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Pera: il taglio dei parlamentari è uno sfregio alla democrazia

David Allegranti

“Dove sono finiti i bravi maestri di democrazia?”. E sul centrodestra: “Il futuro della Lega è il Partito popolare europeo”

Roma. “Il taglio del numero dei parlamentari? Mi sembra un crimine contro il Parlamento, è un altro tentativo di delegittimazione della democrazia rappresentativa a favore della democrazia diretta”. Il filosofo Marcello Pera nel 2016 è stato presidente del comitato LiberiSì, schierato a favore della riforma costituzionale di Matteo Renzi, che prevedeva sì la riduzione del numero dei parlamentari, “ma non così: quella era una riforma della Costituzione, cambiavano le competenze del Parlamento e la presenza del potere del governo in Parlamento; all’interno di questa riforma era prevista anche la riduzione del numero di deputati e senatori”. Ma era, appunto, un’altra cosa. Questo taglio, invece, “fa il paio con le multe ai parlamentari che cambiano casacca o con il vincolo di mandato. Mi chiedo con quale faccia il Pd e Renzi voteranno una cosa del genere! Voglio proprio vedere quella di Delrio, che ha votato tre volte contro… Ma come ci si potrà fidare di nuovo di costoro, dopo una manovra di Palazzo come questa? Renzi mi ha fatto faticare sette camicie a favore del referendum, e poi mi fa questo scherzo? Per me ha finito… La nostra campagna referendaria era esattamente l’opposto di quello che sta accadendo. C’era un bilanciamento costituzionale, brutto o cattivo che fosse (e quelli bravi di sinistra dicevano che era troppo squilibrato verso il governo), ma c’era. Adesso non c’è niente”.

 

Evidentemente, dice Pera, “Pd e Renzi considerano la Costituzione una merce di scambio e, come il M5s, considerano il Parlamento così poco al punto da trattarlo come un costo”. La motivazione, dice Pera, “è volgare, offensiva, oscena. Dicono: tagliamo i costi. Ma non si può parlare della democrazia in termini di costi. Altrimenti varrebbe metterla nella finanziaria, insieme all’Iva. Ecco, già che ci siamo mettiamo le accise sulla democrazia!”. Insomma, dice Pera, “è terribile quello che sta accadendo. Così come è terribile il silenzio: nessuno ne parla, nessuno protesta… Dove sono finiti quei bravi costituzionalisti, quei bravi intellettuali? Zitti e silenziosi. Dove è finito l’onorevole Violante? Dove sono i bravi maestri di democrazia? Dove è finito Tomaso Montanari? E Zagrebelsky? Dove sono quelli del no al referendum del 2016?”. Insomma, davvero nessuno ha niente da dire a un taglio “che fa uscire di scena il Parlamento? Perché non arriva neanche un mugugno dal Quirinale?”.

 

Il Pd e Renzi, dice Pera, hanno accettato dunque il paradigma del M5s. “Si stanno grillizzando. Invece di esportare la cultura democratica, ne assorbono una che è profondamente antidemocratica. Il populismo ha vinto anche a sinistra. Io mi chiedo come faccia uno come Stefano Ceccanti a votare questa roba”. Ceccanti dice che è in corso una trattativa e ci saranno dei contrappesi. “Che non ci saranno, perché i contrappesi possono essere solo costituzionali, non sulla legge elettorale. E i contrappesi istituzionali non avranno tempo di farli, perché dopo una riforma come questa non riusciranno a farne un’altra. Intanto il taglio ci sarà, approfittando dell’idea che una campagna elettorale contro la riduzione dei parlamentari non si può fare. E’ un ricatto. E’ stata presentata come una riforma contro la casta e nessuno vuole difendere la casta”.

 

“I conservatori italiani? Restano in silenzio anche quando viene approvata l’eutanasia. Tutti zitti. C’è stata qualche minima protesta sulla proposta
di Fioramonti di estromettere il crocifisso dalle aule; questo ministro
non capisce il valore simbolico del crocifisso” 

   

E il centrodestra? “Quelli non so se siano ancora vivi. Dovrebbero protestare ma non si rendono conto della gravità della riforma che viene fatta. La Lega aveva persino votato a favore. Forza Italia credo di no, ma naturalmente i suoi parlamentari stanno zitti. E questo è un brutto segno di disattenzione sui temi fondamentali della democrazia, proprio adesso che viene aggredita e scippata”. Ma il centrodestra, dice Pera, ormai sta zitto su troppi argomenti. “Resta in silenzio anche quando viene approvata l’eutanasia. Tutti zitti. C’è stata qualche minima protesta sulla proposta di Fioramonti di estromettere il crocifisso dalle aule; questo ministro non capisce il valore simbolico del crocifisso. Ma da quali anfratti viene costui?”.

 

Ma il silenzio sul taglio del numero dei parlamentari “è ancora più grave, e il centrodestra o non ci sta o è complice. Ma ormai il vento del popolo contro le istituzioni sta investendo tutti quanti. Adesso ci si è messo pure il Pd con le multe a quelli che se e vanno”. Questo significa che anche il Pd, insieme ai Cinque stelle, è disposto “a considerare superata la democrazia, pur di vincere la battaglia politica e tenere in piedi un governo che scacci il ‘fascista’ alle porte. Eppure, suvvia, siamo seri: se il fascismo ci fosse stato per davvero, tutti questi bravi intellettuali avrebbero fatto come i loro nonni e bisnonni cent’anni fa. Si sarebbero tutti iscritti al fascio. Ma ora Facta ha vinto e fa il presidente del Consiglio. Questo è il governo del CLN e passerà alla storia per essere arrivato prima di quello fascista. C’è stata la resistenza prima del fascismo”.

 

Matteo Salvini, invece, dice Pera, non è un fascista e Forza Italia dovrebbe dargli una mano. “Berlusconi ha ragione quando dice che la destra senza Forza Italia non vince e non governa, perché una destra che sia solo destra non è maggioritaria. Il ragionamento è vero però incompleto. La Lega non ce la fa, ma purtroppo Forza Italia non c’è più. Quindi bisogna far capire alla Lega che non deve prendere solo i seggi e i voti di Forza Italia ma anche un po’ delle sue idee. Salvini dovrebbe fare un salto in avanti e Forza Italia dovrebbe aiutarlo, cercando di mettergli in mano delle politiche tradizionali, liberal-popolari. Se Salvini occupa quello spazio politico può accreditarsi come leader anche in Europa, tanto ha già capito che i governi si fanno a Bruxelles”. Così invece rischia di essere minoritario, dice Pera, “porta via i voti già espressi ma non recupera quelli di chi non vota più. Non assorbe Forza Italia. La Lega dovrebbe invece trattare e iscriversi al Ppe, dove ci sono più antieuropeisti che altrove. E’ il salto che fece Berlusconi a suo tempo”. Forza Italia deve “incalzare Salvini a diventare forza di governo. Non deve diventare europeista, ma esserci laddove si fanno i governi. La nostra sovranità è evidentemente limitata: l’Europa non esiste, ma si fa sentire ogni volta”. In caso contrario, Forza Italia è destinata a disperdersi. Una parte con Renzi, l’altra a casa. “Così però Forza Italia consegnerà Salvini all’immagine di fascista che ne dà la sinistra; cerchiamo invece di federarlo, di fargli dire delle cose. Forza Italia dovrebbe fare questo, altrimenti lo tratterà come un fascista esattamente come fa la sinistra”.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.