L'intervista

Pd contro la delega fiscale. "Ma è in linea con quella Draghi", dice Marattin

Gianluca De Rosa

"Non so esattamente quale testo abbia letto Schlein", dice il deputato di Italia viva commentando le critiche della sergretaria dem alla riforma. "Non smantella un bel niente e non diminuisce la progressività"

Per Elly Schlein la delega fiscale al governo che la maggioranza si appresta a votare in prima lettura alla Camera dei deputati è “iniqua”, in grado addirittura di “far venir meno i servizi e i beni pubblici essenziali per i cittadini, dalla sanità all’istruzione”. Insomma, il peggio del peggio. La segretaria dem ha elencato tutti i mali del provvedimento di cui ieri alla Camera si votavano gli emendamenti durante una conferenza stampa a Montecitorio. Con lei c’erano l’ex sindaco di Bologna e deputato dem Virginio Merola e i responsabili Lavoro ed Economia della sua segreteria, Maria Cecilia Guerra e Antonio Misiani, che hanno confermato l’opinione della segretaria: la delega è uno schifo. “Eppure, è un provvedimento del tutto in linea con il lavoro fatto anche dal Pd nella scorsa legislatura e con la riforma Draghi, come ammesso più volte anche dal vice ministro Leo”, dice al Foglio Luigi Marattin, deputato di Italia viva e presidente durante la scorsa legislatura della commissione Finanze di Montecitorio.

 

Ma come Schlein dice che “riduce le aliquote e la progressività del sistema fiscale, andando nella direzione opposta a quella auspicata dal Pd” e invece lei ci dice che è un testo  non così diverso da quello che i dem votarono con convinzione alla Camera e che fu affossato solo per la fine anticipata del governo Draghi? “Esattamente, non so quale testo abbia letto Schlein”, risponde Marattin. “In quello in discussione alla Camera, purtroppo, non c’è scritto da nessuna parte che verrà ridotto il numero delle aliquote Irpef. Ma, anche se fosse stato scritto così la progressività non è data dal numero delle aliquote: nel 1974 c’erano 32 aliquote eppure l’Irpef era meno progressiva di oggi, come affermano studiosi anche di area Pd”. La segretaria dice anche che “teme di aver capito l’obiettivo” di una riforma così “iniqua”: smantellare il sistema di welfare a partire dalla sanità. Meno soldi allo stato, meno servizi ai cittadini. “Anche qui – dice il deputato di Iv – Schlein deve avere un testo diverso. Ad esempio uno in cui viene appostata una copertura finanziaria in deficit o sul taglio della spesa pubblica. In quello che stiamo votando non c’è alcun impatto finanziario”. 

Schlein propone anche una riforma alternativa: l’aliquota progressiva continua, sul modello dell’imposta sul reddito tedesca.  “Non mi convince – dice Marattin – con la tassa continua è una funzione logaritmica a dirti quanto devi pagare. Io sogno invece un sistema in cui ogni cittadino possa capire da solo come funziona il sistema fiscale, senza bisogno di aiuti. È una questione di trasparenza”.


Misiani, responsabile economico dem, sostiene che la delega di Draghi partisse da una distinzione fondamentale tra redditi da lavoro e redditi da capitale, mentre questa fotografa l’esistente, garantendo “a ogni gruppo di interessi  la sua aliquota di riferimento scontata” e lasciando pagare l’Irpef solo a lavoratori dipendenti e pensionati”. “Anche nel testo Draghi – replica Marattin – l’Irpef sarebbe rimasta solo per i redditi da lavoro e pensioni, mentre su tutti i redditi da capitale sarebbero rimaste solo due aliquote (cosa questa sì che manca nella riforma Meloni). Ma Misiani dimentica che nella versione della delega Draghi approvata alla Camera un anno fa (col voto del Pd) questo ultimo aspetto era scomparso”. L’altra grande critica di Schlein è semplice: “Favorisce gli evasori”, prevedendo ad esempio future definizioni agevolate. Condoni insomma… “Veramente – risponde l’esponente del Terzo polo –  all’articolo 16 sono previsti strumenti che neanche Vincenzo Visco si sarebbe sognato di introdurre: la riduzione dei tempi per l’avvio delle azioni esecutive, l’automazione della procedura di pignoramento dei rapporti finanziari. Ovviamente la maggioranza aveva tutto l’interesse a tenere nascosti questi principi di delega. Ma che l’opposizione  invece non li sottolinei con forza per me è un mistero”.