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Interpretare Elly

A Bruxelles, sulle armi, il Pd era impegnato in un notevole sforzo ermeneutico. Schlein ed Hegel

Salvatore Merlo

Il Partito democratico si divide in in tre gruppi: a favore, contro e astenuti sul finanziamento europeo degli armamenti per l’Ucraina. Insomma, si sono dunque divisi in schleiniani, schleinisti ed ellyschleinomani.

Nella votazione sul finanziamento delle armi all’Ucraina, ieri al Parlamento europeo, il Pd ha fatto tripletta. Almeno così parlano i soliti malevoli riformisti e, naturalmente destrorsi. Dieci voti a favore, quattro astenuti e un voto contrario. Armi si, armi no, armi forse. Ma attenzione sarebbe un grave errore, e un chiaro sintomo di rozza superficialità, pensare che nel Pd ci sia una spaccatura. Nessuna spaccatura. Al contrario, ieri, a Bruxelles, si è assistito a una densa, sapida, e profonda operazione ermeneutica, del “pensiero” e delle volontà della leader. Cosa vorrà ella, anzi Elly, da noi? I deputati del Pd, un po’ com’è capitato, per esempio, agli allievi di Hegel, incerti se il grande filosofo fosse di destra o di sinistra, si sono dunque divisi in schleiniani, schleinisti ed ellyschleinomani.  

D’altra parte la leader si era espressa con innegabile chiarezza. “Sono contraria all’uso di fondi nazionali per le armi”, aveva spiegato tempo fa. “Siamo favorevoli all’avanzamento verso una difesa comune europea”, ha  aggiunto mercoledì. “Non è per noi accettabile utilizzare i fondi europei del  Pnrr per produrre munizioni e armamenti”, ha poi concluso. Insomma Schlein ha detto di essere contraria all’uso di denaro pubblico italiano per aumentare le spese di difesa, che infatti secondo lei deve essere europea (ci vuole un esercito europeo!), ma ha pure aggiunto di essere contraria all’uso di soldi europei per la spesa militare. Il ragionamento non fa una piega, com’è chiaro a chiunque. E vanno dunque respinte tutte quelle sciocche ironie sul fatto che ella, anzi Elly, parli a trotterello di cane, come si dice, cioè andando e venendo senza costrutto, fermamente convinta che le parole siano dei suoni gratuiti. Niente affatto. Anzi. E’ il contrario. Tale era infatti la rigorosa tenuta logica di questa articolata e corposa riflessione di Schlein, che ieri, a Bruxelles, i deputati del Pd, chiamati ad esprimersi sul finanziamento europeo delle armi all’Ucraina, hanno voluto manifestarne la complessità con un gesto che ne evidenziasse al massimo la portata: dividendosi in tre gruppi. A favore delle armi, contro le armi e astenuti sulle armi. D’altra parte, come capitava al vecchio Hegel, appunto, ciascuno interpreta Schlein un po’ come la capisce. Si chiama ermeneutica, e si applica sempre a ogni pensiero complesso intorno al quale fioriscono vari e molteplici filoni. E nessuno parli di confusione, è l’esegesi.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.