Hanno avuto due anni per attuare una (improbabile) revoca delle concessioni. Oggi che Aspi è l'unica soluzione, i grillini urlano e si stracciano le vesti. E Conte, nel frattempo, che fa?
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Urlano, strepitano, piagnucolano sui social mostrando i muscoli, o perfino citando Dante. Ora che il nuovo Ponte di Genova è pronto, gli alti papaveri del M5s si stracciano le vesti. Ecco Vito Crimi, reggente per caso, che nel suo ruolo fa finta di crederci davvero: "Il Ponte di Genova non deve essere riconsegnato nelle mani dei Benetton. Non possiamo permetterlo. Questi irresponsabili devono ancora rendere conto di quanto è successo e non dovrebbero più gestire le autostrade italiane. Su questo il M5s non arretra di un millimetro". Sarà che non arretra di un millimetro, ma neppure avanza: e infatti la baruffa sulla revoca della concessione ad Aspi sta sempre lì, ferma sulla scrivania di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Ma oltre a Crimi c'è anche Stefano Buffagni, che dà sfoggio di cultura e copiaincolla la Divina Commedia da Wikiquote: "Via i Benetton. Non in mio nome. I cittadini ci hanno eletto per cambiare e decidere e non per avere “l’anime triste di coloro che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo”". E anche qui, non si capisce bene se il viceministro dello Sviluppo stia dando dell'ignavo a Conte, o del babbeo a se stesso, che della questione di Aspi ha sempre dato mostra di occuparsi in prima persona.
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