Foto LaPresse

Medici grillini pro Vax

Valerio Valentini

Ricercatori e accademici eletti col M5s contrari alle derive antiscientifiche. I “supercompetenti” vs Taverna

Per molti tra i grillini è l’imbarazzo, l’essenzialità fuggevole nelle risposte date a mezza bocca, quasi con timore, l’unica forma di dissenso ritenuta praticabile. Altri, più temerari, quasi ostentano indifferenza a quel clima di sospetto continuo e delazione facile, nonché al rischio di espulsioni o di penali da pagare, e lo dicono invece apertamente: “Qualsiasi ambiguità, sul tema dei vaccini, è intollerabile”. Fabiola Bologna, ciociara trapiantata in Lombardia e lì eletta alla Camera per il M5s, lo scorso 4 marzo, lo dichiara senza paura: “I medici del Parlamento – garantisce – sono tutti a difesa della scienza e dei vaccini”. 

 

E’ un medico anche la Bologna, del resto. Neurologa, per la precisione. “Ho studiato la materia – racconta al Foglio – e ho anche esperienza clinica sul campo. Le vaccinazioni ci hanno salvato dal vaiolo e hanno ridotto drasticamente la diffusione di poliomielite, tetano e difterite. Ho visto meningiti, encefaliti e gravi polmoniti come sequele del morbillo; vorrei che si raggiungesse l’immunità di gregge anche per il morbillo”. Aggiunge: “La vaccinazione è un diritto fondamentale di ogni bimbo ed è una delle azioni necessarie per ottemperare alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia”. Non è la sola, tra i medici e gli specialisti che siedono in Parlamento tra gli scranni del M5s, a sopportare con malessere le posizioni dei No Vax.

  

Biologa molecolare è Elena Fattori, la senatrice che venerdì scorso ha dichiarato il proprio voto contrario all’emendamento antivaccinista al decreto Milleproroghe firmato da Lega e Cinque stelle, dichiarando pubblicamente tutta la sua indignazione. E’ un pediatra Raffaele Mautone, ed è un’oncologa Mariolina Castellone. Anche loro, venerdì, si sono rifiutati di avallare quell’obbrobrio. Entrambi campani, entrambi arruolati, come pure la deputata Bologna, tra le “supercompetenze” che avevano permesso a Luigi Di Maio di rivendicare il salto di qualità del Movimento, non più banda di barricaderi antisistema ma forza di governo affidabile, arricchitasi del contributo di tanti professionisti e accademici.

 

Tra questi, i medici erano stati accolti a decine, portati in trionfo manco fossero madonne pellegrine. Si ritrovano ora relegati nel silenzio, col dubbio di essere stati sfruttati come “utili idioti” (del resto era questa la definizione irriverente utilizzata dagli alti notabili del M5s durante la campagna elettorale, per indicarli), costretti ad accettare di venire edotti sulla materia da tale Paola Taverna, di professione “perito aziendale” con cinque esami mancanti al conseguimento della laurea in Scienze politiche, risoluta nell’affermare che “i centri vaccinali sono similabili (sic) a quelli che vengono paragonati i marchi per le bestie (sic, sic)”.

 

E così, oltre a Giorgio Trizzino, direttore sanitario dell’ospedale civico di Palermo e amico personale di Sergio Mattarella, che su Facebook ha ribadito la sua contrarietà a “qualsiasi forma di deroga sull’obbligo a vaccinare i bambini”, tra i neodeputati che arrivano dal mondo della ricerca sono in parecchi a trattenere a stento il loro disagio. Marco Bella, romano di Anzio e ricercatore in Chimica organica alla Sapienza, a gennaio scorso scriveva “che i vaccini sono fondamentali, che le notizie di presunti ‘contaminanti’ nei vaccini sono delle fandonie”. Angela Ianaro, professoressa di Farmacologia alla Federico II di Napoli, a fine luglio si è dissociata, insieme ad altri suoi colleghi da poco eletti a Montecitorio per il M5s, dal provvedimento No Vax avanzato dai grillini in regione Lazio, definendolo “un testo di legge a cui qualsiasi persona di scienza o di medicina si sarebbe opposto, a meno di interessi di carattere personale”.

 

Con lei, c’era anche – tra gli altri – Silvana Nappi, medico di San Gennaro Vesuviano appena approdata a Montecitorio, che al Foglio, seppure con una certa riluttanza giustificata dall’intensità dei lavori parlamentari, e senza volere entrare nel merito della polemica, ribadisce di essere “assolutamente convinta che i vaccini sono fondamentali”. Il punto, però, è che l’ambiguità troppo a lungo tollerata dai Pro-Vax a cinque stelle – quelli che assecondavano certi umori fintamente liberali “contro qualsiasi forma di obbligo, ma comunque a favore della massima copertura” – ora si rivela per quello che è: l’alibi usato dai facinorosi del complotto per rilanciare pericolose battaglie oscurantiste. La deputata Bologna controbatte: “Il 99 per cento, sia in Parlamento sia tra i cittadini, è a favore della scienza”. Ma allora perché quell’uno per cento sembra dettare la linea? “Fa più rumore perché urla, strepita, inventa fake news, crea confusione, crea il nemico, cerca il ‘capro espiatorio’ di un evento negativo indipendente dal vaccino che sfortunatamente è capitato e trova sempre qualcuno che ‘finge’ di essere un esperto e sostiene queste tesi per un po’ di notorietà o peggio per soldi”.

 

In ogni caso, un po’ per convinzione un po’ per retorica, tutti, compresa la Bologna, si affrettano a rinnovare la loro “fiducia al ministro perché la sua posizione è stata sempre chiara e a favore delle vaccinazioni”. Nella speranza, però, che anche Giulia Grillo abbia nel frattempo abbandonato certe convinzioni del suo recente passato. Di quando, ad esempio, nel febbraio del 2014, ricordava al Parlamento “i collegamenti tra le vaccinazioni e malattie quali leucemia, intossicazioni, infiammazioni, immunodepressioni, mutazioni genetiche trasmissibili, malattie tumorali, autismo e allergie”.