Virginia Raggi (foto LaPresse)

Detesto la Raggi, ma non farò mai come Travaglio

Andrea Marcenaro

Che Dio si conceda di fulminarmi se dovessi applaudire quel giorno fatidico (che sta arrivando) 

Sempre tra le palle, questi magistrati. Posso dirlo? Cazzate. La Parnasi connection, letta sui giornali, mi sembra un cumulo di cazzate. Ciccia non se ne vede, io almeno non ne ho vista: questo ha mangiato con quello, quell’altro ha detto che il governo l’ha fatto lui, c’è perfino un poveretto che afferma di sentire Di Maio tre volte al giorno. Mah! Mi sbaglierò. Personalmente, a parte che mi fa sangue, la Raggi non la reggo: niente Olimpiadi, niente stadio, niente taglio dell’erba, niente sulle buche, niente pulizia, niente inceneritori, niente competenze, niente sulle partecipate, niente di niente. La sbianchetterei. Ma che Dio si conceda di fulminarmi se diventassi mai come Travaglio, o quasi come un Martina. Se dovessi applaudire quel giorno (che sta arrivando) in cui la toga, tra gli inchini dei velinari, comunicherà al paese: io, Davigo, incrimino la supposta innocente, Raggi Virginia, per non aver commesso un cazzo.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.