Beppe Grillo (foto LaPresse)

Grillo tenta l'impossibile: nega il disastro

Massimo Solani

Acrobazie per salvare Raggi. Prima la bufala del premio per la raccolta differenziata, poi: “A Roma non ci sono buche”

Roma. “C’è pure chi dice che le buche non ci sono…”. Graziella Viviano, mamma di Elena Aubry, il nome di Beppe Grillo non l’ha fatto. Eppure sella lettera scritta via Facebook alla figlia morta il 7 maggio scorso sulla via Ostiense dopo una caduta in moto provocata quasi certamente dalle condizioni disastrate della strada, il riferimento al garante del Movimento 5 Stelle era chiaro a chiunque avesse visto il video con cui solo poche ore prima il comico aveva negato che a Roma esistesse un problema buche. Così, dopo gli sfottò più feroci che sui social avevano accolto l’ultimo intervento in difesa dell’operato della giunta di Virginia Raggi, sono state le parole di Graziella Viviano a seppellire sotto una colata di drammatica realtà la propaganda ipocrita sulle buche. Quelle che il comico non vede e che invece i romani hanno iniziato a segnalare con la vernice spray sull’asfalto per evitare altri incidenti come quello di Elena o di Noemi Carrozza,  uccisa da una caduta con lo scooter a Ostia. Una strage, 88 morti dall’inizio dell’anno, 84 nel primo semestre contro i 71 dello stesso periodo del 2017 per un aumento del 18 per cento. E in molti casi le inchieste della magistratura puntano proprio ad accertare quanta parte di responsabilità sia attribuibile alle condizioni del manto stradale.

 

In Campidoglio lo sanno, e certo lo sa anche Grillo che però nonostante tutto lunedì scorso si è prestato alla messinscena. Dentro al Movimento le bocche sono cucite, ma quello che è possibile ricostruire è che l’intervento del garante in favore della sindaca sia stato deciso proprio dopo un faccia a faccia con Virginia Raggi. Un lungo sfogo in cui la sindaca avrebbe lamentato di essere stata lasciata sola dai vertici del Movimento, ora concentrati sul governo, con i quali fra l’altro la tensione sarebbe salita alle stelle dopo l’arresto di Luca Lanzalone e il rimpallo di accuse con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede sulla paternità della decisione di affidare all’avvocato genovese ampi poteri nella gestione del dossier Stadio della Roma. Accuse cavalcate anche da Roberta Lombardi in quella che ormai, si sussurra, è una guerra sempre meno segreta contro il capo politico Luigi Di Maio e la cerchia dei suoi fedelissimi assurti al governo. Tensioni che ovviamente hanno travolto Virginia Raggi soprattutto dopo la doppia sconfitta elettorale nelle elezioni per il III e l’VIII Municipio. Di qui, per puntellare la posizione della sindaca sempre più traballante dopo l’ennesimo scandalo e l’inizio del processo per falso che presumibilmente in autunno arriverà a sentenza, la decisione di Grillo di scendere in campo in prima persona. Col discusso video sulle buche e con il post di giubilo su Facebook per la “menzione speciale” assegnata dal Consorzio nazionale imballaggi (Conai) e da Legambiente per il nuovo modello di raccolta differenziata nei municipi VI e X.

 

Peccato però che né Grillo né l’assessore all’Ambiente Pinuccia Montanari si siano premurati di avvertire gli attivisti e i cittadini che quel progetto è stato predisposto dal Comune proprio assieme al Conai in virtù di un protocollo di intesa firmato nel gennaio scorso. Una “auto menzione”, in sostanza. Anche perché la realtà sempre più preoccupante dell’emergenza rifiuti a Roma è sotto gli occhi di tutti. Ne sanno qualcosa, ad esempio, i cittadini del VI Municipio che dopo le numerose proteste hanno deciso di avviare una class action contro i disservizi della raccolta porta a porta. E analoga iniziativa è allo studio anche dei comitati civici del quartiere San Lorenzo. La situazione, con buona pace dei proclami di Grillo, è destinata addirittura a peggiorare visto che è ormai arrivato a scadenza il contratto con le imprese che garantiscono ogni anno il trasporto, lontano dalla Capitale, di 300.000 tonnellate di rifiuti che altrimenti ingolferebbero gli impianti di Rocca Cencia e via Salaria. Il primo bando è andato deserto, il secondo è ancora in fase di lavorazione. Negli uffici del Campidoglio è corsa contro il tempo per provare almeno ad andare in affidamento diretto. Altrimenti i due Tmb di Ama arriverebbero al collasso in pochi giorni bloccando tutto il ciclo, a partire dalla raccolta dell’indifferenziato su strada.