtrare una nota: “Il M5s ha da subito stigmatizzato il comunicato stampa dell’ad Rai Roberto Sergio. Se per alcuni esponenti del Pd condannare attacchi personali e minacce è sconveniente, questa inclinazione si commenta da sola”.