Il retroscena

Grillo è infuriato con Conte per la "buca cinese" e ha bloccato il nuovo statuto

"Si sta allargando e io che gli ho dato le chiavi della mia creatura": il Garante schiuma rabbia e delusione

Simone Canettieri

L'ex comico "amareggiato" per il trappolone dell'ex premier che all'ultimo momento non lo ha accompagnato dall'ambasciatore. E intanto ha inviato tutte le carte del nuovo Movimento al nipote avvocato

La scena è questa: venerdì scorso, terrazza dell’Hotel Forum. C’è Beppe Grillo sceso da Marina di Bibbona  tutto azzimato. Deve andare a far visita  all’ambasciatore cinese in Italia Li Junhua. I due sono amici, e il Garante glielo dimostra da anni pubblicando sul suo blog articoli di propaganda  filocinese conditi da interventi che negano la persecuzione degli uiguri. Questa volta Grillo vuole portargli anche il suo erede: Giuseppe Conte, il futuro capo del M5s. Ma esce la notizia dell’incontro e l’ex premier è costretto a dar buca (in Cornovaglia è appena iniziato il G7). Beppe si infuria. Doveva rimanere tutto segreto e pensa che Conte gli abbia teso “un trappolone”.  Inutili le telefonate di chiarimento. “A questo gli  ho dato le chiavi del mio Movimento!”, si sfoga il comico. Che però chiama il nipote, Enrico Grillo, detto Chicco: “Mi guardi il nuovo statuto? Conte si sta allargando”. 

 

In questi due fatti – in apparenza distanti tra loro – si nasconde lo stato d’animo di Grillo nei confronti di Conte. Il vecchio capo grillino, sbollita l’arrabbiatura e la figuraccia con l’ambasciatore cinese, si dice ora “amareggiato” e “deluso” per la buca ricevuta da Conte. A cui in privato aveva anche spiegato: “Guarda che la Francia e la Germania intrattengono rapporti economici con il Dragone, perché bisogna andare dietro al mainstream?”. Conte consigliato da Rocco Casalino (Grillo in privato se l’è presa anche con l’ex portavoce, mandandogli fulmini e improperi) alla fine ha deciso di marcare visita.

 

Forse allertato anche da Luigi Di Maio, il più atlantista della compagnia nonostante la sbandata sulla Via della Seta. Il ministro anzi non si fa problemi a dire in giro, tra i marmi della Farnesina e le pareti damascate di Palazzo Chigi, che “le posizioni di Beppe sulla Cina sono personali e non incidono sulla linea del Movimento”.

 

Il ministro degli Esteri, che fu capo politico del M5s d’altronde già c’è passato da queste dinamiche. Costretto cioè a rincorrere le sparate del Garante sulla geopolitica o sull’economia. Ormai questo non fa più parte del lavoro di Di Maio. Adesso sta tutto nelle mani di Conte. E Grillo inizia a innervosirsi. O meglio, come racconta al Foglio una persona a lui molto molto vicina: “Beppe sta realizzando che di questo passo Conte gli soffia via tutto e tanti saluti”. 

 

La riprova è nello statuto del “nuovo Movimento”: i nuovi dieci comandamenti grillini che Conte ha scritto di suo pugno con al massimo la consulenza di un notaio e di un avvocato, a lui molto legati. Grillo, prima di dargli il via libera, ha chiesto che gli venisse mandato il testo. E lo ha spedito al nipote Enrico che già lo segue per la vicenda del figlio Ciro e che da sempre mette bocca nelle faccende legali del Movimento. Grillo teme che Conte voglia esautorarlo, annacquando i suoi poteri di Garante (come anticipato dal Foglio lo scorso 23 aprile).

 

E’ in piedi dunque in queste ore una vera e propria trattativa legale: perché l’ex comico ha capito che Conte vorrebbe diminuire al minimo il potere di controllo di tutti gli organi collegiali del nuovo partito. A partire, appunto, da  quelli di Grillo che non avrebbe più voce in capitolo sulla linea politica né sulle votazioni che andranno in scena sulla nuova piattaforma che ha sostituito Rousseau (in passato è accaduto che Grillo le abbia anche annullate, come nel caso dell’allora candidata sindaca di Genova Marika Cassimatis). Per questo al momento continua a essere ancora tutto fermo: dal simbolo allo statuto, passando per il codice etico e l’eventuale mutazione del nome. Sempre in queste ore Grillo ha detto al neo leader di fare molta attenzione: “Casaleggio ti avrebbe permesso di cambiare il vecchio statuto su Rousseau, andando su una nuova piattaforma violerai le vecchie regole e ti esporrai a ricorsi in tribunale”. E’ semplice: il vecchio statuto dice che per essere cambiato bisogna far decidere la base sulla piattaforma.

 

Conte non si fida di Casaleggio e quindi ha voluto giocare d’anticipo. Anche se il travaso degli iscritti ancora non è stato ultimato. Se, alle future votazioni, anche solo uno di questi non dovesse essere raggiunto e coinvolto dalle mail del nuovo Movimento, potrebbe fare ricorso (successe già quando Di Maio venne eletto capo politico nel 2017). Tutte queste insidie Grillo le ha spiegate a Conte, ma ricevendo però un parere contrario: un atteggiamento che sposta il fondatore su una posizione di marginalità a cui non vuole essere relegato.

 

Ecco perché sta temporeggiando e passando al microscopio il nuovo statuto, bloccando così l’attivismo del futuro e quasi capo politico. Che oltre a Di Maio rischia di avere un’altra presenza più che ingombrante sul suo cammino:  Grillo. Detentore del simbolo e fondatore della vecchia associazione M5s che ora l’ex premier vorrebbe usare per presentare le liste alle prossime amministrative. Perché, come si sa, nel vecchio logo compare la scritta “blog delle stelle” di proprietà di Davide Casaleggio. Beppe insomma è deluso: per la Cina, per le nuove regole (a partire dalla deroga al secondo mandato), per gli atteggiamenti. E le sue reazioni possono essere imprevedibili.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.