Carlo Nordio (Ansa)

Lettere

Caro Nordio, per la riforma della giustizia il tempo stringe

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - La triste parabola del fisico Carlo Rovelli: dai buchi neri ai buchi bianchi ai buchi nell’acqua del Concertone del Primo maggio.
Michele Magno


Al direttore - Leggo sul vostro sito che nella giornata di martedì è stato convocato un consiglio federale della Lega. Leggo che all’ordine del giorno vi era il tema del collocamento europeo della Lega. Leggo che la Lega non ha trovato una linea comune. Perché non mi stupisco?
Vera Marrotti

Lo schieramento è il solito: da un lato ci sono i “ragionevoli” (i governatori, Giorgetti, Molinari) dall’altro i duri e puri (Fontana, Romeo, Campomenosi e Zanni). Il problema di Salvini è evidente: essere fedeli alla propria identità, e restare abbracciati a Le Pen e all’AfD, o evitare il rischio dell’irrilevanza facendo un passo in avanti verso il Ppe, e sfidare Meloni sul terreno della moderazione e non dell’estremismo. La scelta dovrebbe essere ovvia. E il fatto che non lo sia dice molto di cosa non riesce a non essere la Lega. 


 

Al direttore - Trattativa stato-mafia, separazione delle carriere tra pm e giornalisti: vero, tutto vero, per carità. Ma non pensa anche lei che, per parafrasare Aldo Moro (absit etc.) il presidente Mattarella sin qui “ha fatto pochino: forse ne avrà scrupolo”, sulle derive peroniste di certa magistratura inquirente d’accatto, se non di quella tout court (Palamara docet)?
Riccardo Rotigliano

Nel secondo mandato, l’attenzione del capo dello stato, sul tema, mi sembra decisamente superiore rispetto al primo mandato. Fa fede il discorso fatto nel febbraio del 2022, subito dopo la sua rielezione: “Nell’inviare un saluto alle nostre magistrature – elemento fondamentale del sistema costituzionale e della vita della società – mi preme sottolineare che un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia… Nella salvaguardia dei princìpi, irrinunziabili, di autonomia e di indipendenza della magistratura – uno dei cardini della nostra Costituzione – l’ordinamento giudiziario e il sistema di governo autonomo della magistratura devono corrispondere alle pressanti esigenze di efficienza e di credibilità, come richiesto a buon titolo dai cittadini. E’ indispensabile che le riforme annunciate giungano con immediatezza a compimento affinché il Consiglio superiore della magistratura possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la magistratura può contare, superando logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono restare estranee all’Ordine giudiziario. Occorre per questo che venga recuperato un profondo rigore. In sede di Consiglio superiore ho da tempo sottolineato che indipendenza e autonomia sono princìpi preziosi e basilari della Costituzione ma che il loro presidio risiede nella coscienza dei cittadini: questo sentimento è fortemente indebolito e va ritrovato con urgenza”. Urgenza, già. Fare presto, caro Nordio. 



Al direttore - Carissimo Cerasa complimenti vivissimi per  il suo articolo di sabato laddove auspica la “separazione delle carriere tra pm e giornalisti”. A tal fine vorrei aiutare  a favorire concretamente tale civile ambizione con una proposta: abolizione dell’avviso  di garanzia. Così come praticato, oltre a tradire  il povero Vassalli, è divenuto l’alibi dietro al quale si consuma il “matrimonio” tra magistrato e giornalista. Con l’abolizione dell’avviso di garanzia, che ripeto così come è praticato non serve all’imputato, si favorirebbe l’auspicabile “separazione” tra un certo modo di interpretare la magistratura e un certo modo di interpretare il giornalismo. Infatti con la sua eliminazione  elimini con un colpo secco la divulgazione di atti e carte processuali. Essendo divenuto il processo mediatico il vero processo, eliminando l’avviso di garanzia  che, ripeto, così come viene utilizzato nulla toglie all’imputato (forse non agli avvocati) si eviterebbe, non avendo il divulgatore alcun alibi,  l’impune divulgazione di atti almeno fino al rinvio a giudizio. Pensa che mondo nuovo. Il pm può indagarti anche  per trent’anni,  ma fino a quando resta nel chiuso di una mente e non diventa notizia, la persona perbene non avrà niente da temere!!! 
Marcello Sorrentino

Sarebbe sufficiente fare quello che il ministro Nordio, parlando a marzo con questo giornale,  ha promesso  che avrebbe realizzato nella sua prossima riforma della giustizia: “L’atto rimane segreto, non solo fino a quando l’imputato ne viene a conoscenza, ma finché non viene fatta la richiesta di rinvio a giudizio o comunque non finisce l’indagine”. L’obiettivo di Nordio era portare entro la fine di maggio un solido pacchetto di riforme in Consiglio dei ministri, sul tema della giustizia. Fare presto, grazie.
 

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