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in Parlamento

Due telefonate Schlein-Meloni e poi il sì al cessate il fuoco a Gaza

Simone Canettieri

La segreteria del Pd, alla fine di un pomeriggio di trattative sincopate, porta a casa un punto in Parlamento, al di là del merito importante della faccenda, imponendo una linea agli "alleati". E tutto questo va bene anche alla presidente del Consiglio

Le notizie sono due: il sì trasversale della Camera “sul cessate il fuoco” in Palestina e soprattutto l’iniziativa politica del Pd che si intesta il negoziato con la maggioranza. Tutto ruota intorno a una doppia telefonata fra Elly Schlein e Giorgia Meloni. La leader del Pd parla con la premier intorno alle 14 e poi poco prima che inizi la discussione a Montecitorio. Dieci minuti di colloquio e poi venti, sempre dandosi del tu. Le solite iene del Transatlantico ipotizzano: “Ma non è che con l’occasione Elly si è messa a parlare anche di Sanremo con Giorgia?”. Questo non si sa. Si sa, al contrario, che la segreteria del Pd, alla fine di un pomeriggio di trattative sincopate, porta a casa un punto in Parlamento, al di là del merito importante della faccenda, imponendo una linea al resto del cucuzzaro. E in un certo senso costringe anche Giuseppe Conte, che l’accusa di essere leader di un “partito bellicista”, a rimanere nel coro dello stop ai bombardamenti a Gaza e dintorni.

Sullo sfondo c’è sempre un rapporto fra le due donne della politica italiana che continuano ad annusarsi e, come in questo caso, a cercare una convergenza. Dal Nazareno, tutti felici, la chiamano “polarizzazione  dello scontro” che avrà la sua acme in un confronto tv prima delle europee, dove entrambe dovrebbero correre per tirare le rispettive liste. Insomma, la tardissima mattinata della trattativa va all’incirca così: Meloni si dice disponibile a votare il sì al cessate il fuoco, ma da politica esperta chiede del tempo all’interlocutrice per capire attraverso la sua maggioranza, e soprattutto il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, se ci sono intoppi. La seconda telefonata certifica il via libera all’operazione. Il resto sono tattiche e riunioni interne, soprattutto nel Pd dove occorre conciliare le posizioni di Lorenzo Guerini con quelle di Laura Boldrini.

Per entrare nei tecnicismi, alla fine la maggioranza si è astenuta, sul documento del Pd sul medio oriente. La mozione è stata approvata dall’Aula della Camera per parti separate.

Il primo impegno, per il quale si chiede l’intervento del governo, è per un “cessate il fuoco umanitario”. Viene approvato con l’astensione della maggioranza: 159 astenuti e 128 sì. Nessuno voto contrario. Il secondo e quinto impegno, quelli che puntavano a promuovere anche in sede europea una de-escalation e a sollecitare sanzioni contro Hamas, sono passate anche con i voti del centrodestra: 285 sì, nessun astenuto e nessun voto contro. Il terzo e il sesto impegno sono stati respinti. Il terzo chiedeva di promuovere “una missione internazionale di interposizione a Gaza sotto l'egida dell’Onu”, mentre con il sesto si promuovevano “sanzioni contro i coloni colpevoli di crimini contro la popolazione palestinese”. Il nono impegno è passato con 236 sì e nessun voto contrario, né astenuto. E si parla di promuovere “all’interno di una cornice europea” le “iniziative volte a garantire la sicurezza marittima nel Mar Rosso”. Passeranno anche le mozioni della maggioranza, di Azione e Italia viva. Sostanzialmente bocciate, invece, quelle  di M5S e Avs, ad eccezione di alcuni capoversi dei dispositivi.

E’ una giornata di enorme fermento politico, inversamente proporzionale, sembra, alla capacità di incidere che l’Italia può avere nel conflitto. Ma al Pd va benissimo così. Schlein cerca taccuini e microfoni con la foga della vincitrice e racconta di aver discusso con la premier nella situazione politica generale in medio oriente, chiedendole un intervento diplomatico. Sullo sfondo, a dare forza a questa giornata di quasi condivisione sul da farsi a Gaza, ci sono state le parole di Antonio Tajani, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia: “La reazione di Israele? Spropositata”. Schlein torna a casa ascoltando Ghali, che le piace assai; Meloni si infila nel bilaterale con il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, in occasione dell’anniversario della firma dei Patti lateranensi.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.