Meno pianti sul taglio dei parlamentari
La riduzione non è un errore. Il vero problema è la cornice. Parliamone
Salvo sorprese assai improbabili, soprattutto dopo la decisione di tutto il centrodestra di votare a favore, la riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari sarà approvata definitivamente tra poche ore. Non è una buona riforma, riflette una visione anti parlamentare alimentata da una confusa visione della democrazia diretta (da chi?), ma non è nemmeno quel disastro irreparabile di cui parlano molti commentatori. Se proprio vogliamo, si può dire che il vero problema della riforma è che si tratta di un’occasione mancata per affrontare i problemi dell’annosa crisi istituzionale italiana, prospettiva naufragata per decisione degli elettori che hanno affossato nei referendum le riforme complessive proposte da maggioranze di destra e di sinistra.
L’errore non è il taglio in sé (il Parlamento italiano conta 945 eletti, il Congresso degli Stati Uniti ne ha la metà: 535) ma è limitarsi a una riduzione numerica, senza incidere sui temi più rilevanti, come la parità ripetitiva del bicameralismo, l’imprecisione delle attribuzioni tra le assemblee legislative centrali e regionali, la debolezza degli esecutivi, eletti col proporzionale o col maggioritario. Il Pd, che si era opposto a una riduzione che non fosse accompagnata da un disegno riformatore più complesso, ora giudica che il cambiamento del contesto giustifichi un cambiamento di voto. Non c’è da scandalizzarsi, è vero che il nuovo quadro politico offre lo spazio per discutere di norme che accompagnino la riduzione trasformandola in un’occasione per affrontare i temi più spinosi. Per chi osserva i pericoli appaiono prevalenti sulle prospettive e non è infondato il dubbio che alla fine si avrà soltanto l’ennesimo tentativo di aggirare i problemi istituzionali. E’ accaduto così per ogni cambiamento di legge elettorale, che ha punito chi l’aveva promossa, da Alcide De Gasperi in poi, ma naturalmente non è detto che vada sempre a finire nello stesso modo. Ridurre il numero dei parlamentari non è un errore. Ma lo diventa se la riduzione ha come unico scopo quello di risparmiare soldi e non di riorganizzare il sistema istituzionale del nostro paese.