(foto LaPresse)

L'altra lezione sul modello Genova

Redazione

Ricostruzione record, collaudo bloccato. L’ideologia che fa male all’Italia

Il ponte Morandi, crollato alla vigilia di Ferragosto dell’anno scorso, è stato sostituito, in tempi davvero eccezionali, con un nuovo ponte praticamente completato. Nel giorno stesso del crollo, insieme a una questione ingegneristica e operativa assai complessa che è stata affrontata egregiamente, se ne è aperta una giuridico-politica sulle responsabilità della società Autostrade cui spettava il compito di vigilare sulla sicurezza. Si è aperta cioè una disputa tra chi, in primo luogo i 5 stelle, richiedeva la revoca delle concessioni alla società e chi invece, temendo che questo passo finisse col costare moltissimo e richiedesse un risarcimento colossale dovuto alla società responsabile del Morandi, puntava a quantificare il danno da rimborsare e a imporre norme più severe sui controlli di sicurezza da affidare non al concessionario ma a società terze. Indipendentemente da come si giudichino le due alternative, il fatto è che non si è arrivati ancora ad alcuna decisione.

 

Il risultato paradossale è che gli stessi esponenti del governo che si sono presentati in pompa magna a celebrare la fine della costruzione del nuovo ponte, ora rendono impossibile il collaudo finale, che compete alla società che ha la gestione del tratto stradale che lo comprende, e che non si sa ancora quale sia, appunto perché il governo non ha preso una decisione definitiva. Il sindaco di Genova Marco Bucci, che ha esercitato le funzioni di commissario straordinario, ora è infuriato e ha ragione. Non si tratta della contrapposizione tra gli operativi che lavorano e i politici che non fanno nulla: il nuovo ponte ha potuto essere costruito in tempi rapidi anche grazie a scelte politiche rilevanti, come la deroga da tutti i vincoli autorizzativi e al codice degli appalti, che sono state adottate con un procedimento legislativo rapido anch’esso. Livelli di governo di orientamento politico diverso hanno collaborato in modo costruttivo e la sinergia tra stato, regione e comune di Genova è stata efficace. Però quando entra in campo il pregiudizio ideologico tutta questa lodevole capacità di concentrarsi sul risultato concreto non regge più, si erigono ostacoli che diventano un intralcio insormontabile. Una amara lezione da tenere presente.