L'intervista

“La sinistra ha pensato alla conta interna, anche Gualtieri deve fare autocritica”. Parla Carocci

Gianluca De Rosa

Il presidente della Fondazione Piccolo America, che organizza le partecipatissime arene estive a Roma, commenta la disfatta del centrosinistra alle regionali e guarda alla nuova giunta di centrodestra: "Nessun timore sui finanziamenti, ci parleremo”

“Purtroppo nel Pd e nel resto del centrosinistra in tanti hanno dato per scontato la sconfitta e hanno pensato più alla conta interna per il dopo che a cercare di ribaltare il risultato, è molto triste”. Valerio Carocci, l’inventore delle partecipatissime arene del cinema a Trastevere e nella periferia di Roma, il golden boy della sinistra capitolina, è molto deluso. Di più, è arrabbiato. Non ha digerito la sonora sconfitta di Pd e alleati alle elezioni regionali di domenica e lunedì. Non è tanto il risultato a turbarlo quanto le modalità con cui è avvenuta la disfatta. “Il centrosinistra – dice – ha perso il voto di opinione, quello più importante, ed è rimasto solo con quello d’interesse, legato alle candidature dei singoli. Le persone hanno votato più per i rapporti personali che per le idee. Non c’è stato uno sforzo a rivendicare i successi dei dieci anni in Regione, tutta la macchina invece di muoversi intorno alla coalizione, si è mossa intorno alle singole candidature”.

Secondo il presidente della Fondazione Piccolo America, questa lettura sta dentro i dati elettorali. “Basta vedere i voti”, dice. “Nel 2013 il centrosinistra ne prendeva 1,33 milioni, ridotti a 1 milione nel 2018 e fino ai 581 mila di qualche giorno fa, il centrodestra nello stesso periodo è rimasto sempre stabile tra le 934 mila e le 964 mila preferenze, con percentuali relative ed esito variati in base all’affluenza. Significa che il centrosinistra è responsabile di buona parte della gigantesca astensione (63 per cento)”. In particolare, secondo Carocci, è responsabilità dei dirigenti locali e nazionali di Pd e centrosinistra.

“Da un lato – dice – c’è stata un’assenza di consapevolezza della politica rispetto ai territori, al terzo settore, agli avamposti culturali e agli spazi sociali che in questi anni hanno fornito più servizi al territorio delle amministrazioni locali. Dall’altro, è grave e destabilizzante arrivare alle elezioni regionali senza il segretario nazionale del Pd. Bisognava prima eleggere il segretario, e poi votare, in questo modo invece è mancata una linea chiara e anche dentro il Pd ognuno ha pensato a sé”. Carocci ne ha anche per il Campidoglio e per il sindaco Roberto Gualtieri. “L’amministrazione Gualtieri deve fare di più, serve che a palazzo Senatorio facciano un momento di grossa riflessione, anche il Campidoglio è responsabile di quanto accaduto in queste elezioni, non è solo una critica, ma anche un invito fiducioso a migliorare. Sul termovalorizzatore ad esempio, al di là del merito della scelta, bisognava coinvolgere di più la città, doveva essere una decisione partecipata”. Carocci ha anche altri suggerimenti. “Negli anni passati la Regione è stata molto presente sull’asse Smeriglio-Zingaretti sono state fatte cose importanti, penso alla Volontè, a Torno subito, all’officina Pasolini, c’è un grosso bagaglio positivo a cui il comune dovrebbe ispirarsi”.

Tra le altre cose l’amministrazione Zingaretti è stata tra i principali finanziatori de “Il Cinema in piazza”, l’evento che ormai da quasi dieci anni Carocci e la fondazione Piccolo America, che ha istituzionalizzato quell’esperienza, organizzano. Adesso che la giunta regionale, dopo dieci anni, è cambiata, ora che il centrodestra che sta facendo i conti con l’egemonia culturale della sinistra c’è il timore che questi soldi possano non arrivare più? Che sul cinema in piazza gravi l’”effetto Sanremo”? Insomma, Carocci sotto attacco come Amadeus? Ecco cosa risponde: “Sono bene quali sono i rischi di un evento di successo, tutti, a sinistra e a destra, ci si attaccano per aumentare il proprio consenso, la Raggi per questa ragione provò a toglierci l’autorizzazione. Ormai siamo una fondazione, un’istituzione che propone un evento culturale ad altre istituzioni, non abbiamo pregiudizi e non vorremmo subirli. Con il governo gialloverde, che di certo a me personalmente non piaceva, i fondi del ministero della Cultura a "Il cinema in piazza" sono persino aumentati.

Proponiamo un progetto per far fruire la cultura nei territori con fondi, in parte pubblici e in parte privati, non credo che possa essere interesse di una forza politica negare la fruizione gratuita della cultura ai cittadini. Non avrebbe senso nemmeno come propaganda. Ma anche accadesse non avremo paura, l'intervento sociale della nostra Fondazione non dipende da un singolo progetto. Di problemi ne abbiamo affrontati anche contro l’establishment culturale della sinistra, ci ha dovuto dare ragione l’Antitrust (si riferisce a uno scontro a colpi di carte bollate con l’Anica, l’associazione di categoria dell’industria cinematografica, presieduta da Francesco Rutelli ndr)". A Rocca piuttosto Carocci fa una proposta: "Gli lancio un appello affinché vincoli la dismissione delle case Ater al solo uso abitativo, con prelazione per la prima casa, bloccando l'acquisto non fermato dalla giunta Zingaretti nei confronti delle società per case vacanze".