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Anno 2039: quel che gli storici non capiranno della folle estate italiana del 2019

Adriano Sofri

L’assenza di argini contro il populismo

La storia, anzi la Storia, sembra porsi una domanda decisiva, ogni volta la stessa: com’è stato possibile che succedesse quello che è successo? Mentre succede, infatti, si è troppo distratti per farsi la domanda. Bene, un capitolo sull’estate del 2019 scritto nel 2039 si interrogherà su alcuni dettagli. Per esempio. Si chiederà come potessero dichiarare, i governanti italiani di allora, la propria fedeltà al diritto internazionale e alla superiore legge umana che obbliga al soccorso in mare, e poi vietare che le persone soccorse e i loro soccorritori sbarcassero da qualche parte. Avevano forse immaginato un alto mare via via attraversato da sempre più navi cariche di gente, nera per lo più, che vi avrebbe così trascorso intera la propria esistenza? Dei consigli internazionali di ministri dei rispettivi interni che annunciassero, sulla scorta di quelli della Giustizia che annunciano continuamente la costruzione di nuove carceri, la costruzione di nuove navi?

  

E’ noto del resto che le navi hanno una lunga tradizione in questo senso, e perciò si dice galera, e in alcuni paesi leader del mondo civile si è già sperimentato il ritorno a questa soluzione al sovraffollamento di terra e di mare. Si interrogheranno, gli storici – nel 2039 la categoria sarà diecimila volte più numerosa di quella dei metalmeccanici, e appena inferiore a quella degli idraulici e dei rabdomanti – sulla misteriosa aspirazione di notevoli folle di italiane e italiani (sulle italiane, soprattutto, ci si interrogherà drammaticamente) in coda per farsi un selfie con Salvini piuttosto che con Richard Gere e Antonio Banderas. Perché Salvini era “uno di loro” e Richard Gere no? Ma no, basta guardarle, quelle code, quasi nessuna, nessuno, era così brutto. E loro, quelle e quelli in coda, avrebbero davvero lasciato annegare le persone se se le fossero trovate davanti mentre facevano la loro gita in barca? Non è facile, infatti: contavano davvero sulla Guardia costiera libica e, addirittura, sulla Guardia di Finanza italiana? Siccome avranno archivi spettacolosi in cui tutto sarà conservato – tutto – forse guarderanno un’intervista televisiva ad Alberto Asor Rosa in una rubrica culturale del Tg2 che ho guardato io l’altra notte perché si trattava di Machiavelli.

  

L’intervistatore chiedeva insistentemente ad Asor Rosa se Machiavelli fosse sovranista, e lui rispondeva un po’ interdetto, come cazzo ti viene in mente infatti, finché deve aver mangiato la foglia, e dopo aver energicamente difeso l’ispirazione dell’ultimo capitolo del “Principe” e l’Italia riscattata e i barbari, si è anche autodifeso e ha spiegato che oggi la nazione è una dimensione inetta ed è l’Europa l’ambito in cui pensare alla convivenza col resto del mondo. Fulmineo l’intervistatore ha insinuato: “Allora lei è per un sovranismo europeo contro i barbari!” Neanche questo avventuroso agguato è andato a segno: qualche traccia di barbarie in giro si trova anche oggi, ha risposto l’interrogato. Ma l’interrogativo sul quale specialmente si arrovelleranno questi storici del 2039, il post Ventennio, che avranno letto una lunga intervista del Papa del 2019 alla Stampa, si chiamava Francesco, Francesco e basta, sarà: ma come poté succedere che il Papa dicesse le cose che diceva e, a cento anni esatti dall’appello a tutti i liberi e forti di don Luigi Sturzo (che poi da un Papa fu spedito in esilio) non ci fosse una forza politica laica e popolare cristianamente ispirata a far argine all’impostura del brutto uomo dei selfie che agitava rosari e invocava una volta l’Immacolata e un’altra Maria Vergine? Come poté succedere? Eh? Come?

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