Giorgia Meloni (foto LaPresse)

“Urlare non serve. Allearsi col Ppe sì”, Meloni indica la via a Salvini

Salvatore Merlo

Pochi giorni fa è entrata nel partito conservatore internazionale. Intervista alla leader di Fratelli d'Italia (che è da Trump)

Roma. “Il nostro dev’essere un sovranismo di governo”, dice a un certo punto, cioè un sovranismo capace di incidere sulla politica europea, non solo di urlare, quindi in grado di allearsi con il Ppe in vista dei giochi con i quali all’indomani delle elezioni di maggio si formerà la nuova Commissione. Per questo Giorgia Meloni, leader di FdI, appena pochi giorni fa è entrata nel partito conservatore internazionale, la formazione atlantista (ci sono i Tory inglesi e gli americani) che a Bruxelles con il Ppe aveva già composto l’alleanza che portò all’elezione di Antonio Tajani alla presidenza del Parlamento. “E’ presto per dire se Salvini possa entrare anche lui”, dice Meloni al Foglio. “Certo è che la sua recente visita a Varsavia ha confermato che la nostra scelta di campo è giusta”. E dall’insieme di tutte queste mosse, che alludono al ritorno del centrodestra, s’intuisce forse anche cosa potrà accadere in Italia.

 

E’ a New York, Giorgia Meloni, e mentre parla sta per prendere un aereo che la porterà a Washington, dove oggi interverrà, unica italiana, alla Conservative Political Action Conference, la conferenza annuale dei conservatori americani, lo stesso palco sul quale salirà il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Questa visita, in un contesto atlantista, sembra confermare anche la natura di una scelta che guarda alle prossime mosse sullo scacchiere europeo. Il Ppe, d’altra parte, non parla e non fa accordi con i partiti legati a Putin e all’estremismo neofascista, come il Front national di Marine Le Pen, considerati strumenti in mano a forze straniere. Altro sono i conservatori. Lì dove si è assestata Meloni. In attesa di Matteo Salvini.

 

Secondo i sondaggi diffusi ieri, i sovranisti non saranno in grado di costituire una inedita nuova maggioranza a Bruxelles. Ma anche la maggioranza storica di Ppe-Pse barcolla: avranno bisogno di alleati. “Più che di alleati avrebbero bisogno di un bell’esame di coscienza”, risponde Meloni che ce l’ha con i socialisti soprattutto. “Hanno trasformato un grande ideale come l’Europa in un mostro burocratico al servizio della finanza. I conservatori avranno un ruolo determinante per la costruzione di una nuova maggioranza alternativa al compromesso storico Ppe-socialisti. In Italia la chiameremmo una maggioranza di centrodestra. Più correttamente dobbiamo lavorare per mettere insieme un vasto schieramento che vada dai popolari ai populisti. I conservatori possono diventare il perno di questa nuova Europa”.

 

E allora si capisce che il progetto, cui alla fine potrebbe aderire anche Salvini (che per adesso sta fermo come un geco alla parete: dovrebbe mollare la Russia), è quello di portare i populisti a una graduale normalizzazione all’interno della politica europea, inevitabile in un rapporto con il Ppe dominato dalla Cdu tedesca. Una contaminazione. Ma chissà. Il gioco è lento, complicato, e pieno di variabili. “Il 26 maggio verificheremo il responso dei popoli europei”, dice Meloni. “Certo mi riesce difficile pensare che di questa nuova maggioranza possano far parte i liberali che sono la forza che più si batte per gli Stati Uniti d’Europa, ovvero per ulteriori cessioni di sovranità. Noi lavoriamo per una nuova idea di Europa, una confederazione di nazioni libere e sovrane che cooperano su alcune materie (immigrazione, sicurezza, mercato unico) ma rimangono libere di autodeterminarsi su gran parte delle altre. E non ce li vedo proprio a condividere questo progetto personaggi come Macron (che forse aderirà al gruppo liberale) o Verhofstadt che si permette di dare del ‘burattino’ al premier italiano”.

 

E’ vero che i conservatori sono l’unico gruppo sovranista considerato “potabile”? Quindi l’unico gruppo sovranista che potrebbe giocare sulla scacchiera politica nella composizione della Commissione? “Chi giudica chi è ‘potabile’ e chi no? Per me questo giudizio spetta agli elettori e non alle élite. Certo è che i conservatori rappresentano bene la nostra idea di un ‘sovranismo di governo’, che non si limita a denunciare le storture di questa Unione ma si batte per cambiarla radicalmente. Penso ai polacchi di PiS che governano una grande nazione senza piegare la schiena ai diktat di Bruxelles… e magari presto anche a Orbán, se il Ppe deciderà incredibilmente di cacciarlo”.

 

E Salvini nei conservatori è un’ipotesi realistica? “E’ presto per dirlo. Certo è che la sua recente visita a Varsavia ha confermato che la nostra scelta di campo è giusta, il gruppo dei conservatori europei punta a confermarsi terzo gruppo al Parlamento europeo e sta continuando ad aggregare nuove forze, come dimostrato dai nuovi partiti che hanno aderito insieme a noi nel recente evento che abbiamo organizzato a Roma e dagli altri che sono in procinto di aderire. Se poi Salvini deciderà di fare questo passo, ci siederemo con i nostri alleati europei e ne parleremo insieme, senza preclusioni”. E questo “senza preclusioni” allude, forse, al fatto che Meloni avrà per statuto l’ultima parola sull’ingresso della Lega. E insomma Salvini dovrà parlare con lei, e di fatto accreditarla in un’alleanza più organica anche in Italia. Ma si vedrà.

 

Meloni come si immagina il dopo elezioni europee, a Bruxelles e a Roma? “Con una nostra forte affermazione il 26 maggio, sarà più chiaro che può esistere un’alternativa concreta al governo contronatura Lega-5 stelle, ormai paralizzato dai continui distinguo interni alla maggioranza. Una situazione così fuori controllo che un paio di giorni fa è stato Fratelli d’Italia a dettare la linea sull’immigrazione facendo approvare una mozione che impegna una volta per tutte il governo a non sottoscrivere il Global compact”.

 

E’ possibile un sovranismo che non guarda più alla Russia, che si libera di Putin? “Visto che sono in America voglio ribadire che una forza conservatrice e sovranista come la nostra non fa da cheerleader a nessuno, ma persegue esclusivamente l’interesse nazionale. E’ interesse dell’Italia non indebolire la sua storica amicizia con gli Stati Uniti, così come lo è non alimentare conflittualità tra l’occidente e la Russia, che è un nostro partner economico fondamentale. Lei ricorda il vertice Nato-Russia di Pratica di Mare del 2002?”. Un piccolo capolavoro del centrodestra berlusconiano. “Ecco, dobbiamo provare a ricreare quel clima perché oggi ci sono nuove minacce come il terrorismo islamico e l’espansionismo economico cinese che vanno fronteggiate insieme”. E che ci sia una bella differenza tra questo e indossare una maglietta con il faccione di Putin, come ha fatto in passato Salvini (o farsi finanziare dai russi come Le Pen), è chiaro a tutti.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.