Ramzan Kadyrov, capo della repubblica cecena e alleato di Putin (Ansa)

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La potenza simbolica del riconoscimento ucraino della Repubblica cecena di Ichkeria

Adriano Sofri

Putin costruì la sua ascesa sulla seconda guerra, spietata, alla Cecenia indipendente, lacerata purtroppo da divisioni micidiali. Alcuni superstiti esigui ma strenui si battono anche dalla parte dell’Ucraina, già dai tempi del conflitto del Donbass

Grazie al sito Ichkeria.net recupero una notizia del 18 ottobre che mi era sfuggita. Il parlamento, ucraino, la Verkhovna Rada, ha votato il riconoscimento della Repubblica Cecena di Ichkeria, “temporaneamente occupata dalla Federazione Russa”, e la condanna del genocidio del popolo ceceno. Hanno votato a favore 287 deputati (la maggioranza necessaria era di 210). La risoluzione cita la Dichiarazione sulla sovranità statale della Cecenia (Nokhchichoy) del Congresso nazionale del popolo ceceno del 25 novembre 1990 e la proclamazione della repubblica di Ichkeria il 12 marzo 1992, dopo il crollo dell’Urss. Dopo di allora vennero le due guerre russo-cecene, che costarono al piccolo popolo caucasico, poco più di un milione di persone, duecentomila morti.

La decisione di Kyiv ha un significato puramente simbolico, ma in una situazione in cui i simboli hanno un peso e mirano ad avere un futuro. La presenza ingente e fragorosa dei ceceni “kadirovsky” dal lato dell’invasione russa – con una predilezione per la seconda linea, quella da cui si spara ai propri commilitoni che indietreggino, e per la prima linea di Tik-tok – è a sua volta orribilmente simbolica. Putin costruì la sua ascesa sulla seconda guerra, spietata, alla Cecenia indipendente, lacerata purtroppo da divisioni micidiali, finché alcuni notabili superstiti di quel vero genocidio diventarono i suoi proconsoli, buffoni di corte e mercenari. Altri superstiti, o i loro figli, presero una strada altrettanto tragica costituendo le prime file combattenti dello Stato Islamico. Gli esuli laici dalla Cecenia, a loro volta divisi in raggruppamenti politici diversi, vivono in Europa o in Turchia o negli Stati Uniti e in Canada. Una rappresentanza cecena esigua ma strenua si batte anche dalla parte dell’Ucraina, già dai tempi del conflitto del Donbass. C’è un battaglione misto georgiano-ceceno, due altri interamente ceceni, intitolati a Dzochar Dudaev, il primo presidente dell’Ichkeria indipendente, e allo Sheikh Mansur, l’eroe settecentesco della resistenza caucasica a Caterina II (a volte, ma infondatamente, identificato a un avventuroso italiano del Monferrato, Giambattista Boetti). Non ci sono numeri affidabili sui ceceni proucraini, e prima di tutto antirussi: forse alcune centinaia. Sul fronte opposto, le migliaia di Kadirovsky: nelle cui file forse si fa le ossa qualche ragazzo con un animo di vendicatore.

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