Virginia Raggi (foto LaPresse)

Fuffa questa? Svegliatevi gentiluomini garantisti!

Giuliano Ferrara

Viva la lotta dura, se serve a restringere questi fascistelli che vogliono distruggere la democrazia dei partiti e la società aperta degli argomenti e degli individui

C’è un tempo per vivere, un tempo per amare, un tempo per uccidere. Noi gentiluomini delle vecchie repubbliche corrotte ora dovremmo starcene nella trappola del garantismo, come professorini di diritto, a culo nudo, nell’Italia di Travaglio e dei talk-shit. Ma io preferisco Mario Scelba, che per combattere il comunismo “ateo e totalitario” non esitò a definire la Costituzione “una trappola”, questo eroe degli anni Cinquanta, figuriamoci il garantismo. Quando il dottor Ielo s’inventò la mafia a Roma, che poi si è visto che era a Ostia, una mafietta da piccoli canari, giù botte qui, e dal primo giorno, vendicate dalle sentenze. Botte a tutti, dal Pd in giù o in su. Quel Pd che aveva accettato di fare da pubblico plaudente a un procuratore capo che annunciava le retate dei Buzzi e dei Carminati, la mafia dei cravattari, e ha aperto la strada alla signora Raggi, dico Raggi, la buca delle buche, la Pastoressa del verde pubblico, la Governatrice dell’Atac e dell’Acea. Gente che sul business degli immigrati, mentre teneva a posto i giardini de Roma, si è fatta quattro soldi lucrando sull’assistenza, che veniva regolarmente garantita fra gli appalusi della sinistra dirigista e cooperativa, non un intero governo della Repubblica lucrando sul blocco dei porti e sulla solidarietà dello scimunito di Washington e del rifattone di Mosca contro la solidarietà con la grande patria europea. Ora che il dottor Ielo, avvalendosi di normali intercettazioni, senza la clausola del 416bis, scopre il coperchio del malaffare, la sostituzione di Rousseau con Lanzalone a proposito dello stadio di Rebibbia, noi tutti garantisti a denunciare la “fuffa” del caso Parnasi-Lanzalone-Giorgetti-Raggi-Di Maio, come fa quel culo nudo di Pigi Dibattista che ancora non ha capito che i suoi beniamini il contrattone e lo statuto è dai Lanzalone che se lo sono fatto scrivere, perché non sanno scrivere né leggere? Ma manco morto: io con Bracardi, maestro di virtù e fondatore del Fatto quotidiano, non posso non gridare: in galeeeeeera! Non possiamo non dirci bracardiani.

 

E se Carlo Verdone è preoccupato che lo stadio si blocchi, se lo faccia a Panama Papers, che è una bella città. Uno passa la vita a reggere il moccolo a Berlusconi, che di tasse ne ha sempre pagate un fottio ed è stato condannato e cacciato dal Senato perché il Cassazionista lo ha reso evasore definitivo, dico Berlusconi, un ordinario leader democratico senza nazionalismi e cannoniere antiporacci; uno passa la vita a reggere il moccolo a babbo Renzi, che avrà i suoi difetti ma è stato incastrato da carabinieri ultradisinvolti per colpire il figliolo, e ora a questi marrazzoni gliela fa passare liscia, perché hanno la maggioranza in Parlamento? Ma manco morto. Io delle maggioranze fondate sul Gran Consiglio degli affaristi e dei sindaci devastatori me ne impipo allegramente, anche se adesso godono del sostegno di Socci e di altri bigottoni che hanno fatto politica col Celeste e ora si buttano coi neri e i gialloverdi. Ma che vergogna. Quella ha le orecchie a svendola, e se non vi è chiaro levatevi le fette di prosciutto dagli occhi e sturatevi le orecchie, voi della lobby del minestrone. Viva le intercettazioni, che avrei voluto abolire ma adesso tornano utili. Viva le manette, se servono a restringere questi fascistelli che vogliono distruggere definitivamente la democrazia dei partiti, la società aperta degli argomenti e degli individui, per sostituirla con la finzione criminale della Srl che decide per te e del vincolo di mandato.

 

Svegliatevi, gentiluomini garantisti! E tu Berlusconi, che mi hai dato una mano per il Foglio, e tante grazie perché sei stato un signore, ma ne hai ricevute quattro per quattro, di mani, e non a pagamento, ma lavoro contro salario nella trasparenza per il lettore, tu, Berlusconi, non ti accodare al carro di quelli che infine ti porteranno via anche la roba, non i comunisti italiani, gente perbene a confronto, ma i fascistelli e i nazionalisti e i sovranisti della mutua. Via, a casa, subito, questo governo della piccola avventura provinciale, il ministero dei Carlo Sibilia e delle Virginia Raggi e dei Lanzalone. E tu, Bisignani, smettila una buona volta di trescare con i tuoi sputtanatori e carcerieri, falla finita, mettiti a fare il difficoltatore invece che il facilitatore di questa incredibile masnada di analfabeti e di violenti, gli uomini del vaffanculo e della ruspa. E voi cortigianelle forziste, le totine, smettetela di rompere le palle al Gran Capo per un posto in palchetto nella Repubblica delle banane marce, non ve ne verrà niente di buono. Quando darete l’ordine di occupare il Campidoglio, quando porterete il grido di onestà a Tor di Valle, luogo dello scempio, quando cominciano gli scioperi e i blocchi dei treni per l’aumento dei salari e degli stipendi, contro le elargizioni di questa mammella della Lupa che vuole come al solito corrompere, programma non molto difficile, quel che resta di questo popolo smargiasso, spaccone, meraviglioso e tremendo? Viva l’Italia, ma quella che dico io.  

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.