Nicola Gratteri ha scritto la prefazione del libro negazionista “Strage di Stato. Le verità nascoste della Covid-19” (Ansa)

Il bi e il ba

Non solo Gratteri. Inquisitori paranoici e i loro libri

Guido Vitiello

Maxi processi seguiti da maxi assoluzioni o archiviazioni, ossessioni e complottismo, sempre alla ricerca di fantasiose trame oscure. La forma mentis dell'accusatore e i libri che dovrebbero risparmiarci

Sarà per la gigantofilia inquisitoria, per le maxi inchieste che non di rado terminano con maxi assoluzioni o maxi archiviazioni, sarà per la postura da western, tra il borioso e il vittimistico, del magistrato in prima linea che in cuor suo si pretende insindacabile, non lo so; ma io, quando vedo Gratteri, volto la carta e ritrovo Agostino Cordova, poi volto ancora la carta e cado sull’archetipo degli archetipi, Carlo Palermo, a cui si deve rispetto per il terribile attentato di cui fu vittima, ma la cui vicenda dei lontani anni Ottanta andrebbe rivisitata come prova generale di quel che è accaduto dopo (prefazione per prefazione, consiglio quella che nel 1992 Mauro Mellini scrisse per un libro semiclandestino, “Perché nessuno fermò quel giudice” di Massimo Pugliese).

 

Se proprio non riesco a stupirmi per la prefazione di Gratteri a quel libro cospiratorio, un po’ è perché la forma mentis dell’inquisitore inclina da secoli alla paranoia, un po’ è per via di quel precedente rivelatore. Carlo Palermo non scrisse prefazioni, ma libri interi; nei quali, partendo dalla sua maxi inchiesta finita in una maxi assoluzione e passando per tutti i misteri d’Italia, ricostruiva una trama grandiosa da “Codice Da Vinci” che includeva i templari, i sufi, le SS e il quarto segreto di Fatima. Morale della favola: magari si fermassero alle prefazioni.

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