Giuseppe Conte (foto LaPresse)

Trizzino (M5s) spiega in che modo Conte diventerà il nuovo Prodi

Valerio Valentini

Il grillino con più familiarità con il Quirinale spiega perché il premier sarà il garante di un'ipotetica piattaforma unica tra Pd e M5s 

Roma. Il paragone non gli sembra azzardato. “Giuseppe Conte come Romano Prodi? Il parallelismo credo sia appropriato”. Giorgio Trizzino parla con parole nette, col tono sicuro di chi esprime un ragionamento a lungo covato. “Io, del resto, per questa alleanza col Pd mi sono speso molto, già in tempi non sospetti”. E ora, è nato davvero quel “campo riformista” evocato da Dario Franceschini? “L’amalgama vero tra Pd e M5s – dice il deputato grillino, medico palermitano che vanta una certa famigliarità con la famiglia Mattarella – potrà esserci solo quando da entrambi i fronti si supererà il senso di appartenenza e l’identità partitica delle singole componenti per trovare un orizzonte più ampio e più ambizioso nella nuova piattaforma. Che poi sia un partito unico, o un campo, è questione secondaria. Quel che è fondamentale è stabilire che Conte ne sarà il garante: e in questo senso, se ripensiamo all’esperienza dell’Unione di Prodi, alla sua capacità di aggregare oltre le divisioni dei partiti, il paragone tra il professore e l’avvocato mi pare corretto”.

 

  

Siamo insomma al battesimo del nuovo centrosinistra organico? “Stiamo facendo le prove tecniche di trasmissione, diciamo. E le regionali umbre ed emiliane saranno i primi banchi di prova di questa nuova piattaforma progressista e riformista. Vedremo, col tempo, quel che avverrà. Ma posso garantire che per realizzare questa nuova prospettiva mi adopererò con tutte le mie forze”. 

 

 

Comprese, evidentemente, quelle che servono per formare un nuovo gruppo parlamentare? “In che senso?”. E qui Trizzino sorride, quasi schermendosi dalle indiscrezioni che lo vogliono molto attivo nel creare le basi di un possibile plotone di “grillini per Conte”. “Non nego – dice il deputato del M5s – che ho dei moti di riflessione interiore, che però non mi portano a valutare l’abbandono. Sono stato eletto col M5s e intendo rimanervi fino alla fine della legislatura, a patto di potere sempre rivendicare, ed esercitare, una piena libertà di pensiero. Se così non fosse, ne trarrei le dovute conclusioni”.

 

 

A cosa si riferisce, in particolare? “Penso ad esempio alla nuova legge sul suicidio assistito. Abbiamo avuto un anno per legiferare, e non ci siamo riusciti. Io ho fatto di tutto, in qualità di relatore della proposta di legge, per trovare un ampio consenso, ma invano”. Colpa dell’alleanza con la Lega? “Diciamo che hanno prevalso ragioni di tipo politico, mentre su temi così delicati i parlamentari si dovrebbero esprimere sulla base della conoscenza dei fatti e della loro coscienza. Libertà, dico, in ogni senso: sia dalle indicazioni partitiche, sia dalle sollecitazioni extraparlamentari, e mi riferisco a un recente convegno della Cei in cui il cardinale Bassetti ha fatto ricorso alla metafora della vita come dono. Io lo accetto il paragone, ma mi chiedo: se mi viene regalata una torta al cioccolato, devo mangiarla necessariamente tutta, anche se una parte è andata a male?”. E crede col Pd sarà più facile? “Attendiamo intanto la sentenza della Consulta. Dopodiché, al di là di questa singola questione, credo che sì, un’intesa col Pd sui temi dei diritti civili sarà più facile. E lo dico da cattolico democratico”.

 

La stessa estrazione culturale di Conte, guarda caso. “Molti di noi parlamentari del M5s si riconoscono in lui, e credo che anche tra i colleghi del Pd la sua figura sia apprezzata”. Lui, del resto, tende a farsi apprezzare da tutti: dalla Cgil come da Fratelli d’Italia. “A me piace questo suo essere ecumenico: nel mio piccolo ho provato a esserlo anche io, per favorire la nascita di questo nuovo governo. Bisogna dialogare con tutti, conoscersi meglio e, perché no?, contaminarsi”. Anche col gruppo di Matteo Renzi? “Certo, anche con loro”. Eppure il Conte che oggi si dice “di sinistra”, ha avallato tutte le politiche salviniane. “Ha conservato lo standing e l’autorevolezza che si richiedono a un premier. Non ha chiesto l’impeachment di Sergio Mattarella, non si è affacciato sul balcone di Palazzo Chigi. Tutte cose che a me, personalmente, hanno provocato un profondo disagio”. Né ha definito il Pd il “partito di Bibbiano”. “L’ho scritto anche su Facebook: il Pd non ha nulla da condividere con questi illeciti consumati ai danni dei bambini. Siamo alle solite accuse mosse solo a fini politici e senza il beneficio della dovuta conoscenza dei fatti. Io ne prendo le distanze”.

 

Sembra, nel complesso, una critica a Luigi Di Maio. “No, Di Maio resta il leader indiscusso del M5s, e spero che finalmente avvii questa riforma interna per rendere ancora più forte e collegiale la direzione del Movimento. Ma Conte è il premier, ed è naturalmente una figura che si pone al di sopra di ogni appartenenza, per quel che mi riguarda”.

Di più su questi argomenti: