Matteo Salvini e Luigi Di Maio (foto LaPresse)

Quanto pesa la retromarcia sulla Manovra sui consensi di Salvini e Di Maio?

Gregorio Sorgi

Per i sondaggisti gli elettori di Lega e M5s volevano l'accordo e quindi, per ora, non ci saranno stravolgimenti. Ma occhio a Conte. Parlano Pessato (Swg), Pregliasco (Youtrend), Weber (Ixè), Noto (Ipr) e Ghisleri (Euromedia)

“Il passo indietro del governo sulla manovra passa in secondo piano rispetto all'investimento politico del 4 marzo”. Le parole del presidente di Swg, Maurizio Pessato, sintetizzano il pensiero comune dei sondaggisti: l'accordo con Bruxelles non danneggia la reputazione del governo, anzi. “Il sostegno politico rimane vivo – prosegue Pessato – L'elettorato di Lega e Movimento 5 stelle temeva la procedura d'infrazione. L'accordo con Bruxelles è stato accolto come un fatto positivo, non come una resa. Poi, molti elettori hanno dato la colpa all'Unione europea, ai poteri forti o addirittura ai governi precedenti. C'è ancora una grande richiesta di cambiamento dagli elettori, e per ora non ci sono segni di usura”.

 

Certo, i dati di YouTrend/Quorum, rilevati la scorsa settimana per SkyTg24, dicono che il 61 per cento degli italiani non è soddisfatto dell'operato del governo, mentre il 58,3 per cento considera il compromesso con l'Europa su manovra e deficit una sconfitta per i gialloverdi (percentuale simile, il 58,2 per cento, pensa anche che l'esecutivo durerà meno di un anno). Ma quando si scende nel dettaglio, si scopre che quello stesso compromesso piace e viene considerato un successo dal 75,1 per cento dei sostenitori del Carroccio e dall'81,6 per cento di quelli Cinque stelle. E Lorenzo Pregliasco (YouTrend), intravede comunque qualche rischio per la maggioranza: “L'accordo è considerato una vittoria da tre quarti degli elettori di Lega e Movimento 5 stelle. Tuttavia, il 25 per cento non è soddisfatto, e probabilmente dichiarerà di astenersi o sarà indeciso. Gli elettori delusi dal governo chiedevano un atteggiamento meno compromissorio con Bruxelles. Quindi è difficile che passino al Pd o a Forza Italia”. 

 

Secondo Roberto Weber, presidente di Ixè, l'accordo con l'Ue è “un onorevole pareggio per il governo, un 2-2 in trasferta”. Il compromesso, spiega Weber, “è una sintesi tra due pulsioni apparentemente contrastanti: il gradimento per il governo, e il sostegno per la moneta unica, che è cresciuto molto negli ultimi sei mesi. La fiducia nell'euro è aumentata dal 52-53 per cento al 68 per cento. C'era molta paura che il governo gialloverde portasse l'Italia fuori dall'euro, e l'esecutivo ne ha tenuto conto. In Italia essere moderati è sempre positivo”.

 

Anche per Antonio Noto, direttore di Ipr marketing, il governo ha fatto una scelta saggia. “Gli italiani volevano l'accordo – spiega Noto – perché temevano la procedura d'infrazione. Molti elettori ancora non hanno un giudizio chiaro sulla versione finale della manovra, perché non ne conoscono i dettagli”. Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia research, crede che l'impatto della manovra andrà giudicato nei prossimi mesi. “Oggi – spiega – molti elettori ancora non sanno cosa è previsto dalla manovra. Ad esempio, nessuno conosce la platea che potrà accedere al reddito di cittadinanza. Da inizio gennaio, quando si tornerà alla vita quotidiana dopo le soste natalizie, potremmo vedere gli effetti. Gli elettori hanno molte attese e prima di togliere la fiducia al governo aspettano che queste vengano disattese. Non è ancora successo". 

  

Il ruolo di Conte

Durante la sua informativa al Senato il premier Giuseppe Conte ha rivendicato il ruolo svolto nei negoziati con Bruxelles, e l'accordo raggiunto è probabilmente uno dei suoi primi risultati concreti. Gli elettori lo apprezzeranno? “Penso di sì – dice Pessato (Swg) – il gradimento crescerà, dopo un periodo di calo. Conte piace sia agli elettori leghisti sia ai 5 stelle. Però i due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, non caleranno nei sondaggi; loro diranno di avere portato a casa il risultato. Poi, potranno vendicare la loro strategia originaria. Se avessero promesso il 2 per cento fin dall'inizio, magari si sarebbero dovuto accontentare dell'1,6”. Secondo i dati di Alessandra Ghisleri, l'indice di gradimento del premier è cresciuto di due punti negli ultimi dieci giorni. 

 

Lorenzo Pregliasco (Youtrend) crede che il passo indietro sulla manovra potrebbe scalfire la reputazione dei due vicepremier, che avevano sempre escluso delle modifiche al testo originale. “Soprattutto Di Maio aveva puntato sul 2,4 per cento come se fosse un totem; il compromesso potrebbe danneggiare la sua reputazione. L'unico che potrebbe beneficiare del risultato finale è Giuseppe Conte: ha gestito i negoziati in prima persona, ha svolto il ruolo di mediatore. Gli altri tecnici, come il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, e il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, non sono conosciuti dal grande pubblico. Tria è stato marginalizzato da Salvini e Di Maio quando hanno scelto di portare il rapporto deficit-pil al 2,4 per cento, malgrado il suo parere contrario. È difficile che recuperi la sua credibilità”. Per Weber, il vero vincitore è Salvini. “Di Maio è meno compromissorio e più radicale rispetto al leader della Lega – spiega il presidente di Ixè – Conte potrebbe recuperare un po' di credibilità. La funzione fa l'uomo, molti si adattano a un ruolo che sembra eccessivo per le loro capacità. Lui ha detto che intende restare al governo per i prossimi cinque anni. Non si sa mai”.