Mario Draghi (foto LaPresse)

In che senso l'Umbria sarà un test per l'operazione Mario Draghi

Claudio Cerasa

Guardare i quindici minuti di Conte a Narni(a) per capire una partita che si giocherà nei prossimi mesi e che potrebbe essere lo stesso Renzi a portare avanti

"Vincenzo, noi ti sosteniamo". Bisogna guardarli tutti quei quindici minuti in diretta da Narni postati ieri mattina dal premier Giuseppe Conte sulle sue pagine social per provare a capire la portata dell’esperimento fantascientifico tentato in Umbria dai principali azionisti del governo rossogiallo (meno uno). Bisogna guardarli tutti quei quindici minuti in cui il premier Giuseppe Conte dice di non voler fare campagna elettorale negli stessi istanti in cui invita gli umbri a seguire con attenzione “l’esperimento interessante di Vincenzo che ha qualità, idee chiare, progetti innovativi, per fare bene in questa regione”.

 

 

Bisogna guardarli tutti insomma quei quindici minuti in cui il premier Giuseppe Conte, a due passi dagli occhi carichi di aspettative ma anche di terrore di Roberto Speranza, Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio, si rende conto di come l’alleanza costruita fuori dal perimetro di governo dal Pd e dal M5s sia diventata un test più per Giuseppe Conte che per i partiti che oggi lo sostengono. E mentre per la prima volta sperimenta se stesso come retore più di lotta che di governo – “i sogni per essere percepiti richiedono sensibilità; per essere realizzati richiedono coraggio; per essere comunicati richiedono leadership; e noi procediamo tutti insieme; ci siamo; con sensibilità; con coraggio; con determinazione” – il presidente del Consiglio è lì che si rende improvvisamente conto di un fatto politicamente rilevante: da questo momento in poi ogni appuntamento elettorale che metterà insieme i principali azionisti del governo (meno uno) verrà inevitabilmente trasformato in un referendum sul governo Conte da tutti coloro che in quella foto non ci sono. Lo faranno, naturalmente, coloro che il sostegno al governo non lo stanno dando. Ma lo farà, chiaramente, anche chi il sostegno al governo lo sta dando (il meno uno) e potrebbe trasformare ogni potenziale referendum negativo sul modello Conte in un referendum positivo su un altro modello.

 

Può sembrare incredibile, quasi fosse davvero una fantascientifica cronaca di Narni(a), che il voto in una regione che conta più o meno gli stessi abitanti di un quartiere di Roma (840 mila) possa avere un qualche impatto su una maggioranza di governo che rappresenta circa 20 milioni di persone. Eppure è evidente che Conte o non Conte le cose stanno così. Un risultato positivo dell’alleanza tra Pd e M5s in Umbria darebbe al premier Conte la possibilità di dimostrare la popolarità del suo governo. Viceversa un risultato negativo dell’alleanza tra Pd e M5s in Umbria amplificherà la narrazione del governo finito e darà agli amici-nemici del premier la possibilità di dimostrare una tesi di questo tipo: la legislatura non si tocca, per carità, ma per rafforzare il governo, beh, occorre ripensare al più presto a una combinazione diversa. In questo senso, l’assenza di Matteo Renzi dal palco di Narni(a) è qualcosa che va ben al di là della non presenza del partito dell’ex premier all’interno della competizione elettorale e rientra in quella che l’ex rottamatore, in privato, definisce “operazione Mario Draghi”.

 

Il nome di Draghi è solo evocativo (forse) di un modello alternativo a quello di Conte ma rende bene l’idea di una partita che si giocherà nei prossimi mesi e che potrebbe essere lo stesso Renzi a portare avanti: dimostrare che il governo Conte rischia di far male sia al Pd sia al M5s e trasformare il nuovo gruppo parlamentare renziano nel termometro giusto per misurare la fragilità di Conte e creare le condizioni per far nascere un governo con una base più larga e con una guida diversa rispetto a quella attuale. Più diventerà grande il partito di Renzi, in Parlamento, più saranno i deputati e i senatori che arriveranno da partiti anche distanti dal centrodestra e più sarà possibile, una volta approvata la legge di Bilancio, immaginare di allargare la maggioranza mettendo in campo un’operazione alla Mario Draghi. E se qualcuno si è chiesto ieri che diavolo ci facesse l’avvocato Giuseppe Conte sul palco di Narni a sostenere la corsa di un candidato governatore di una piccola regione d’Italia forse ora ha trovato la risposta: si scrive Umbria, si legge Ohio.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.