(foto Ansa)

Una sparata al giorno

Da Roccella al saluto romano: senza una leader, ecco che il Pd lo guida il primo che passa

Salvatore Merlo

Mentre la segretaria non decide nemmeno su questioni come le armi all'Ucraina e il termovalorizzatore di Roma, ecco che scrittori, giornalisti, gruppi di contestatori e persino imprenditori d'area alla Carlo De Benedetti occupano lo spazio lasciato vuoto. Ma a modo loro

Prima è stata la grande campagna a favore dei ragazzi che all’università dormono in tenda. E’ durata dodici ore. Poi c’è stata la lotta contro l’autoritaria Roccella che non si faceva ben zittire al Salone del libro di Torino (e faceva pure la vittima). Questa battaglia civile è durata più o meno ventiquattro ore. Infine sabato è stata la volta del “saluto romano” durante la parata del 2 giugno, momento di denuncia antifascista. Grandi argomenti, insomma. Segnali di diffusa vivacità e raziocinio. Questioni serissime, poste dal centrosinistra, che ricordano per spessore quelle del centrodestra, quando stava all’opposizione, e si metteva a tu per tu con Peppa Pig perché era troppo gay. Ecco. Tutto, ci sembra, alla fine, si possa all’incirca ricondurre all’inconscio pregiudizio per il quale la politica, o la polemica politica, sarebbe una faccenda abbastanza semplice. Sicché, per farla, basta esprimere la prima cosa che ci passa per la testa, tipo: il 2 giugno ai Fori Imperiali un militare ha fatto il saluto romano sotto gli occhi di Mattarella mentre la Russa applaudiva felice. Superata la prima impressione che qualche pericolosa sostanza psicotropa sia stata dissolta nell’aria o nell’acqua, urge forse una seria riflessione su quanto accade a sinistra dove un’opposizione parlamentare senza troppe idee sempre più spesso si attacca all’ultima sparata del primo che passa.

 

Elly Schlein è d’altra parte una giovane donna ben intenzionata che nuota a rana tra i “ma”, i “se”, i “tuttavia” e i “sebbene”, senza mai dire con esattezza ciò che vuole. Sulle armi all’Ucraina, a Bruxelles, per dirne una, è riuscita a mettere il Pd su questa cristallina posizione: favorevole, contrario e pure astenuto. Così, mentre lei si muove nel vuoto come un astronauta dello Skylab, e non decide nemmeno su questioni tipo il termovalorizzatore di  Roma, ecco che gruppetti come i contestatori del Salone del libro, gli scrittori, i giornalisti, persino gli imprenditori d’area alla Carlo De Benedetti (“non vedo l’ora di sbarazzarmi della faccetta di Meloni”), occupano lo spazio lasciato libero. E guidano un po’ loro il Pd. A modo loro, ovviamente. “Esperti” di fascismi e antifascismi, non sembrano dubitare di nulla: vanno giù sparati dove Emilio Lussu metteva una marcia più bassa o dove Sandro Pertini sostava nella corsia di emergenza. Con effetti spesso grotteschi, se non disastrosi, compreso quello, a proposito del saluto romano, di aver fatto implicitamente passare Mattarella per imbelle o per complice del fascismo (ma come: il presidente faceva finta di non essersi accorto di nulla alla parata?).

Ecco. La conseguenza del vuoto, dell’assenza di leadership, è dunque questa rapsodia politica. Questo avanzare libero e variegato, per non dire episodico e casuale, che ricorda quando nei libri di avventure marinare leggevamo del tragico momento in cui il carico si scioglieva dalle funi e cominciava a spostarsi pazzamente per la stiva. Il capitano e i marinai, a quel punto, raccomandavano l’anima a Dio.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.