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Un dramma: l'opposizione regalata allo spread

Claudio Cerasa

Perché un paese che trasforma il termometro nella cura di un virus rischia di essere fottuto

Esiste solo una categoria di politici più pericolosa rispetto a chi considera numeri senza senso i dati relativi ai rendimenti dei nostri titoli di stato e le statistiche relative all’andamento del nostro differenziale dello spread. E quella categoria è rappresentata da chi pensa che l’andamento del nostro spread e i dati relativi ai rendimenti dei nostri titoli di stato siano la migliore lente di ingrandimento per mostrare l’incapacità e l’irresponsabilità di un governo. Un governo che in soli tre mesi ha fatto salire lo spread da 130 a 291 punti base, che ha messo in fuga i fondi stranieri dall’Italia, che ha portato i rendimenti dei Btp ai massimi da anni, che ha fatto schizzare i suoi titoli biennali a un rendimento persino più alto rispetto a quelli portoghesi, che ha disincentivato gli investitori stranieri ad acquistare i titoli del nostro debito pubblico, che ha creato leggi sul lavoro che faranno perdere posti di lavoro, che ha già introdotto una tassa da quattro miliardi di euro sui nostri conti pubblici dovuta ai nuovi interessi che dovranno essere pagati sui titoli di stato è un governo che non promette nulla di buono e che non può non essere misurato in modo negativo da tutti coloro che ogni giorno devono decidere se vale o no la pena scommettere ancora sul futuro dell’Italia.

 

Ma un paese che di fronte a un governo pericoloso non riesce ad avere qualcosa di diverso rispetto a un’opposizione portavoce dei giudizi delle agenzie di rating è un paese destinato ad avviarsi verso un crinale rovinoso per alcune ragioni semplici da spiegare. La ragione numero uno riguarda l’incapacità da parte dell’opposizione di ricordare quali sono le regole del gioco e le regole del gioco oggi ci dicono che in un paese malato lo spread è come il termometro, e se il governo è il virus che fa salire il termometro l’opposizione dovrebbe essere, se non la cura, quantomeno il vaccino. Un governo che non si occupa delle ragioni per cui il termometro segna una temperatura preoccupante – e che per di più trasforma il termometro in un simbolo delle cattive élite che con il loro bromuro vogliono prendersi gioco del popolo sovrano – è un governo che gioca con la salute del paese allo stesso modo con cui un paziente malato gioca con la sua salute quando si rifiuta di credere a una diagnosi del medico. Ma un’opposizione che piuttosto che sforzarsi di trovare una cura al malessere si ritrova nelle condizioni di chi compulsa con eccitazione l’andamento dello spread o il sopracciglio alzato di Fitch per giustificare la bontà delle proprie posizioni è altrettanto pericolosa. Una forza politica incapace di creare un’alternativa diversa rispetto a quella che coincide con il tifare involontariamente per il collasso del paese (evviva, lo spread sale sempre di più!) è un’opposizione infatti destinata a essere travolta dalla ruspa della storia, perché mostra di non saper fare ciò che spetterebbe a un’alternativa seria e con la testa sulle spalle. Ovvero: saper condizionare un governo, saper sfidare una maggioranza, saper pressare i ministri incapaci, saper trovare gli argomenti giusti per monopolizzare l’attenzione dell’elettorato attorno alle proprie idee senza lasciare il tema della difesa del rigore a un’agenzia di rating e soprattutto avere degli obiettivi per incalzare i populismi per giocare la partita dell’alternativa al rialzo e non al ribasso. Una buona opposizione dovrebbe insomma avere la forza di incoraggiare il governo a presentare una legge di Stabilità capace di far crescere il paese nella giusta direzione e di sfidare chi governa non con la politica dello gnè gnè, ve lo avevamo detto che se facevate così andavate a sbattere, ma con la politica dell’asticella da mettere più in alto – arrivando persino a dire cosa sarebbe disposta a votare in Parlamento e non solo cosa non sarebbe disposta a votare.

 

Un paese governato da ministri che esultano per i rendimenti dei titoli di stato che vanno alle stelle è un paese destinato a essere declassato dagli investitori prima ancora che dalle agenzie di rating. Ma un paese in cui il termometro viene trasformato in una cura, e non nella misura di un malessere, è destinato a essere drammaticamente governato ancora a lungo più dalla dottrina della post verità che dal vaccino del principio di realtà. E quando un paese si ammala, a finire in barella di solito non è solo la maggioranza ma è anche l’opposizione.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.