Matteo Renzi (foto LaPresse)

L'umiltà è il nuovo nero

Maurizio Crippa
E’ la virtù del momento: esibirla o pretenderla (specie da Renzi).

L’ultimo a recitare l’atto di umiltà (tecnicamente, una preghiera da catechismo) è stato Simone Padoin, calciatore. Andandosene dalla Juve ha detto: “Mi sento mediocre per questa squadra”. La notiziola ha il suo perché, e infatti occhieggiava astuta in prima sul Corriere. Seguiva articolo di adeguata moralità, con elenco di altri celebri casi di umilianti: da Estelle Morris, ministro all’Istruzione di Blair che si dimise annunciando “non sono all’altezza”, in giù. Catechismo a parte, a volte mostrarsi umili è nascondere un fallimento: ma chi siamo noi per giudicare? E’ più interessante notare che anche chi vince ha capito al volo il nuovo gioco di società. Gian Paolo Montali, un cuore vincente nella pallavolo, ha scritto un libro per insegnare a “vincere nelle organizzazioni con il gioco di squadra”. Ma va in tv a spiegare che lui ha vinto tanto perché aveva sempre paura di perdere: cresta bassa. Se parlasse degli Azzurri contro la Spagna (anche Conte predica umiltà), o avesse in mente il referendum, non è dato sapere. Persino uno che al momento gli va l’acqua per l’orto, come Ale Di Battista, ha mangiato la foglia e predica: “Andiamo avanti con umiltà”. Con ciò certificando che, per quest’estate, l’umiltà è il nuovo nero.

 

Virtù non proprio mondana, tutt’a un tratto l’umiltà va di moda non per resipiscenze francescane, ma ovviamente perché c’è di mezzo il Renzi. Che avendo toppato alle amministrative, ed essendosi fatto in breve tempo un numero di odiatori da poterci riempire di medaglie un museo di numismatica, ora tutti gli raccomandano umiltà. “Chi guida deve avere l’umiltà di riflettere, ci son troppi applausi in giro”, gli ha detto Bersani. Fabio Martini sulla Stampa consiglia una “svolta umile”, per “apparire più umano”. Anche Simone Millozzi, sindaco di Pontedera, chiede al Pd “umiltà e molta meno arroganza”. Massimo Bottura ha il ristorante migliore del mondo e si chiama, vedi tu, Francescana, ma elogia il ministro Martina per l’umiltà “davvero incredibile”. Persino Adriano Sofri, esegeta della virtù da “battere” la fortuna perché donna, spiega al poco machiavellico Renzi che a volte non è il caso, la donna è mobile e conviene stare prudenti. Perché l’umiltà è il nuovo nero. O quantomeno un modo per farti nero.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"