Foto LaPresse

L'Italia ha bisogno urgente di una legge spazzacitrulli

Salvatore Merlo

Dalla povertà all’Ilva, da Alitalia alla giustizia. Altro che spazzacorrotti. Come si può far fronte ai presuntuosi inadeguati, agli analfabeti cronici che dicono “vairus” anziché “virus”?

Dicevano “Bye bye corrotti”. Lo ripetevano e lo ritwittavano, una-due-trecento volte, seguendo un espediente comune alle tribù primitive, quel meccanismo studiato dagli antropologi secondo il quale si ripete infinitamente, ossessivamente una frase, per evocare, suscitare, rendere credibile e reale ciò che non esiste. Tipo: “Abbiamo abolito la povertà” (28 settembre 2018). Oppure: “Abbiamo risolto la crisi di Ilva in tre mesi” (8 settembre 2018). O ancora: “Ferrovie, Delta e Atlantia prenderanno Alitalia” (che nel tempo è diventata: “Ferrovie, Mef e Delta”, poi “Ferrovie e Lufthansa”, poi solo “Ferrovie”, e infine… nessuno, shhh, silenzio). Sordi a ogni scetticismo, superiori a ogni ironia, insensibili ai consigli di chi ha studiato veramente giurisprudenza, avevano dato vita a uno spettacolo di allegra e insieme turpe animazione, d’insopprimibile estro, in piazza, via WhatsApp, su Twitter, su Facebook, e ovviamente sul Blog. “Il ministro Bonafede, poco dopo il suo insediamento, aveva denunciato la ridicola percentuale dei colletti bianchi in carcere: circa lo 0,7 per cento della popolazione dei detenuti”, scrivevano. “Poi è arrivata la legge spazzacorrotti… L’ex presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, è stato condannato per corruzione a 5 anni e 10 mesi di reclusione e per lui adesso si sono aperte le porte del carcere”. Ebbene, come ormai tutti sanno, mercoledì quelle porte del carcere si sono riaperte e Formigoni è uscito. Non solo lui. La legge spazzacorrotti, proprio nella parte di cui i cinque stelle si vantavano, è stata dichiarata incostituzionale. Una pioggia di richieste di risarcimenti si profila all’orizzonte, paga lo stato, visto che molte persone sono finite in carcere in base a una legge ispirata da crassa ignoranza e fanatismo tossico. Non è una sorpresa.

 

Proprio come succede in questi giorni per la prescrizione, anche ai tempi in cui si discuteva della spazzacorrotti le persone che un po’ hanno studiato tentavano di farglielo capire a Dj Fofò, ministro della Giustizia, avvocato e pure (aggravante) dottore di ricerca: “Guarda che è incostituzionale, stai attento, riscrivila”. Raffaele Cantone aveva spinto il suo sarcasmo al punto di dire che la legge “è scritta così male che rischia di alimentare la corruzione”. Ed è sufficiente una breve ricerca su internet per scoprire che già un anno fa gli aggettivi più utilizzati da avvocati e professori per definire la legge erano: “Stupida”, “illogica”, “demenziale”, “pericolosa”, “boomerang”, “scombinata”. Ma niente. Neanche con il linguaggio dei segni. Irremovibili. Allo stesso modo in cui esultavano sul balcone di Palazzo Chigi all’approvazione della manovra economica che avrebbe condotto a uno stato di pre-recessione e a uno spread doppio rispetto a quello del Portogallo, così in quei giorni i grillini scendevano in piazza davanti a Montecitorio con i palloncini colorati, abbandonandosi a festeggiamenti che rivisti oggi suonano persino più incongrui di allora. “Bye bye corrotti”. Ecco.

 

A questo punto è lecito chiedersi – per amor del paradosso (ma neanche troppo) – se siano peggio i corrotti o gli incapaci. Meglio Bonafede o Formigoni? Meglio Toninelli o Poggiolini? Uno può anche sentirsela di combattere giorno per giorno ladri e malversatori, di stanare crestatori e tangentisti, cacciare via i complici e i conniventi. Ma come far fronte ai presuntuosi inadeguati, agli analfabeti cronici che dicono “vairus” anziché “virus”? Dilapidano in sciocchezze di cittadinanza somme ingenti, fanno fallire le aziende, scrivono le leggi come parlano l’Italiano (cioè molto male), operano in base a previsioni e orientamenti involuti, si mettono nelle mani dei personaggi più improbabili che il circo abbia mai prodotto, pensano di capire tutto e non capiscono niente, ma non puoi mandargli a casa i carabinieri né incriminarli per asineria. Bisogna porre rimedio. Altro che spazzacorrotti, qua ci vuole la spazzacitrulli. Fate presto.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.