Il Papa con il sindaco di Roma Virginia Raggi al Campidoglio (Foto LaPresse)

Persino il Papa dice che Roma è un disastro

Redazione

Francesco sale in Campidoglio e guardando la Raggi allude al degrado

Si può ovviamente fingere che non sia successo niente, il Tg1 del regime a cinque stelle può omettere, tagliuzzare e reinterpretare, può buttarla sul solidarismo e insistere sulla citazione della “città dei ponti”. Ma stamattina è successo un fatto politico rilevante. Papa Francesco è salito in Campidoglio da Virginia Raggi e con parole papali – un testo scritto e calibrato al millimetro – ha detto quello che all’incirca pensano tutti i cittadini non militanti, ciechi o invasati della capitale d’Italia. E cioè che l’amministrazione di una città deve funzionare, ma non funziona nulla se la città è ripiegata su se stessa in un clima depressivo. Perché una città è un progetto. Si alimenta di talento, di eventi, di distrazioni culturali, di idee, di competenza e di fantasia. “Roma”, ha detto Papa Francesco, “è un organismo delicato che necessita di cura umile e assidua e di coraggio creativo per mantenersi ordinato e vivibile, perché tanto splendore non si degradi”. Certo, se non fosse stato il Papa a parlare, ma Matteo Salvini, avrebbe detto – come in effetti è accaduto – che in città “ci sono topi che sembrano canguri e gabbiani che sembrano mostri preistorici. Mancano soltanto le cavallette”. E che insomma “Roma merita di più” di questa calamità epocale chiamata Raggi, la sindaca che parla di surreali funivie mentre non funzionano nemmeno le scale mobili della metropolitana.

 

Ma era il Papa. E il Papa parla da Papa, malgrado, evidentemente, nemmeno a lui sfuggano tutti gli errori, le piccole furbizie e le grandi stupidaggini che sono state commesse fin qui ai danni della capitale negli ultimi due anni: dalla rinuncia insensata alle Olimpiadi alla storia torbida dello stadio, fino ai balbettii indecenti sul ciclo dei rifiuti in una città che nel frattempo si riempie di monnezza. Tutta una dissoluzione che accelera sempre di più, carica di fatti minuti, piccola cronaca, sorprendenti accadimenti. “Formulo i migliori auspici”, ha concluso Francesco, “affinché si possano confermare con la chiarezza delle idee e la forza della testimonianza quotidiana le migliori tradizioni di Roma e la sua missione, e perché questo favorisca una rinascita morale e spirituale della città”. Ma che poteva dire di più?

Di più su questi argomenti: