Giuseppe Conte e Mario Draghi (Ansa)

A palazzo Madama

Contro Conte e Draghi: la doppia manovra dei senatori grillini che chiedono il "Mattarella bis"

Ruggiero Montenegro

I pentastellati a Palazzo Madana smentiscono l'avvocato del Popolo che voleva "una donna al Quirinale" e chiedono un posto al tavolo delle trattative: non si fidano del loro leader. Ma c'è un messaggio anche per l'attuale premier

Che l'aria nel Movimento 5 stelle fosse tutt'altro che serena non è certo una novità di queste ore, ma quando ieri sera l'assemblea dei senatori ha fatto trapelare che il bis di Sergio Mattarella sarebbe la prima opzione in vista del Quirinale, la tensione e la confusione tra le fila grilline si è fatta ancora più evidente. Perché, nella scelta di sostener un secondo mandato del presidente uscente, in una riedizione di quanto accaduto con Giorgio Napolitano, i deputati pentastellati celano un doppio messaggio, una doppia manovra, verso l'interno e verso l'esterno.

  

E il primo destinatario non può che essere Giuseppe Conte, la cui leadership fatica a imporsi con il nuovo corso che non decolla. Anzi, quasi arranca. E così, mentre l'Avvocato del popolo invocava solo pochi giorni fa “una donna al Quirinale”, e il ministro Patuanelli non perdeva occasione per dire ai giornali che non ci fosse nessuna preclusione per Mario Draghi, quelli, i senatori, ripetevano: Sergio Mattarella. Un coro a cui questa mattina si è aggiunto pure il vicepresidente del Movimento, Michele Gubitosa, che ha spiegato come quella del secondo mandato dell'attuale capo dello stato, per il M5s, sia sempre stata la prima scelta.

    

Ma non solo: l'assemblea di ieri sera è andata anche oltre arrivando, se non proprio a mettere in discussione il ruolo del presidente del M5s, quanto meno a mostrare tutta l'insofferenza e la scarsa fiducia interna al partito nei confronti di Conte, soprattutto per quanto riguarda la gestione di questa fase delicata. I grillini di Palazzo Madama hanno chiesto infatti che il leader venga affiancato nelle trattative dai capigruppo, in tutti i passaggi verso il Quirinale. Resta da capire quanto i senatori grillini credano davvero al bis di Mattarella e quanto ci sia di strategico nella mossa di ieri, considerato che il capo dello stato ha detto a più riprese, e già da mesi, di non essere disposto a un nuovo mandato. Anche se è forse la prima volta che una forza parlamentare, o almeno una parte di essa, si così espone chiaramente in questo senso. E rotti gli indugi, sarà più facile comprendere il quadro della situazione. 

 

Un contesto che inevitabilemente riguarda anche Mario Draghi. L'altro messaggio che arriva dall'assemblea di ieri è infatti rivolto proprio al premier, la cui disponibilità per il Colle, non è invece più un mistero dopo la conferenza stampa di fine anno, quasi un autocandidatura. Ma sulla strada che potrebbe allontanarlo da Palazzo Chigi, troverà appunto i senatori grillini con cui inevitabilmente toccherà ragionare. Nelle scorse settimane il Movimento 5 stelle aveva più volte declinato l'ipotesi Draghi come capo dello stato, nascondendosi dietro le esigenze del Pnrr, dell'emergenza sanitaria ancora in corso. Una posizione che secondo alcuni, malpensanti ma neanche troppo, si potrebbe tradurre con il semplice timore di tornare alle urne, considerato che i sondaggi sono quello che sono. Ma in quest'ottica, si tratta anche di una posizione che potrebbe essere ben presto superata di fronte alla garanzia di continuità governativa.

 

Intanto questa mattina il presidente della Camera Roberto Fico ha indicato ufficialmente la data: il 24 gennaio i grandi elettori sceglieranno il prossimo presidente della Repubblica. Il tempo delle attese sta per finire, arriva quello delle scelte e delle strategie. Che nel caso del M5s potrebbero avere anche un peso decisivo, visto che con 233 preferenze rappresenta anche la principale forza parlamentare.

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