Dissidente pd o populista? Indovina chi parla

“Azzeriamo tutto”, “ritiratevi tutti”, “avete difeso i mercati”. Il j'accuse di Dario Corallo (e di Katia Tarasconi) e il dubbio che quelle parole arrivino da una qualsiasi piazza non dem

Marianna Rizzini

Roma. Non inseguire il populismo: a parole tutti, nel Pd, lo pensano. Ma anche non inseguendolo volutamente, visti i tempi populisti, c’è il rischio di fare qualcosa di populista a propria insaputa o di dare fiato proprio malgrado alle orde similpopuliste all’erta sui social network. Capita così che, certo animati da buone intenzioni, i convenuti ribelli all’assemblea pd di sabato scorso si ritrovino, per effetto della propagazione telematica, osannati da gente che il Pd vorrebbe vederlo annientato. E capita così che il rimbalzo esterno degli interventi ribelli rischi un mediatico effetto boomerang (della serie: per salvare il partito lo si getta momentaneamente in pasto agli avvoltoi internettiani. Male minore? Chissà). Fatto sta che i sinceri democratici distratti o i non addetti ai lavori – ascoltando di straforo al telegiornale l’“azzeriamo tutto” detto da Dario Corallo, filosofo trentenne e candidato outsider alla segreteria o il “ritiratevi tutti” detto da Katia Tarasconi, consigliere regionale dell’Emilia Romagna subito ribattezzata “la nuova Serracchiani”, dal nome di colei che nel 2009 fece il gran discorso ipercritico all’assemblea dei circoli pd – possano anche pensare che il j’accuse di questo o di quello non provenga da una giornata precongressuale dem, ma da una qualsiasi piazza non dem.

 

E quando poi chiarezza viene fatta – “era uno del Pd che parlava!” – la confusione dilaga presso il sincero democratico che vorrebbe correre al capezzale del partito, ma senza adottare il lessico indignato degli anti partito. E hai voglia a sognare la rinascita dalle ceneri, il nuovo allargamento a sinistra e la rivoluzione tematica interna (della serie: “Parliamo di cose che stiano a cuore agli italiani”), quando dell’assemblea precongressuale rischia di restare agli atti quasi soltanto il video in cui il nuovo o la nuova Serracchiani fa la cosa che ha fatto notare di più il Nanni Moretti del 2002, quello che in Piazza Navona gridava “con questi dirigenti non vinceremo mai”. E però dirlo oggi, nell’epoca del dirigente (altrui) creato con trecento clic, la frase non ha più, ohimé, interpretazione univoca. Provare per credere, per esempio, a riascoltare a occhi chiusi le altre frasi dell’intervento di Corallo, da “come un Burioni qualsiasi”, riferita al virologo bersagliato dai No Vax per le posizioni Sì Vax e da Corallo per quella che, a suo dire, è l’abitudine di Burioni a bastonare chiunque non la pensi come lui, fino a quel “voi avete difeso i mercati”, culmine del passaggio anticapitalista dell’intervento di Corallo. Volendo, c’è anche il “No alle correnti” che accomuna i discorsi di Corallo e Tarasconi (con effetto “corrente YouTube”, per dirla con i nostri David Allegranti e Guido Vitiello). E il sincero democratico resta lì, sospeso, a domandarsi “ma con questi (forse) futuri dirigenti vinceremo mai?”. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.