Mani mozzate dalla Repubblica islamica

Adriano Sofri

La foto di un macchinario di ferro per tranciare la mano di un ladro recidivo ci ricorda quanto è antiquato l'Iran

Col caffè di ogni giorno faccio il giro dei siti caldi – la preghiera del mattino dell’uomo moderno. Così ieri, Erdogan informa che non sa ancora se entrare a Kobane, come gli dice Putin, o non entrarci, come gli dice Trump; Erdogan chiede che gli consegnino (vivo o morto?) il comandante curdo, Mazlum Kobani Abdi, il bravo ragazzo raccomandato da Trump; a Baghdad e nel sud sciita iracheno c’è una rivolta già costata, questo mese, 157 morti ammazzati, e mi trovo davanti una fotografia iraniana, questa: 

 

 

Ci sono un paio di incappucciati dentro giacconi neri, i boia, un uomo grosso e barbuto in una tuta verdina e con gli occhi bendati di nero, e un macchinario, un aggeggio di ferro di nemmeno un metro e mezzo con una ruota, una puleggia, un pezzo di rotaia, una maniglia per tranciare, un congegno da fabbro ferraio di paese. Serve a mozzare la mano al bendato, ladro recidivo. L’immagine è straordinariamente fotogenica: nessun video di laboratorio iraniano per la fissione nucleare sarebbe altrettanto seducente. La foto è vecchia di 6 anni, non c’è quella dell’amputazione avvenuta l’altro ieri nella provincia di Mazandaran, ma c’è da scommettere che il congegno sia rimasto quello, forse un po’ arrugginito, e i boia anche – tutti i boia incappucciati si somigliano – e forse anche il ladro abituale, chissà, dopotutto i ladri hanno due mani. L’art. 198 c.p. della Repubblica islamica è sempre quello. L’uomo è antiquato, diceva Günther Anders.