(foto Ansa)

Il caso

Il Pd si divide sulle armi all'Ucraina, e non si capisce quale sia la linea di Schlein. Poi ci pensa Fitto

Simone Canettieri

A Strasburgo i dem votano in tre modi diversi: "è stata rispettata l'autonomia dei gruppi", fa sapere la segretaria del Pd. Che sull'utilizzo dei fondi del Pnrr per gli armamenti spera nel no del ministro di FdI

Le notizie a fine giornata sono almeno due. La prima: il Pd si è diviso sulla produzione di armi da inviare in Ucraina usando anche i fondi del Pnrr e quelli di Coesione. La seconda: c’è un bel po’ di confusione su quale sia la linea della segretaria Elly Schlein sull’argomento. Sfumature ed equivoci, silenzi e imbarazzi. Perché mentre a  Bruxelles il gruppo italiano implode in tre schegge  (10 voti favorevoli, 4 astenuti e uno contrario), a Roma la segretaria fa trapelare che sull’argomento “è stata rispettata l’autonomia dei gruppi” dunque lei non ha dato indicazioni. Fate come vi pare, vi vorrò comunque bene. Poi però spunta fuori dai corridoi del Senato quella volpe di Francesco Boccia, capogruppo del Pd e motore dell’ellysmo nel Palazzo. Pronto a far notare, malizioso, un dettaglio.

 

Boccia ricorda che i tra quattro astenuti – all’inizio erano sei, ma Alessandra Moretti e Patrizia Toia dicono di essersi sbagliate a pigiare il bottone magico – sulla proposta di legge Asap c’è anche Camilla Laureti, l’unica eurodeputata che alle primarie appoggiò Schlein, dunque una fedelissima. Sicché era quella, sotto sotto, la linea della leader: l’astensione? E allora Schlein è finita in minoranza e il grosso della delegazione è colpevole di insubordinazione? “Ma secondo voi, su un argomento così importante votiamo contro il parere del Nazareno? Siamo seri, suvvia”, dicono i dieci che invece hanno scelto il sì, forti di aver avvisato la leader e di non essere certo stati fermati.

Ma insomma qual è la linea? Brando Benifei, riconfermato a capo del gruppo Pd alla vigilia del voto, ma anche Pina Picierno, che è vicepresidente del Parlamento europeo, rivendicano la loro scelta. “In continuità con il nostro impegno a favore di Kyiv”, sottolinea Picierno che alle primarie corse in ticket con Bonaccini, perdendo la partita dei gazebo. Mentre la spaccatura crea imbarazzo e Schlein parla d’altro, cioè dell’alluvione in Emilia-Romagna, a Bruxelles viene tracciata una bella riga. Riassuntone della mattinata. Alla fine a larga maggioranza l’Europarlamento approva il regolamento Asap che, tra l’altro, consente un aumento della produzione di armamenti in supporto dell’Ucraina, attingendo, se i singoli paesi lo ritengono, anche dai fondi del Pnrr. Il provvedimento ha avuto 446 voti favorevoli, 67 contrari e 112 astensioni secondo i resoconti d’Aula. All’interno del gruppo dei Socialisti & Democratici, che più aveva discusso al suo interno specie nella delegazione Pd, per quel che riguarda gli eurodeputati italiani ci sono stati 8 sì, 4 astenuti (Bartolo, Laureti, Roberti e Variati) e un solo no, quello annunciato di Massimiliano Smeriglio, indipendente da casa dem. Non risulta nei resoconti del voto Giuliano Pisapia. In mattinata il Parlamento europeo aveva bocciato tutti gli emendamenti presentati da S&D, in particolare quelli proposti dal Pd per impedire l’utilizzo dei fondi del Pnnr e della coesione per la produzione di armi. Ma non c’è stato niente da fare.

 

E così la situazione si sposta in Senato dov’è atteso per il question time Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei e uomo di Giorgia Meloni a Bruxelles. E il Pd gioca di nuovo due parti in commedia. Alessandro Alfieri, che viene dalla minoranza ma è entrato in segreteria con la delega al Recovery dice: “E’ come sul Mes: noi chiediamo di ratificarlo, poi l’Italia non lo utilizzerà. Non è un caso che noi abbiamo votato contro l’uso dei fondi del Pnrr all’Europarlamento per le armi e FdI e FI invece hanno bocciato i nostri emendamenti. Chiediamo a Fitto di essere molto chiaro nel dire che i soldi del Pnrr vanno nei progetti originali e non in aiuti militari”. Il ministro meloniano sul punto è netto: “Ampio sostegno all’Ucraina, ma l’uso dei fondi del Pnrr per l’acquisto di armi da inviare a Kyiv non è in nessun modo all’ordine del giorno”. Boccia nota in questo gnommero kombat-dem che alla fine “è la destra che a Bruxelles ha votato contro i nostri emendamenti e che qui con Fitto, ultimo doroteo, dice il contrario”.

 

Il capogruppo annuncia un atto di indirizzo che sarà votato dall’Aula per vincolare il governo sulla decisione, visto che a luglio, in Europa, ci sarà la decisione finale sull’Asap. Intanto si potrebbe intravedere un perverso gioco di sponda, seppur aggrovigliato, fra Meloni e Schlein. D’altronde la maggioranza dell’elettorato di Fratelli d’Italia, dicono i sondaggi, è da sempre contraria all’invio di armi all’Ucraina, figurarsi se con i fondi destinati alla ripresa dopo la pandemia. Ma queste sono sfumature delle sfumature. Il problema rimane: qual è la linea del Pd?

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.