Conte non trova le chiavi del M5s

Luciano Capone

L’Avvocato non riesce a risolvere la lite legale con Casaleggio e, per prendere il controllo del M5s, tenta la via del ricorso al Garante per Privacy. Ma può l'Authority contraddire il tribunale di Cagliari su una problema civilistico? 

Sono ormai passati tre mesi da quando Beppe Grillo gli ha consegnato il M5s, ma Giuseppe Conte non trova ancora le chiavi. “Abbiamo predisposto tutto per partire, siamo pronti” dice da parecchie settimane, ma l’ex premier non riesce ad aprire la scatoletta in cui è rinchiuso il partito. Conte è sempre impelagato nella contesa giuridico-burocratica in cui il M5s si è trovato da un lato per la furbizia di Davide Casaleggio, che fece firmare a Luigi Di Maio uno statuto che assoggettava il movimento alla sua Associazione Rousseau, dall’altro per l’incompetenza di Vito Crimi e della classe dirigente grillina che hanno lasciato, caso unico al mondo, il primo partito del paese, senza un rappresentante legale.

 

Il 17 febbraio il M5s ha votato, sempre su Rousseau, un nuovo statuto che ha sostituito la figura del Capo politico (Vito Crimi) con un organo collegiale (Comitato direttivo). Il problema è che hanno dimenticato di inserire una norma transitoria che indicasse Crimi come vertice provvisorio e in prorogatio fino all’elezione del nuovo organo. E così, senza questa norma, Crimi non è più rappresentante legale del M5s e il Comitato direttivo non lo è ancora, anche perché Grillo ha rinviato la sua elezione visto che, di punto in bianco, si dovesse tornare a una carica monocratica da affidare a Conte. E così da tre mesi la sede è vacante. Di questa situazione se ne avvantaggia Davide Casaleggio che sostiene di non poter consegnare l’elenco degli iscritti visto che non c’è un rappresentante legale e chiede al M5s di saldare i debiti. La tesi di Casaleggio trova sostegno in un provvedimento del tribunale di Cagliari che, in una causa di una militante contro il M5s, ha rilevato la mancanza di un rappresentante legale e nominato un curatore speciale.

 

 

Ma questo pastrocchio non sembrava un problema insormontabile. Chi meglio di un professore di diritto privato e avvocato civilista poteva risolvere questo enigma? Conte sembrava anche avere la soluzione in tasca: “Chiederemo l’intervento del Garante della privacy e ricorreremo a tutti gli strumenti per contrastare eventuali abusi – diceva a inizio maggio a Repubblica –. Non si può fermare il Movimento, la prima forza politica del Parlamento”. Casaleggio sembrava avere le ore contate. E invece sono passate diverse settimane e nulla è accaduto. I legali del M5s, nel cui team è stato inserito un avvocato vicino a Giuseppe Conte come Francesco Cardarelli, hanno avuto anche delle interlocuzioni con gli uffici del Garante per la privacy ma non hanno trovato immediatamente la strada da percorrere. Prima ci hanno provato con un’istanza di accesso agli atti di Vito Crimi, che avrebbe dovuto sancire indirettamente il riconoscimento del suo ruolo di rappresentante legale.

 

 

Ora il M5s ci riprova con un ricorso. Crimi, che si autodichiara rappresentante legale, chiede non solo al Garante di esprimersi sui rapporti tra Rousseau e M5s ma anche indicando la procedura: con modalità urgente e quindi monocratica, anziché collegiale. Il tentativo di strattonare il Garante, più che l’arma definitiva sembra una mossa un po’ disperata. Da un lato perché non si comprende bene quali norme dovrebbero essere attuate, in quanto i ricorsi generalmente vengono presentati dai soggetti interessati nei confronti dei titolari dei dati (qui a ricorrere è il titolare contro il suo fornitore). Dall’altro perché in questo caso si chiede al Garante di riconoscere il “rappresentante legale” di un’associazione, che è un tema civilistico che non compete all’authority. Per giunta, in questo caso, il parere potrebbe entrare in conflitto con i provvedimenti di un tribunale: può un atto del Garante per la Privacy smentire il tribunale di Cagliari? Anche per questo motivo, a quanto risulta al Foglio, all’Authority sembrano intenzionati a non entrare a gamba tesa nel conflitto M5s-Rousseau. L’avvocato Conte dovrà trovare un’altra strada.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali