Luigi Di Maio (foto LaPresse)

Una manovra formato famiglia (Di Maio)

Luciano Capone

Condoni, reddito di cittadinanza e quota cento: l’ispirazione è tutta in casa

Roma. Chi ha ispirato questa manovra stramba e recessiva, che aumenta il deficit e farà ridurre la crescita? Economisti, banche e istituzioni internazionali di tutto il mondo hanno passato mesi a chiederselo, ma senza successo. Gli eventi che vedono coinvolto, suo malgrado, il vicepremier e leader del primo partito del paese offrono però una spiegazione plausibile: l’ispiratore della manovra del popolo è il papà di Luigi Di Maio, il signor Antonio. O meglio, il complesso della famiglia Di Maio. Non c’è provvedimento, almeno tra i più rilevanti, della legge di Bilancio ora contestata dalla Commissione europea, che non riguardi le condizioni socio-economiche della famiglia più importante di Pomigliano d’Arco. Reddito di cittadinanza, pensione di cittadinanza, controriforma delle pensioni, condono, pace fiscale e anche la mini flat tax: ogni provvedimento trova applicazione tra le mura domestiche.

 

E questo è accaduto non tanto per un conflitto d’interessi, che pure è severamente regolamentato dal “contratto di governo”. Ma semplicemente perché la dimensione familiare è l’unica che Luigi Di Maio conosce. E così, quando ha pensato di risolvere i problemi economici del paese, si è guardato in casa. Partiamo dal provvedimento simbolo del M5s: il reddito di cittadinanza. Ebbene, i beneficiari sono proprio le persone come il signor Antonio Di Maio, che lo scorso anno ha dichiarato solo 88 euro, o come Giuseppe Di Maio – il fratello minore del vicepremier – che lo scorso anno non ha percepito redditi (esattamente come Luigi prima di entrare in Parlamento), o come Rosalba Di Maio – sorella di Luigi e sua socia nell’impresa di famiglia – che ha dichiarato poco più di 7 mila euro e potrebbe ricevere un’integrazione al reddito fino a 9.360 euro.

 

Ma non solo loro: a beneficiare del reddito di cittadinanza sarebbero anche gli operai che lavoravano in nero per l’impresa della famiglia Di Maio e che, magari, proprio per non perdere il sussidio, né avrebbero chiesto di essere messi in regola né avrebbero fatto causa al titolare dell’azienda (per timore di essere accusati di aver percepito indebitamente il sussidio di disoccupazione). Con il reddito di cittadinanza, insomma, non sarebbe neppure scoppiato il caso politico-mediatico di questi giorni. L’altro provvedimento simbolo è la “quota 100”. Anche in questo caso non si può non pensare al signor Antonio Di Maio, il papà del vicepremier che non percepisce ancora la pensione. Probabilmente con “quota 100” dovrebbe farcela se ha abbastanza contributi. Su questo il signor Antonio, che è imprenditore senza impresa, potrebbe avere un problema sull’entità dell’assegno pensionistico: probabilmente, ma qui bisognerebbe conoscere bene la sua storia contributiva, non avendo versato contributi per molti anni, potrebbe ricevere una pensione bassa. Niente paura: c’è la “pensione di cittadinanza”, che garantisce 780 euro al mese a tutti (anche a chi non ha pagato i contributi necessari).

 

A proposito di somme non pagate, dall’inchiesta del Giornale è emerso che sui terreni della famiglia Di Maio a Mariglianella c’è un’ipoteca di Equitalia, per un debito e una multa, da 176 mila euro. Per questo c’è la “pace fiscale”, o meglio il condono, che consente di risparmiare sulle somme evase o non pagate al Fisco. A proposito di condono, si può immaginare che nel proporre quello di Ischia Di Maio si sia immedesimato nella vicenda degli inquilini di immobili abusivi, visto che circa 150 metri quadri della casa in cui risiede a Pomigliano sono stati condonati. Anche il recente sequestro dei terreni di famiglia per la presenza di manufatti abusivi e di rifiuti, macerie e residui di cantieri edili rievoca l’opposizione alla gestione industriale dei rifiuti (termovalorizzatori) e la preferenza per le discariche (in questo caso di cittadinanza).

 

Anche per quanto riguarda le agevolazioni fiscali, davvero poche, il governo ha proposto una flat tax al 15 per cento per i docenti che danno lezioni private. E solo per loro. In questo caso Luigi avrà pensato alla mamma, Paolina Esposito, che è stata titolare di un’impresa edile per conto del marito, ma in realtà ha sempre fatto l’insegnante. La famiglia Di Maio sarà sicuramente soddisfatta per una manovra ispirata dal modello socio-imprenditoriale del signor Antonio, ma il resto del paese potrà dire altrettanto?

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali