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Chi è Giorgio Trizzino, il grillino più vicino a Mattarella

Valerio Valentini

Ha mosso i suoi primi passi da attivista politico nella Palermo degli anni Settanta iscrivendosi “Gruppo politica giovani” fondato da Piersanti Mattarella. “Il decreto sicurezza? Perfettibile. Ma giudichi la Consulta”

Roma. Lui per prima cosa si schermisce. “Non posso certo parlare – dice – a nome del Capo dello stato”. E però, in questo avvio d’anno carico di tensioni istituzionali, in parecchi – sia tra i colleghi del M5s, sia tra gli esponenti di altri partiti – guardano anche a lui, alle sue mosse, per capire se e quali indicazioni arrivano allo stato maggiore grillino dal Quirinale in merito allo scontro tra sindaci e ministro dell’Interno sul “decreto sicurezza”. Del resto Giorgio Trizzino è considerato da molti come il deputato del M5s più vicino a Sergio Mattarella: “Di certo l’impegno e la costante attenzione del Capo dello stato verso la questione sono innegabili”, si limita però a dire lui, oggi sessantaduenne che però ha mosso i suoi primi passi da attivista politico nella Palermo degli anni Settanta iscrivendosi “Gruppo politica giovani” fondato da Piersanti Mattarella, “il congiunto”. Poi è seguita la laurea in Medicina, la direzione sanitaria dell’Ospedale Civico della sua città. E dopo, molto dopo, la candidatura coi Cinque stelle il 4 marzo scorso. Se gli si chiede un parere sulle indiscrezioni che vorrebbero la regia del Quirinale dietro le proteste dei sindaci sul “decreto sicurezza”, Trizzino subito si tira indietro: “Non mi hanno mai appassionato le dietrologie”.

 

E dunque né coi sindaci né con Matteo Salvini: è così che si sente? “Schierarsi in questa situazione non è né utile né costruttivo. Da medico palermitano ho toccato con mano la tragedia degli sbarchi e i valori dell’accoglienza sono un principio cardine della mia etica. Bisogna sempre aiutare e ricordarsi che tutto questo ci riguarda. Non dobbiamo mai voltarci dall’altra parte”. E del “decreto sicurezza”, che ne pensa? “Si è reso necessario per superare la Bossi-Fini”. Non ci ha risposto, gli si fa notare. “E’ sicuramente ancora perfettibile”, aggiunge lui, allora. E poi: “Abbiamo tracciato la base per un punto di partenza”. Significa che andrà corretto? Il decreto stabilisce che l’ottenere un permesso di soggiorno in regola non dà diritto ad accedere al registro anagrafe per la cittadinanza. Non è un pericolo, anche proprio in termini di sicurezza, oltre che di rispetto dei diritti costituzionali? “Su questi dubbi si esprimerà la Consulta, l’unico organo competente a giudicare qualsiasi forma di incostituzionalità. Che la situazione dei flussi migratori non fosse più gestibile è un dato di fatto, come lo è la diminuzione degli sbarchi. Questo decreto mette dei paletti, cercando di regolarizzare una situazione gestita fino a oggi poco e male, nel completo silenzio dell’Europa che per anni ha lasciato solo il nostro Paese. E tutto questo è stato denunciato per la prima volta dal premier Conte e da questo governo. Ma ripeto: io sono un componente della commissione Affari sociali della Camera dei deputati e prima ancora un medico, ma non un giudice costituzionalista”. E da medico, allora, come li giudica gli allarmi di alcune associazioni di pediatri circa possibili ripercussioni negative su assistenza sanitaria e vaccinazioni per gli immigrati senza permesso di soggiorno o senza più protezione umanitaria? “In Italia non si è mai posto alcun tipo di allarme in termini di rischio sanitario. Dati alla mano, i migranti non hanno mai messo a rischio la nostra salute: anzi, stando alle ricerche dell’Istituto superiore di sanità, va riconosciuto che nei paesi del bacino mediterraneo e in quelli che si trovano lungo le rotte migratorie le medie delle coperture vaccinali sono a volte superiori anche rispetto a quelle italiane. Quanto all’assistenza sanitaria, tutti i migranti che si trovano presenti in qualunque forma sul territorio italiano hanno diritto a essere assistiti, con o senza iscrizione all’anagrafe, attraverso un codice regionale alfanumerico e di validità semestrale rinnovabile”.

 

Se invece gli si domanda della sua Palermo, epicentro della protesta grazie all’intraprendenza del suo sindaco, Trizzino spiega che quella di Orlando gli sembra “una protesta strumentale, utilizzata per coprire i veri problemi e le inefficienze che ogni giorno i siciliani sono costretti ad affrontare e che Orlando non riesce a risolvere. Non è con le barricate che si affrontano problemi di questa rilevanza: io preferisco sempre il dialogo e il confronto”. Proprio quelli, però, che sono mancati all’interno del M5s su questo provvedimento, imposto da Salvini a Di Maio e dal leader grillino, a sua volta, alle pattuglie parlamentari. “L’interlocuzione all’interno di un gruppo non è mai troppa, ma non c’è un M5s succube e passivo come invece si vuole far credere. Il decreto può essere migliorato, anzi, proprio attraverso quel dialogo e quel confronto di cui dicevo. E questo vale per qualsiasi tema che questa legislatura si troverà a dover affrontare in futuro, dall’autonomia alla legittima difesa”.

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