Gianfranco Micciché (foto Imagoeconomica)

“FI e un pezzo di Pd insieme contro Salvini. Si può fare”. Parla Micciché

Salvatore Merlo

Il coordinatore regionale di Forza Italia è uno dei volti che incarnano la resistenza del centrodestra moderato alle ambizioni crescenti del Carroccio: “In Sicilia lo stiamo sperimentando”

Roma. “Ovviamente non bisogna confondere le dinamiche locali con la politica nazionale”, premette. Ma poi dice che “in Sicilia un esperimento con un pezzo del Pd lo stiamo già facendo”. E Gianfranco Micciché, coordinatore regionale di Forza Italia, presidente dell’Assemblea regionale, è uno dei volti che incarnano – non solo in Sicilia – la resistenza del centrodestra moderato alle ambizioni crescenti di Matteo Salvini e della Lega. “Qui da noi la Lega non sfonda alle elezioni. E questo rende certo tutto più facile”, ammette Micciché, che domenica notte è andato a dormire con la quasi certezza di un buon risultato del centrodestra alle amministrative nell’isola. Forza Italia si è divisa in più comuni, talvolta ha nascosto il simbolo, e in diverse occasioni si è alleata con una parte del Pd, per esempio a Gela, dove il ballottaggio sarà tra il centrodestra alleato della Lega e questo “centrodestra diverso” che è il frutto dell’alleanza tra una parte di Forza Italia e una parte del Pd. “Non so che farà alla fine Forza Italia nazionale”, dice Micciché, “non so cosa deciderà Berlusconi. Posso dire con certezza che io e molti altri come me non possiamo stare con Salvini. Ma davvero possiamo metterci con uno che fa il ministro dell’Interno con il mitra in mano? Uno che confonde il governo dell’immigrazione con il razzismo? Uno che blocca in mare poche decine di poveracci per fare la campagna elettorale? Uno che sta con l’assistenzialismo inconcludente e recessivo dei 5 stelle?”.

 

Eppure c’è una parte di Forza Italia che è ben contenta di passare con Salvini. Il vincente. Non aspettano altro. E se ne parla parecchio nei corridoi di un partito profondamente diviso. “Di sicuro possono andarsene loro. Ma non possono pretendere di cambiare la testa e la natura di una formazione politica come Forza Italia che è nata, e sarà sempre, moderata. Un partito che parla un’altra lingua e maneggia un’altra grammatica rispetto a quella della Lega: dall’immigrazione fino all’economia. Questo è il governo del reddito di cittadinanza, che è una grossa presa per i fondelli”.

Ma lo spirito del tempo è questo: sovranismo e populismo. “Ma chi l’ha detto? C’è un problema di rappresentanza e di offerta politica. La maggioranza degli italiani non è certo populista. La storia democratica d’Italia non è una storia di estremismo. Non lo è mai stata. E’ una storia di moderazione. Date tempo al tempo, e vedrete. In politica ci sono fenomeni passeggeri, lampi, che poi si riassorbono”.

 

Il nuovo gruppo dirigente del Pd sembra corteggiare il M5s. Mentre i renziani protestano. La scissione del Pd non è più fantascienza. E’ possibile che si organizzi un nuovo centro moderato, con Forza Italia e una parte del Pd? “Sì ma il Pd deve avere coraggio”, risponde Micciché. “Io non ho remore a ragionare insieme ad esponenti che provengono dal Pd. L’ho fatto anche in queste ultime elezioni amministrative. Non c’è dubbio che la strada sia quella della ricostruzione di una forza moderata. Ma bisogna fare un ragionamento e prendere posizione. In questo momento manca una chiara e forte opposizione a questo governo disastroso. Va costruita. Con chi ci sta. C’è chi vuole fare il Pd di Zingaretti e magari corteggia Di Maio. C’è chi in Forza Italia vuole fare l’ascaro di Salvini. E poi c’è qualcuno, non pochi, che non è d’accordo”. Ma Berlusconi ancora non ha deciso. Aspetta. Forse di vedere i primi segni di rallentamento nell’avanzata di Salvini. Un volto nazionale spendibile tuttavia ci sarebbe già, e lo sanno tutti: Mara Carfagna.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.