PASSEGGIATE ROMANE

Casting Chigi

Dopo Draghi: pronto il piano per una successione soft. Resta da capire che farà il Pd

Il casting per il successore di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio è stato, di fatto, completato. Gli aspiranti a Palazzo Chigi sono solo due. Daniele Franco, ovvero il ministro dell’Economia scelto dall’ex governatore della Bce, e Marta Cartabia, la ministra della Giustizia, fortemente voluta da Sergio Mattarella. Già, il piano per una successione soft, che non interrompa la legislatura, è pronto. Nei palazzi della politica raccontano che ci sia anche l’ok dello stesso Draghi e che Salvini abbia dato il suo assenso a proseguire con il governo di larghe intese per non andare al voto anticipato. Resta solo un interrogativo: che intende fare il Partito democratico? Vuole veramente proseguire sulla strada del Mattarella bis, per eleggere un presidente della Repubblica a tutti gli effetti solo dopo il voto? Chi ha parlato in questi giorni con Enrico Letta ritiene che il segretario dei dem sia ancora di questa idea. Ma tutti sono pronti a scommettere sul fatto che Matteo Renzi scompaginerà ancora una volta i suoi giochi.

 

E a proposito di Enrico Letta, l’altro giorno in una riunione riservata dei vertici del Partito democratico, il segretario ha cercato di fare il punto sui rapporti con i grillini. Il problema è che al Nazareno non hanno capito affatto se veramente alla fine Giuseppe Conte avrà la meglio su Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri, infatti, proprio sul Foglio, ha scartato dalla linea giustizialista dei pentastellati spiazzando l’ex premier che ha reagito sposando o quasi la linea di Marco Travaglio e del Fatto. Di conseguenza anche Letta si è mosso su quel versante, negando l’esistenza dei garantisti che ha preferito chiamare impunitisti. Ma le fibrillazioni grilline non lasciano intendere chi, tra Di Maio e Conte, alla fine avrà la meglio, perciò il Nazareno è in allarme. E non è bastato a tranquillizzare i vertici del Pd l’accordo stipulato a Napoli sul nome di Gaetano Manfredi. E’ vero che su quell’intesa Letta e Conte hanno lavorato di concerto, ma nel capoluogo partenopeo raccontano che alla fine la strada si sia aperta per volontà del governatore-sceriffo Vincenzo De Luca. E comunque quell’accordo non basta a dimostrare il fatto che Conte potrebbe avere veramente in mano il movimento.

 

La rivoluzione di Draghi si sta affacciando anche alle porte di viale Mazzini. I nuovi vertici della Rai non verranno scelti previa consultazione con i partiti. E avranno poco o nulla a che fare con le forze politiche. Il mondo della tv di stato è già in subbuglio per questa ragione. E dicono che Matteo Salvini non sia affatto contento. 

 

La Capitale continua a essere un problema per il Pd. Gli ultimi riservatissimi sondaggi arrivati ai dem confermano il fatto che Carlo Calenda toglie voti a quello che, dopo le primarie, sarà il candidato ufficiale del Partito democratico, cioè Roberto Gualtieri. E Virginia Raggi, nonostante tutto, tallona da vicino l’ex ministro dell’Economia. Per questa ragione i dem romani hanno chiesto aiuto a Nicola Zingaretti, ma pare che il presidente della regione Lazio non si voglia far coinvolgere troppo da queste elezioni capitoline…