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E' politica, non X-Factor

Claudio Cerasa

La Svizzera, regno della democrazia diretta, ci ricorda con un referendum la grande truffa della democrazia digitale

E se facessimo come in Svizzera? Tra le molte fesserie messe in circolo dal Movimento 5 stelle ce n’è una particolare sulla quale molti osservatori tendono spesso a chiudere un occhio: la gigantesca bufala della democrazia diretta in versione grillina. Al contrario di quello che si potrebbe credere, la bufala della democrazia diretta non riguarda l’idea che in una democrazia matura sia necessario usare al meglio gli strumenti della democrazia diretta (la democrazia diretta non l’ha inventata Grillo, l’hanno inventata i padri costituenti che hanno offerto agli elettori strumenti come il referendum abrogativo, il referendum consultivo e le leggi di iniziativa popolare, sul referendum propositivo approvato ieri alla Camera leggete il nostro editoriale) ma riguarda l’idea che il futuro della democrazia diretta sia rappresentato da una gigantesca ciofeca digitale di nome Rousseau.

 

Fino a qualche giorno fa, la denuncia più importante contro il rischio ciofeca del modello Rousseau è stata quella sporta dal Garante per la privacy che a fine 2017 ha denunciato una serie di gravi anomalie della piattaforma grillina, segnalando che “i voti espressi tramite le funzionalità di e-voting offerte dalla piattaforma vengono archiviati, storicizzati e restano imputabili a uno specifico elettore successivamente alla chiusura delle operazioni di voto, consentendo elaborazioni a ritroso con, in astratto, la possibilità di profilare costantemente gli iscritti, sulla base di ogni scelta o preferenza espressa tramite il sistema operativo”. L’intervento del Garante, che potrebbe non essere l’ultimo su questa materia, è di carattere tecnico ma si sposa perfettamente con una storia deliziosa che arriva dalla Svizzera e che riguarda una formidabile iniziativa popolare organizzata dal presidente dei Verdi, dal copresidente del partito dei pirati svizzero, da un numero spropositato di militanti informatici libertari, da un veterano di nome Renè Droz che per decenni ha operato nella difesa digitale dell’esercito svizzero, per lanciare un referendum in difesa di una democrazia sicura e degna di fiducia. Per fare cosa? Per proibire l’uso di sistemi di votazione elettronici. Per dire che il voto elettronico rendendo facile e poco costoso seminare la sfiducia nei risultati finali mette a repentaglio la fiducia nella democrazia. Per ricordare che i sistemi di votazione elettronica sono obiettivi facili per hacker e grandi potenze in cerca di destabilizzazione. E per affermare un principio che prima o poi andrebbe affrontato anche in Italia: se le elezioni e i voti vengono manipolati si mette a repentaglio non una votazione ma la fiducia nella nostra democrazia.

 

Il fatto che una rivolta popolare contro la truffa della democrazia digitale stia arrivando dalla patria della democrazia diretta è un’ulteriore testimonianza di un punto politico che dovrebbe essere elementare ma che purtroppo non lo è: il voto elettronico, non solo nella forma ciofeca di Rousseau, è una delle principali minacce non solo per la democrazia rappresentativa ma anche per la democrazia diretta. E una classe dirigente politica con la testa sulle spalle, di fronte a un partito come il M5s che ha trasformato una piattaforma online gestita da una società privata nell’esempio più genuino di ciò che potrà essere la democrazia del futuro, più che prendere appunti dovrebbe imparare a fare qualche pernacchia in più e a seguire in tutto e per tutto l’esempio della Svizzera: la politica non è un talent e i voti elettronici, per favore, lasciamoli a X-factor, grazie.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.