(foto LaPresse)

Condannato il ministero di Bonafede

Redazione

Danni alla dignità di un avvocato. Sentenza storica di un giudice di Bari

Nell’estate 2018 sul Foglio denunciammo uno dei capitoli più imbarazzanti della storia della giustizia italiana. Una gigantesca tendopoli venne allestita davanti al Palazzo di giustizia di Bari, dichiarato inagibile per rischio crollo. Per quasi un mese, dal 28 maggio al 22 giugno, decine di magistrati, avvocati e funzionari furono costretti ad assieparsi sotto le tende, tra zanzare, caldo torrido e bagni chimici pur di svolgere le udienze (di rinvio) dei processi. L’incapacità del “governo del cambiamento” M5s-Lega, appena insediatosi, fece il resto. Il Guardasigilli Alfonso Bonafede impiegò tre settimane per decretare la sospensione dei processi e della prescrizione. Poco dopo annunciò pure, trionfante, l’individuazione di una nuova sede, salvo poi scoprire che l’immobile era inadatto e revocare l’aggiudicazione (impiegando altri due mesi per trovare un’alternativa). Ora un giudice di pace di Bari ha condannato il ministero della Giustizia a risarcire un avvocato per i danni “alla immagine e alla dignità professionale” causati dalla tendopoli. La somma del risarcimento è modesta, mille euro, ma la sentenza assume un grande valore simbolico. “Il ministero deve ritenersi responsabile per il ritardo nelle scelte politiche, organizzative ed economiche, di reperimento di idonee strutture giudiziarie per il buon funzionamento della giustizia penale”, è scritto nella sentenza depositata il 4 marzo, in cui si sottolinea la “condotta omissiva” del ministero. Dopo la dichiarazione di inagibilità dell’ex Palagiustizia di via Nazariantz, nel maggio 2018, nota il giudice, “nella erronea convinzione che la tenda potesse sopperire, temporaneamente, alle esigenze degli operatori del diritto”, il ministero ha “determinato una lesione alla reputazione professionale dell’avvocato, intesa come il diritto al proprio decoro nell’ambiente di lavoro il cui lo stesso operava”. “L’ingiustizia arrecata al professionista – aggiunge la sentenza – è tale e rilevante in quanto le attività giudiziarie svolte all’interno della tensostruttura, posta nell’area antistante la struttura pericolante, sono state particolarmente lesive della dignità dell’avvocato”.

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