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Aspi sulla brace elettorale

Redazione

Showdown con Autostrade a un passo. I rischi delle mosse demagogiche

E’ evidente che il caso Autostrade si avvia allo showdown. La sensazione è che tutta la maggioranza di governo, anche la componente dem, si sia ormai convertita alla linea Di Maio, vuoi per convinzione rispetto alle inadempienze di Aspi, vuoi per il fallimento delle trattative con la controparte per trovare una soluzione, vuoi perché in vista delle elezioni regionali si ritiene che una revoca della concessione possa essere una mossa politicamente vincente. D’altronde il decreto Milleproroghe, con cui unilateralmente il governo ha modificato le regole per la revoca della concessione, riducendo nettamente l’indennizzo dovuto dai 23 miliardi previsti dalle condizioni della convenzione a circa 7 miliardi, era una chiara indicazione. Dall’altro lato, anche la proprietà ha iniziato a studiare le proprie contromosse: proprio ieri Atlantia ha nominato come nuovo amministratore delegato (al posto dello storico ad Castellucci) Carlo Bertazzo, il direttore generale di Edizione, la holding dei Benetton, un fedelissimo della famiglia. I Benetton, principali azionisti di Atlantia, sembrano essersi arroccati sulle proprie posizioni, nella convinzione che la modifica normativa del governo sia illegittima e quindi di poter vincere in quella che sarà la vera battaglia legale del secolo (altro che Ilva).

 

E non a caso in campo sono scesi anche gli investitori internazionali del gruppo Atlantia, che hanno inviato una lettera alla Commissione europea – in particolare ai commissari Margrethe Vestager, Valdis Dombrovskis, Thierry Breton – per esprimere “forte preoccupazione” per gli effetti del dl Milleproroghe che in maniera illegittima modifica le regole del gioco. Contemporaneamente, dopo Fitch e Moody’s, anche S&P ha tagliato il rating di Atlantia con outlook negativo portandolo a livello spazzatura, proprio a causa del decreto del governo. Il taglio del rating ha riguardato anche altre controllate, come Aeroporti di Roma e la multinazionale spagnola Abertis, acquistata da Atlantia due anni fa per 19 miliardi. La questione è diventata internazionale e gli effetti possono essere dirompenti, è il caso che ognuno sia ben consapevole delle conseguenze economiche e giuridiche delle proprie azioni.