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La grande balla dell'opposizione che non c'è

Claudio Cerasa

I partiti faticano ma nel tessuto civile del paese c’è un’opposizione viva, che lotta e ottiene risultati. Dagli imprenditori alla chiesa passando per gli investitori e i presidi contro i No vax. Elogio del deep state italiano, antidoto al modello Guttalax

Dalla Diciotti ai vaccini. Dall’Ilva ai vincoli europei. Dai Btp all’euro. Dal Tap alla Tav. Da qualche settimana a questa parte, una buona fetta dell’informazione italiana ha scelto di dedicare molta attenzione a un tema cruciale per il buon funzionamento di una democrazia e ha deciso di offrire spesso ai propri elettori uno spartito musicale che suona più o meno così: il nostro paese è nei guai anche perché l’opposizione non esiste. La tesi è suggestiva, ed è fondata anche su basi reali, ma a giudicare da alcuni fatti accaduti negli ultimi giorni possiamo dire che l’idea che in Italia non ci sia un’opposizione che funziona è una totale stupidaggine. Bullshit, direbbe Donald Trump.

 

L’opposizione a cui facciamo riferimento, naturalmente, non coincide con il volto dei leader che si ritrovano oggi alla guida dei partiti alternativi a quelli di governo, ma coincide con un reticolato più eterogeneo composto da tutti i soggetti non politici che negli ultimi giorni, su un numero significativo di temi, sono riusciti a mettere lo specchio della realtà di fronte agli occhi del partito dello sfascio populista.

 

A inizio legislatura non ci sarebbe stata una svolta programmatica sull’euro da parte di Salvini e Di Maio senza la violenta reazione degli investitori internazionali e allo stesso modo oggi non ci sarebbe stata una svolta sui vincoli europei senza le giuste proteste degli imprenditori e non ci sarebbe stata una prima presa di coscienza sull’incapacità del governo di affrontare con i fatti, con umanità, con pragmatismo e senza chiacchiere il dossier sui migranti senza la voce per una volta tonante della chiesa (e la magistratura ci dirà se per un ministro della Repubblica tenere in ostaggio in un porto per giorni dei migranti su una nave della Guardia costiera è legale oppure no). Allo stesso modo, infine, non ci sarebbe stata una svolta sull’Ilva se non ci fosse stata una reazione tosta da parte del ceto produttivo e di un pezzo importante del sindacato e la stessa dinamica è possibile che si riproponga più avanti quando il governo dovrà tornare a occuparsi tanto di Tap quanto di Tav – ci sono contratti che potrebbero mandare un paese a gambe all’aria nel caso in cui fossero rispettati contratti di governo come quelli firmati da Salvini e Di Maio, e ci sono invece altri contratti che potrebbero mandare un paese a gambe all’aria nel caso in cui non venissero rispettati, e vale per la Tav e il Tap così come valeva per l’Ilva.

 

L’opposizione civile al governo del paese non è ancora riuscita a convincere la maggioranza di governo sul fatto che giocare con le vaccinazioni significa giocare con la vita dei nostri figli e soprattutto con la vita dei bambini più deboli – ci sono 10 mila bambini in Italia che non si possono vaccinare e che hanno diritto di frequentare la scuola senza rischiare la vita e il loro diritto all’istruzione non può essere meno importante del diritto di alcuni genitori di non vaccinare i figli seguendo superstizioni senza senso. Ma quello che non è riuscita a ottenere in queste settimane in Parlamento l’opposizione è possibile che venga ottenuto nei prossimi giorni dalla collaborazione dei presidi italiani, che con saggezza potrebbero mantenere una promessa già fatta questa estate al ministro Giulia Grillo: noi continueremo a proteggere la salute dei bambini facendo accedere agli asili nido e alle scuole dell’infanzia solo bambini muniti di certificazione e non di autocertificazione, come ha permesso di fare fino al prossimo marzo il governo votando due giorni fa, di notte, un emendamento alla Camera.

 

Sarebbe bello se nel reticolato della resistenza italiana potesse esserci spazio un giorno anche per una valutazione della Corte costituzionale sui progetti eversivi inseriti dalla maggioranza di governo all’interno del programma di cambiamento (superamento progressivo della democrazia rappresentativa tramite l’abolizione del divieto di vincolo di mandato), sulle leggi retroattive approvate da questa maggioranza alla Camera (i tagli sui vitalizi degli ex parlamentari), sulle leggi che verranno presto sottoposte alla maggioranza di governo per far rispettare la legalità con soluzioni agli antipodi della costituzionalità (proporre norme le cui pene accessorie non si estinguono con l’estinguersi della pena principale, come il Daspo per i corrotti, è una violazione dell’articolo 27 della Costituzione).

 

Ma al di là di questo c’è una valutazione possibile da fare.

 

L’opposizione al governo dello sfascio non riesce ancora a trovare una voce sufficientemente forte da essere considerata alternativa a chi oggi si trova al governo (calma, ci vuole tempo), ma intanto in Italia una buona notizia c’è e coincide con la presenza di un “deep state” (detto senza la connotazione complottarda che ha in America) che al contrario dell’Amministrazione Trump ha scelto di rinunciare all’anonimato per dire no a una maggioranza di governo specializzata a trasformare la normalità in un’eccezione alla regola della pazzia. Un’opposizione c’è ed è forte. E prima o poi qualcuno riuscirà a rappresentarla offrendo agli elettori un’emozione diversa rispetto a quella del Guttalax.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.